Il testo base dell’Italicum, a firma Pd-Fi-Ncd arriva a Montecitorio, Testo in aula il 29 gennaio

Pubblicato il 23 Gennaio 2014 alle 14:59 Autore: Gabriele Maestri
italicum legge elettorale

Hanno aspettato fino a poco prima delle 20 per depositarlo, ma ora il primo testo “ufficiale” dell’Italicum è presso la commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Lo firma il Pd (dopo la discussione convulsa alla direzione nazionale, che ha portato alle dimissioni di Gianni Cuperlo dalla presidenza), lo firma chiaramente Forza Italia, ma con loro c’è anche il Nuovo centrodestra.

Se il relatore è forzista (Francesco Paolo Sisto), infatti, alla fine ha aderito anche la formazione di Alfano (certamente non a favore dell’accordo Renzi-Berlusconi): è Renato Schifani a spiegare che la sottoscrizione è unicamente dovuta all’esigenza di rispettare “i tempi relativi all’avvio dell’iter di una riforma indispensabile che gli italiani ci chiedono, il cui contenuto nella sua grande parte è da noi condiviso”. Firmare il testo, però, non significa affatto condividerlo tutto, a partire dal punto delle liste bloccate, un “inaccettabile metodo di selezione dei candidati”. Anche per questo, Schifani promette battaglia sul punto, con proposte del Ncd.

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Nel frattempo, alcune mediazioni avevano cercato di venire incontro alla Lega, che non era certo parte dell’accordo e che nelle condizioni attuali rischierebbe di sparire dal Parlamento, essendo molto lontana dalla soglia del 5% prevista per i partiti coalizzati. Nel testo ora depositato, però, pare non ci sia alcuna norma “salva-Lega”, ad esempio immaginando un regime di favore per formazioni politiche sovraregionali.

E’ però il segretario Matteo Salvini su Facebook a negare trattative: “La Lega – spiega – non ha bisogno di ‘aiutini’ o leggi elettorali fatte su misura: il consenso lo chiediamo ai Cittadini, alla luce del sole. La Lega si occupa dei problemi del LAVORO, lasciamo volentieri al PD i litigi sulla legge elettorale e le chiacchiere (per fortuna solo quelle) della sciura Kyenge”. Meno autarchico Umberto Bossi: “Se ci fanno scomparire dal Parlamento siamo pronti a fare una lotta di liberazione”.

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Il prototesto dell’Italicum, intanto incassa il no di Nichi Vendola, con Sel che non ha firmato il progetto di legge, al pari dei Popolari per l’Italia; già nota la posizione del M5S, che parla di “porcata” peggiore del Porcellum.

Il testo depositato a Montecitorio conferma le anticipazioni sul premio di maggioranza (il 18% dei seggi a chi ottiene almeno il 35% di voti validi nazionali, salvo una sua progressiva riduzione al crescere dei voti) e sul doppio turno, qualora nessuna forza arrivi almeno al 35%. Novità di importanza assoluta, però, è l’introduzione del divieto di multicandidature: con l’Italicum, “Nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in più di un collegio plurinominale”. Addio dunque ai leader candidati in tutte le circoscrizioni, per essere certi di farsi eleggere e per controllare chi subentra e chi resta fuori dalle Camere.

Testo in aula il 29 gennaio – L’Aula della Camera avvierà la discussione della legge elettorale nel pomeriggio del prossimo 29 gennaio: lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le votazioni sul testo avranno inizio il 30 gennaio.

Intanto la minoranza Pd ha avanzato delle richieste di modifica della legge elettorale. Le modifiche (Stop alle liste bloccate, alzare la soglia del premio di maggioranza, abbassare la soglia dell’otto per cento per le forze non in coalizione e alternare la presenza di un uomo e una donna sulla lista) verranno presentate domani alla commissione Affari istituzionali. La minoranza chiederà di tradurre queste modifiche come emendamenti (unitari) del Pd.

Gabriele Maestri

 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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