Al via il Festival di Berlino, l’Italia resta fuori

Pubblicato il 7 Febbraio 2014 alle 17:57 Autore: Cecilia Lazzareschi

Al via il Festival di Berlino, l’Italia resta fuori

La 64esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino ha appena avuto inizio, e proseguirà fino al 16 febbraio: venti pellicole in gara per l’orso d’oro, e già si fanno i primi nomi dei favoriti.

Richard Linklater con Ethan Hawke nel dramma sentimentale Boyhood, Rachid Bouchareb con La voie de l’ennemi , il cinese Black Coal, Thin Ice di Yinan Diao e i padroni di casa tedeschi entrano prepotentemente in gara presentando quattro titoli diversi: Jack di Edward Berger , Kreuzweg di Dietrich Bruggemann, Zwischen Welten di Feo Aladag e Die geliebten Schwestern di Dominik Graf. Altri concorrenti  da tutto il mondo, mentre l’Italia quest’anno si fa (o è stata messa) da parte. Del resto, a due edizioni dal glorioso Orso d’oro ai fratelli Taviani con Cesare deve morire, e con Sorrentino in gara per l’Oscar, la pausa italiana è certo meno amara da digerire.

Un’edizione particolare, questa, con 400 pellicole selezionate che trovano spazio in diverse categorie collaterali, più alcune proiezioni in anteprima assoluta.

Ad aprire la rassegna quest’anno è proprio un film in anteprima: con un cast stellare (Edward Norton in prima fila, Owen Wilson, Tilda Swinton, Jude Law), Grand Budapest Hotel del regista di Wes Anderson. Scelta azzeccatissima da parte del direttore Dieter Kosslick, che in anteprima assoluta ha deciso di lanciare questa fantastica storia, ambientata in un luogo immaginario ma allo stesso tempo con saldi riferimenti alla realtà: il regista ha dichiarato di essersi ispirato alla storia di Stefan Zweig, scrittore austriaco degli anni Venti, che con l’ascesa dei nazisti nel ’33, si era visto bruciare i suoi testi animati da un convinto pacifismo.

Altra pellicola fuori dalla competizione ma sotto i riflettori è Monuments Men di e con George Clooney. Anche qua, ma in un modo del tutto realista e filo-storico, si ha a che fare con il nazismo e con la seconda grande guerra: i “monuments men” infatti sono gli uomini di un plotone di esecuzione americano che ha il compito di recuperare e portare in patria le opere d’arte per salvarle dallo spirito distruttore di Hitler.

E nella sezione “panorama” anche L’Italia trova un palcoscenico adatto a lei, con il documentario di Gianni Amelio, Felice chi è diverso e con il film di Edoardo Winspeare, In grazia di Dio.

Cecilia Lazzareschi




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