Guardia Nazionale Padana, in 34 rinviati a giudizio, Salvini “E’ una follia”

È una follia. Si tratta di un processo cominciato 18 anni fa, che vede come imputati padri di famiglie unicamente colpevoli di avere delle camicie verdi in casa. Alcuni sono anche morti: chiederemo i danni al ministero della Giustizia per i milioni di euro fatti spendere agli italiani in tutti questi anni per un processo senza senso. C’è un limite a tutto, che processino spacciatori e ladri e non rompano le palle a chi ha espresso pacificamente le proprie idee”. Con queste parole il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha commentato la decisione della Procura di Bergamo di chiedere il rinvio a giudizio per 34 imputati, più o meno tutti militanti di base del Carroccio, con un unico capo d’accusa, ovvero l’articolo 1 della legge Scelba del 1948, “per aver promosso, costituito, organizzato o diretto un’associazione di carattere militare”, la famosa Guardia Nazionale Padana.

I FATTI – Tutto risale al 1996, quando al consueto raduno di Pontida del 2 giugno, i vertici della Lega diedero vita Comitato provvisorio per la Liberazione della Padania, presieduto da Marco Formentini (allora sindaco di Milano ed eurodeputato). Nello statuto della Guardia Nazionale si indicava la necessità di dotarsi “di un servizio d’ordine organizzato nell’ambito dei territori della Padania”. Parole forti  che portano il procuratore di Verona Guido Papalia, ad indagare insieme ad altre Procure. Da quei fatti sono passati 18 anni e molti protagonisti della vicenda, tra cui gli ex segretari della Lega, Maroni e Bossi, si sono avvalsi dell’immunità parlamentare.