Qualche riflessione sull’articolo 18 (e su tutto ciò che ne consegue)

Pubblicato il 23 Gennaio 2012 alle 09:36 Autore: Livio Ricciardelli
riflessione sull'articolo 18

Qualche riflessione sull’articolo 18 (e su tutto ciò che ne consegue)

 

Dopo l’approvazione, da parte del consiglio dei ministri, del decreto sulle liberalizzazioni che da il via alla famigerata “Fase 2” dell’esecutivo Monti, già si parla delle prossime tappe del nuovo governo.

Il pacchetto sulla semplificazione e, soprattutto, quella sul mercato del lavoro.

In realtà il tema del lavoro, specialmente per quanto riguarda i suoi aspetti previdenziali, è già  stato trattato nel decreto “Salva Italia” che ha introdotto il sistema contributivo nel nostro paese.

Ma il piatto forte arriverà fra qualche giorno, nonostante il ministro Elsa Fornero abbia già incontrato separatamente i segretari dei sindacati confederali, l’Ugl e la Confindustria.

L’articolo 18 resta un tema scottante. Per Monti non è un tabù, alla Fornero si consiglia comunque di non trattare il tema per mere questioni strategiche, i sindacati ritrovano l’unità su questo tema e Confindustria ricorda che se c’è bisogna di flessibilità all’entrata occorre anche all’uscita.

I due punti di vista, quello sindacale e quello confindustriale, sembrano essere quelli più interessanti.

E un recente dibattito tra Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia a Bergamo senz’altro ha dato un contributo ulteriore al dibattito.

riflessione sull'articolo 18

La Presidente degli industriali ha infatti dato vita ad una lunga disamina sul sistema italiano e sulle ripercussioni nel nostro paese dell’espandersi del fenomeno della globalizzazione. Da qui un invito a ripensarsi e ad ideare forme di maggiore flessibilità in campo lavorativo.

D’altro canto invece la Camusso ha ricordato come la crisi che si sta vivendo in realtà non sia causata “dai lavoratori” e che tutti gli effetti drammatici che stiamo vivendo sono frutto di una crisi di carattere finanziario che ha come epicentro naturale quei paesi dove non esistono quelle garanzie in campo lavorativo da sempre presenti in Italia.

Ma pensandoci bene, se la Camusso e la Marcegaglia stessero dicendo cose non troppo dissimili?

La crisi in atto è la conseguenza di un’eccessiva deregolamentazione dei mercati finanziari. Essendo una crisi derivata dalla finanza colpisce maggiormente, nella sua fase iniziale, i centri finanziari del pianeta. New York e Londra in testa.

Ma ormai l’economia è globalizzata e ogni crisi, così come ogni trend di crescita, tende a farsi sentire anche nelle realtà più disparate. E allora la crisi che nasce finanziaria incomincia a ripercuotersi sull’economia europea. Colpendo quei paesi a “capitalismo renano” dove è molto radicata la manifattura. Da qui a colpire i debiti sovrani degli stati, soprattutto quelli dell’Eurozona che non hanno un governo economico comune pur condividendo la stessa moneta, il passo è breve.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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