Papa e Tedesco, cosa dicono i numeri

Pubblicato il 23 Luglio 2011 alle 09:33 Autore: Matteo Patané

Cosa è successo veramente in Parlamento sulle votazioni per l’arresto di Alfonso Papa (Pdl) e Alberto Tedesco (ex-Pd)

tedesco

Il “derby degli arresti” tra Camera e Senato, tra il PdL Papa e l’ex PD Tedesco termina, con un risultato del tutto inaspettato, che sta generando reazioni contradditorie e confuse nell’opinione pubblica e nella stessa classe politica italiana. Alla Camera dei Deputati la mozione per l’arresto di Alfonso Papa è stata approvata, malgrado l’opposizione della maggioranza e del Governo; al Senato della Repubblica l’identica mozione per l’arresto di Alberto Tedesco è stata respinta, contro la volontà dello stesso Tedesco e del partito a cui apparteneva, il PD. Entrambe le votazioni si sono tenute a scrutinio segreto, impedendo di comprendere con chiarezza chi ha votato cosa e dando adito dunque alle più sfrenate speculazioni.

Le prime reazioni, generate tanto dall’esito del voto quanto dalle precedenti dichiarazioni dei partiti e inserite in un contesto di generale indignazione verso la cosiddetta Casta esacerbato anche dalle misure dell’ultima finanziaria, sono improntate al sospetto quando non addirittura all’aperta condanna.

Condanna da parte del PdL per quello che è stato vissuto come un tradimento della Lega, condanna da parte dell’opinione pubblica per il PdL che viene visto come il più strenuo difensone dei privilegi della Casta, forti sospetti per l’esito della votazione al Senato su Tedesco, sospetti che sfiorano pressoché ogni forza politica ma lambiscono il Partito Democratico con maggiore insistenza.

Di fatto le votazioni del 20 luglio 2011 paiono sancire una sconfitta generalizzata di tutta la politica, dal momento che nessun partito pare riuscire ad uscirne libero da sospetti e dicerie. Soprattutto, non si riesce ad applicare la logica del cui prodest: una situazione in cui Tedesco è libero e Papa incarcerato a chi potrebbe giovare?

Sicuramente esce con le ossa rotte il PdL: malgrado si trovi nella posizione più in grado di ispirare simpatia in un’opinione pubblica esasperata dai privilegi della Casta – il proprio esponente arrestato, quello del PD salvato – di fatto l’esplicitazione di una posizione garantista a oltranza, unita alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio a valle del voto, lascia ben intendere come il PdL abbia in realtà subito le votazioni e non ne sia stato invece artefice.

papa e tedesco
La prima pagina di Libero
del 20/07/2011

Se il PdL piange, il PD certo non ride: l’esito della votazione di fatto pare il migliore possibile per la formazione di Bersani, e i sospetti di un atteggiamento giustizialista a corrente alternata sono quasi naturali… e la stampa di destra non ha esitato ad affondare il coltello. Per di più, il PD si è dimostrato talmente tante volte incapace di cogliere l’umore della gente – propri simpatizzanti compresi – da rendere lo scenario di un voto difforme tra Camera e Senato per nulla campato in aria.

D’altra parte, il vicolo cieco mediatico creatosi al Senato per il PD appare quasi apparecchiato ad arte: se il Partito Democratico potrebbe aver tradito le proprie dichiarazioni di voto per salvare un proprio (ex) esponente, altrettanto potrebbe aver fatto la Lega Nord, o addirittura parte del PdL, apposta per creare questo artificio mediatico. Potrebbe aver votato contro l’arresto il centro, per avvantaggiarsi contro entrambi i partiti maggiori. Potrebbe aver addirittura, ma qui ci si sposta progressivamente verso la fantapolitica, votato contro l’arresto l’IdV, per screditare un alleato con il quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale.

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L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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