Fecondazione eterologa, la Consulta: “Legge 40 incostituzionale”

Pubblicato il 9 Aprile 2014 alle 15:16 Autore: Alessandro Genovesi

Non c’è due senza tre. Dopo il Porcellum e la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, arriva un altro colpo mortale ai provvedimenti adottati dalla maggioranza berlusconiana nella legislatura 2001-2006.

Poche ore fa la Corte costituzionale ha bocciato la legge 40 del 2004 nella parte che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta. Sulla questione tre tribunali, Milano, Catania e Firenze, avevano sollevato dubbio di costituzionalità.

Dopo aver affrontato la questione della conservazione degli embrioni, della diagnosi preimpianto e del numero di embrioni da impiantare nell’utero materno, per la seconda volta (la prima nel 2012) la Corte era stata chiamata a giudicare la legittimità costituzionale di quella che è stata definita dagli avvocati difensori delle coppie la norma ‘simbolo’ della legge 40, cioè il divieto di fecondazione eterologa.

Con la sentenza di oggi, la Consulta fa cadere l’ultimo paletto, vale a dire il divieto di fecondazione assistita eterologa, previsto dall’art. 4 comma 3 della legge. Incostituzionale anche l’art. 12 comma 1 sulle sanzioni: “Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall’articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro”.

fecondazione

Le reazioni – Numerose e contrastanti le reazioni alla pronuncia della Corte Costituzionale. Tra i primi interventi quello del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (Ncd): “Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare”. “Alla luce delle motivazioni della Consulta – annuncia – al più presto comunicheremo la road map per l’attuazione della sentenza”.

Sulla questione entra anche la Pontificia Accademia per la vita: “La sentenza suscita molto sconcerto e gravi perplessità, perché questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi”, ha detto monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita.

Di tutt’altro tenore le dichiarazioni dell’Associazione Luca Coscioni, vicina al Partito radicale: “La sentenza di oggi della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di eterologa previsto dalla legge 40 del 2004 ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa. Tale decisione vale per tutti i cittadini italiani che hanno problemi di sterilità. nessun vuoto normativo, ma con la legge 40 così modificata garanzie per i nati e per le coppie”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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