Centrodestra, si va verso primarie all’americana?

Pubblicato il 12 Gennaio 2015 alle 18:53 Autore: Alessandro Genovesi
forza italia divisa dalle riforme di renzi

Dopo la convention “Sveglia centrodestra”, andata in scena al Teatro Adriano di Roma sabato scorso, nulla sarà nulla come prima. Almeno a sentire parlare gli organizzatori, tra cui spicca la fondazione Fare Futuro, presieduta dall‘ex viceministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso.

In un’intervista rilasciata al Giornale d’Italia (quotidiano de La Destra, partito di Francesco Storace) il direttore della comunicazione di Fare Futuro Giovanni Basini parla proprio di primarie. E lancia una propria proposta. L’idea – spiega Basini – è quella che per vincere si deve essere liberi di scegliere il candidato vincente. Di conseguenza il primo problema è che potrebbe esserci qualcuno che si rende conto di non essere vincente e, facendo uso di metodi corretti o non, decide di revocarle” come peraltro già accaduto nel Pdl ai tempi del dualismo Berlusconi-Alfano.

Pertanto, il responsabile di FF propone di adottare una soluzione all’americana: “Le primarie si svolgano tappa per tappa come avviene nel partito repubblicano americano, non per scimmiottare modelli esteri, ma per adottare un modello valido”. In particolare si tratterebbe di procedere regione per regione, alla stregua dei vari caucus che per diversi mesi vengono organizzati nei 50 Stati USA. Organizzando in questa maniera le consultazioni, per Basini si andrebbe incontro a due aspetti postivi: “Da un lato se il processo è abbastanza lungo, restando esposto a colpi di scena, rimane incerto l’esito finale tra i candidati. Dall’altro lato questo modus operandi fa sì che una volta che si comincia non sia più facilmente possibile revocarle per mancanza di mezzi finanziari o disconoscerne l’esito”.

centrodestra

Ma in sostanza come funzionerebbe il tutto? “In ogni regione vengono istituiti 50 seggi, il cui costo giornaliero è di 500 euro cadauno. Il che significa 25 mila per regione. Se il giorno prescelto votassero in 25 mila nella regione, contribuendo con almeno un euro, è evidente che i seggi sarebbero finanziati in gran parte dagli aderenti. Il resto dei costi (sede nazionale e le conferenze regionali) potrebbe essere sostenuto dai candidati”.

Un meccanismo molto diverso da quello del Pd, che lo stesso Basini ammette essere partito più attrezzato dal punto di vista economico: “Le primarie del Partito democratico si svolgono in un giorno e costano 3 milioni di euro. La differenza è che i democratici hanno la cassa, quindi anticipano e poi ripianano con i contributi, ma da noi, non essendoci una cassa, perché i conti sono in rosso, conviene proporre le primarie sequenziali”.

L'autore: Alessandro Genovesi

Classe 1987, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Udine, è da sempre appassionato di politica e di giornalismo. Oltre ad essere redattore di Termometro Politico, collabora con il quotidiano Il Gazzettino Su twitter è @AlexGen87
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