M5S nel caos, in sei si dimettono dal Senato. Pizzarotti contro Grillo

Pubblicato il 27 Febbraio 2014 alle 17:21 Autore: Alessandro Genovesi

È tutti contro tutti in casa Movimento 5 Stelle. Dopo la clamorosa espulsione dei quattro senatori “dissidenti” Francesco Bocchino, Luis Orellana, Francesco Campanella e Lorenzo Battista, fortemente caldeggiata da Beppe Grillo e ratificata dal web, il Movimento sta vivendo le più drammatiche ore dalla sua nascita.

La cacciata dei quattro è infatti passata tutt’altro che inosservata, provocando un polverone e svariati malumori tra molti grillini. In mattinata altri cinque “cittadini” di Palazzo Madama hanno tratto il dado e deciso di fare le valigie: si tratta dei senatori Monica Casaletto, Alessandra Bencini, Laura Bignami, Maurizio Romani e Maria Mussini. In totale fanno nove, di cui almeno sei hanno già presentato formali dimissioni dai propri scranni a Pietro Grasso. Lo smottamento esonda però dai confini di Palazzo Madama e arriva fino a Montecitorio, dove due deputati, Alessio Tacconi e Ivan Catalano hanno ufficialmente annunciato il passaggio al Gruppo Misto.

Un gesto forte, quello dei dissidenti, che non poteva che provocare una reazione altrettanto veemente da parte degli ortodossi. A cominciare dalla ex capogruppo alla Camera, Roberta Lombardi, che con un post al veleno su Facebook, riconduce tutto ad una “questione di soldi”: “I miei ormai ex colleghi Catalano e Tacconi hanno deciso ufficialmente di passare al gruppo misto. Per loro non è mai stata una questione di principio. Per loro è stata fin dall’inizio una questione di soldi ed ora finalmente potranno tenerseli senza discutere con noi altri”.

m5s

A rincarare la dose intervengono i due alfieri del grillismo “senza se e senza ma”, Di Battista e Di Maio: “Finalmente, zavorra che va via, persone che da questo momento diventeranno parassiti, dovrebbero dimettersi, non cambiare gruppo!”. Chi si sente “a disagio”, proseguono, “colga il momento, segua l’esempio di questi individui”. Ma in soccorso degli espulsi arriva, a sorpresa, uno degli amministratori più capaci e pragmatici del M5S, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, poco avvezzo alla propaganda, che affida le proprie perplessità a Facebook.

“Lo dico con estrema buona fede ai nostri deputati e senatori –scrive Pizzarotti – dateci elementi sulle colpe dei quattro senatori espulsi; convincetemi su quest’azione così forte e che non concede appello, perché io non l’ho capita. Non ho capito che cosa è stato commesso, e se ciò che è stato commesso riguarda la violazione precisa del vostro regolamento. Ho verificato le restituzioni, e sono allineate con quelle degli altri senatori. Ho controllato l’attività di questi senatori su OpenParlamento – conclude il sindaco -, e oltre ad essere superiore alla maggioranza dei rappresentanti degli altri partiti, sono in linea con l’attività dei nostri altri rappresentanti. È stata citata la sfiducia dei territori, ma senza documentare quali sono state le modalità delle deliberazioni, le motivazioni e i votanti”. Scissione a un passo?




L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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