Termometro Finanziario: borse stabili nonostante le tensioni mediorientali

Pubblicato il 27 Febbraio 2012 alle 00:36 Autore: Giovanni De Mizio
borse stabili

Settimana all’insegna della tranquillità sulle principali borse mondiali, con gli indici americani in particolare che sono tornati vicino ai massimi da un anno. La situazione, comunque, resta all’insegna della cautela: i dati macroeconomici continuano a segnalare una certa ripresa, ma restano molte tensioni che potrebbero annacquarla nel prossimo futuro.

Sul fronte greco, la Troika formata da BCE, UE e FMI ha accettato sia il piano di austerity che gli impegni dei principali partiti sul risanamento del bilancio pubblico, ed ha quindi sbloccato i fondi che dovrebbero dare ancora una volta ossigeno alla Grecia. Tuttavia si tratta di una toppa su una nave ancora piena di falle, come già lo era stato il primo piano di aiuti internazionali di molti mesi fa: l’economia greca continua la sua caduta libera, e il Paese dovrà continuare a pagare l’illusoria crescita degli ultimi anni, creata a debito e con politiche corrotte, dissennate e a tratti criminali. A questa situazione di caos si aggiungerà poi, con buona probabilità, una forte fase di instabilità a seguito delle elezioni previste in aprile, che dovrebbero segnare una maggiore dispersione dei voti verso le estremità dell’agone politico.

Sul fronte mediorientale, invece, proseguono le tensioni sull’Iran, e questo spiega la fiammata del prezzo del petrolio, tornato su livelli assai elevati e che, aumentando il prezzo dell’energia e degli altri derivati del petrolio, potrebbe porre una seria ipoteca sulla ripresa. Se infatti l’Iran in sé non è fondamentale come produttore di petrolio, e le sue “quote” potrebbero benissimo essere rimpiazzate da altri Paesi produttori, va ricordato che per il vicino Stretto di Hormuz fra Oman e Iran transita circa un quinto del petrolio prodotto in tutto il mondo, e che un conflitto di proporzioni anche non troppo grandi potrebbe seriamente scatenare un blocco delle forniture e quindi una forte fiammata del prezzo del barile di greggio.

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Fra i molti dati macroeconomici che condizioneranno la prossima settimana, spiccano innanzitutto alcune statistiche collegate all’inflazione, fra le quali lunedì il dato sulla massa monetaria M3 dell’Eurozona, che suggerisce indicazioni sulla quantità di moneta in circolazione e quindi su prestiti e mutui erogati (da tempo in depressione), indicatori dell’attività economica, mentre in Germania verrà rilasciata la stima preliminare dell’indice dei prezzi al consumo, misura dell’inflazione, tema molto sentito fra i tedeschi. Lunedì in Italia verrà rilasciato il dato sulla fiducia delle imprese: le aspettative a riguardo non sono molto elevate, visto che l’indice ha toccato il mese scorso il minimo da 25 mesi, certificando in modo ulteriore che il Paese è ancora nel bel mezzo di una recessione. Martedì negli USA si conoscerà quanti ordini di beni durevoli (come le auto o i macchinari industriali) sono stati effettuati: la misura è interessante poiché contribuirà a far capire quanto le imprese saranno impegnate nei prossimi mesi, e dunque quanto il settore manifatturiero, fondamentale per l’economia, sarà attivo in futuro.

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