Francia: Il ‘Giorno della Collera’ contro Hollande

Pubblicato il 27 Gennaio 2014 alle 21:56 Autore: Niccolò Inches

Domenica 26 gennaio sarà ricordato come il Giorno della Collera nella Francia di François Hollande. In quel di Parigi, Piazza della Bastiglia e le sue arterie urbane sono state teatro delle manifestazioni di protesta da parte di movimenti e associazioni dell’opposizione, da destra, nei confronti del governo socialista. La parola d’ordine della piazza era una sola: “Hollande Démission”, Hollande dimettiti. 160 mila persone secondo gli organizzatori, solo 17 mila per la polizia. Non sono mancati tafferugli con le forze dell’ordine (19 poliziotti feriti), a seguito dei quali circa 250 persone sono state sottoposte a fermo e interrogate dagli inquirenti. Il popolo sceso in strada domenica ha sì manifestato il proprio malcontento rispetto alle politiche governative, ma gli obiettivi e la composizione socio-culturale dei gruppi presenti lo rendeva un amalgama alquanto disomogeneo. Un solo comun denominatore, il grido di rabbia indirizzato verso la “Dittatura socialista”, ma tante identità diverse.

Complessivamente, si potevano contare circa cinquanta tra collettivi per la difesa della famiglia, corpuscoli di estrema destra e gruppi anti-tasse. “Le Jour de Colère” ha riproposto, dopo l’exploit del dicembre scorso, la rabbia dei “Bonnets Rouges” e del fronte avverso alla politica fiscale del tandem Hollande-Ayrault, ma soprattutto ha registrato il ritorno sulla scena dei fautori della “Manif Pour Tous”, già protagonisti la scorsa primavera di una ferma opposizione alla Legge Taubira (dal nome dell’attuale Ministro della Giustizia) che istituisce il matrimonio omosessuale. Béatrice Bourges, portavoce della frangia di “Primavera Francese”, ha invitato i partecipanti a portare avanti un “Digiuno spirituale” finché l’odiato Hollande, delegittimato da “Impopolarità e incapacità di governare”, non avrà lasciato l’Eliseo.

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Nel mirino della componente cattolica scesa in piazza, peraltro, c’era anche l’ipotesi di regolamentazione legislativa dell’eutanasia, ma soprattutto la modifica (in senso più libertario) dell’attuale normativa sulla interruzione volontaria della gravidanza. Due i progetti di emendamento finiti sotto accusa: l’estensione del “Reato di impedimento” alla pratica dell’aborto, che andrebbe a punire (con una sanzione che andrebbe dai 30 mila euro di ammenda a 2 anni di carcere) coloro che ostacolano, sia pure in forma di intimidazione psicologica, l’esercizio del diritto all’interruzione della gravidanza; in secondo luogo, i manifestanti cattolici hanno contestato il proposito di soppressione del concetto di “situazione di sofferenza della donna” previsto dalla Legge Veil del 1975, che obbliga i soggetti interessati a giustificare il ricorso all’aborto in ragione di una necessità psico-fisica. Tale nozione è stata giudicata “anacronistica” dagli autori della riforma, nonché inadatta a circoscrivere la realtà del “35% delle donne in Francia che ha interrotto volontariamente la gravidanza almeno una volta nella loro vita”.

Al di là delle rivendicazioni etiche di una parte dei manifestanti, il Giorno della Collera ha chiamato a raccolta una mini-galassia reazionaria in difesa dell’identità (“Civitas”, “Comitato Lepanto”), che spazia dalla xenofobia e il rischio “Islamizzazione” della Francia, fino ad un più marcato odio antisemita. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato anche il controverso umorista Dieudonné Mbala-Mbala, già al centro della feroce polemica sui contenuti anti-ebraici dei suoi spettacoli, che ha invitato i suoi sostenitori a unirsi alla protesta. L’endorsement di Dieudonné è stato il “cappello” mediatico per un humus culturale cospirazionista e alla costante ricerca del Nemico sociale: “Leonarda”, la giovanissima Rom espulsa dal territorio francese con la sua famiglia, la “Lobby LGTB”, ma soprattutto i “Franco-Massoni” foraggiati dalla grande finanza internazionale e fiancheggiati dai “Media Collaborazionisti”, praticamente un riferimento storico al Regime di Vichy durante l’occupazione nazista.

Il prossimo appuntamento delle Elezioni Europee, secondo l’opinione di molti commentatori, potrebbe segnare la definitiva esplosione di Marine Le Pen e del suo Fronte Nazionale. La pasionaria dell’estrema destra francese non ha ufficialmente “patrocinato” la manifestazione di domenica, ma una buona fetta dei francesi scesi in piazza, con ogni probabilità, sosterrà il principale partito anti-sistema d’Oltralpe a maggio. “Oltre la destra e la sinistra”, il refrain propagandistico della Le Pen, si è rivelato finora efficacissimo nel fagocitare una pluralità di istanze e sensibilità sociali, schiacciate dalla crisi economica e soffocate dalla percezione di insicurezza legata all’immigrazione. Senza contare la levata di scudi della Francia ultra-conservatrice sui temi etici e sulla tutela della vita dalle “accelerazioni relativiste” del Ps. Il gossip presidenziale del “triangolo” Julie-Hollande-Valérie (appena “deposta” ufficialmente dallo scranno di première dame) non è stato che un breve interludio mediatico all’ininterrotta ondata del malcontento.

Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)

L'autore: Niccolò Inches

Laureato in Scienze Politiche, ho frequentato il Master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la S.I.O.I di Roma. Scrivo per Termometro Politico da Parigi, con un occhio (e anche l'altro) sulla politica dei cugini d'Oltralpe. Su Twitter sono @niccolink
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