L’Italicum al microscopio dei partiti

Pubblicato il 25 Gennaio 2014 alle 11:38 Autore: Gabriele Maestri
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L’Italicum al microscopio dei partiti

C’è ancora tempo, volendo, per presentare emendamenti al testo dell’Italicum alla Camera, anche magari per rivoluzionario in pieno. L’unica certezza, però, al momento è che nessuna forza politica è del tutto entusiasta della proposta della nuova legge elettorale. Anche i promotori, in fondo, hanno più di qualcosa da dire, sapendo però che i loro aggiustamenti ideali per altri sono fumo negli occhi. Ecco, di seguito, come si pongono le varie forze in campo.

PD DIVISO – Gli occhi di molti, forse dei più, sono puntati sui democratici. Perché sì, Renzi aveva detto che la riforma non era à la carte e a toccarne anche solo un pezzetto saltava tutto, ma poi ha precisato che il testo dell’Italicum in fondo si può modificare, a patto che tutti (a partire da Forza Italia) siano d’accordo.

La minoranza che non era rimasta convinta della prima proposta, dunque, cercherà di proporre alcune correzioni al gruppo Pd della Camera, ad esempio alzando la soglia per far scattare il premio di maggioranza al 38-40%, o abbassando di qualche punto lo sbarramento per i partiti non coalizzati. Soprattutto, però, la minoranza democratica sembra intenzionata a incidere sulla selezione delle candidature, innanzitutto proponendo le preferenze (magari attraverso caselle da riempire accanto ai nomi dei candidati) oppure inserendo la regolazione pubblica delle primarie, tutte proposte che a Forza Italia non vanno bene. E allora si potrebbe arrivare alla ripartizione dell’Italia in centinaia di collegi uninominali, lasciando da parte preferenze e liste bloccate.

FORZA ITALIA DI TRAVERSO SULLE PREFERENZE – L’idea di introdurre nel testo le preferenze continua a far venire l’orticaria ai forzisti, a partire da Denis Verdini che lo avrebbe detto con chiarezza alla responsabile riforme Pd Maria Elena Boschi. Per il resto il sistema Italicum non dispiace a Forza Italia, potrebbe forse accettare una soglia più alta per il premio di maggioranza, anche se farebbe volentieri a meno del doppio turno. Anche perché Vittorio Feltri, in fondo, pensa che al ballottaggio possano arrivare i democratici e il M5S e il partito di Berlusconi possa restare fuori.

NCD CONTRO LE LISTE BLOCCATE – Sembra più possibilista e meno pessimista di qualche giorno fa il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, al punto da avere deciso di condividere la firma della proposta di legge dell’Italicum. La maggiore contrarietà, però, resta sulle liste bloccate, che dovrebbero proprio sparire dalla proposta: “Altrimenti – ha detto Alfano – rischiamo di modificare il Porcellum ma di lasciare la cosa che sta più sulle scatole ai cittadini e che crea distanza fra cittadini e istituzioni”. 

SCELTA CIVICA SCONTENTA – Facile credere che Scelta civica non si iscriva agli entusiasti di questa riforma. Allo stato, infatti, sono più gli elementi che la scontentano di quelli che la soddisfano, ammesso che ce ne siano. In particolare, le richieste più pesanti punterebbero a innalzare la soglia per far scattare il premio (un po’ per evitare rischi di incostituzionalità, un po’ per rendere la vita meno facile alle coalizioni legate ai due grandi partiti) e soprattutto a calare la quota di sbarramento, che rischia di lasciare fuori dalle Camere anche la formazione di Stefania Giannini.

TUTTA LA LEGA CONTRO – Tutto si può dire, meno che qualcuno della Lega Nord veda di buon occhio l’Italicum così com’è ora. Anche perché, in questo modo, il Carroccio rischia seriamente di restare fuori dal Parlamento per la prima volta dal 1987 (quando la Lega Lombarda ottenne i primi seggi). Al punto che Roberto Calderoli parla già di “seconda porcata”, grazie alle aggiunte che avrebbero reso del tutto immasticabile l’impianto della nuova legge.

Inizialmente aveva reagito male a chi parlava di “clausole Salva-Lega” (“c’era una norma per salvare la Lega di cui io, segretario della Lega, non sapevo nulla”), ma ora che le soglie di sbarramento sembrano non lasciare scampo al Carroccio, Matteo Salvini parla espressamente di “una legge elettorale schifezza, una legge truffa di stampo fascista. Sta venendo fuori una legge peggiore dell’attuale”. Mentre per Calderoli “ha un senso che si tutelino forze politiche molto importanti in alcuni territori ma senza una diffusione nazionale”.

M5S: RIFORMA CONTRO DI NOI – Più che una riforma, un trappolone contro di loro. Ne sono convinti Beppe Grillo e alcuni esponenti del M5S, per i quali l’Italicum mira a “fare fuori il M5S”. Il fatto che le simulazioni fatte fin qui vedano comunque il MoVimento rappresentato alla Camera (a differenza di molte altre forze) o addirittura al ballottaggio non convince Grillo e il giudizio sulla legge è interamente negativo: “Dietro l’ebetino di Firenze c’è il pregiudicato: Renzi è andato da Berlusconi ad Arcore e il condannato gli ha dettato la linea”. Proprio lo scenario del ballottaggio non piace al leader stellato: “Immaginate se c’è il ballottaggio tra noi e il Pd: a chi indirizzerà il voto Berlusconi con le sue tv e i giornali?”

IL NO DEI “MINORI” – Dall’inizio si sono mostrati contro l’ipotesi di approvazione dell’Italicum le forze meno consistenti dei vari schieramenti e che sarebbero condannate quasi certamente all’inesistenza parlamentare. Accade in tutti gli schieramenti, vale per Sel, come per i Popolari di Mauro e per Fratelli d’Italia. L’idea di sparire dalle aule, in fondo, non piace proprio a nessuno.

 

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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