Referendum Italicum, Civati “Togliere nominati dalle liste”

Pubblicato il 13 Maggio 2015 alle 13:46 Autore: Riccardo Bravin
Pippo Civati in parlamento con foglio in mano parla al microfono.

Il primo atto politico di Pippo Civati, dopo la sua clamorosa fuoriuscita dal Partito Democratico, va contro uno dei pilastri della politica di Matteo Renzi ovvero l’Italicum, già avallato dal Presidente Sergio Mattarella, ma da sempre terreno di scontro con le minoranze PD. Il politico brianzolo infatti ha annunciato dal suo blog che mercoledì presenterà una “proposta referendaria per togliere i nominati dalle liste dell’Italicum”.

Blocco dei capilista e pluricandidature

Per Civati ci sarebbero alcune grandi storture insite nella nuova legge elettorale e blocco dei capilista e pluricandidature sarebbero le più gravi.
Nell’Italicum infatti si prevede che in ognuno dei 100 collegi in cui sarà suddivisa l’Italia vengano eletti 6 o 7 deputati (al Senato, che verrà trasformato in assemblea non elettiva, non si applicherà l’Italicum); ogni lista presenterà i propri candidati e gli elettori potranno esprimere due preferenze; per ogni partito tuttavia il capolista bloccato prevarrà sugli altri a prescindere dalle preferenze espresse dagli elettori, le quali saranno rilevanti solamente nel caso in cui la lista ottenga più di un seggio nella circoscrizione. Inoltre, verrà consentito ai partiti la pluricandidatura del capolista, ovvero la presentazione dello stesso candidato bloccato in più di un collegio.

espressione seria per giuseppe civati sfondo foto scuro

Per Civati questo meccanismo rischia di vanificare le preferenze degli elettori, dato il numero esiguo di liste in grado di far eleggere più di un parlamentare per circoscrizione; anche la pluricandidatura inoltre sarebbe antidemocratica poiché permetterebbe al capolista di scegliere in quale collegio essere eletto, divenendo così di fatto padrone del destino dei secondi classificati.

L’appello ai cittadini e a Romano Prodi

Per questo il dissidente brianzolo, che aveva sempre rappresentato la parte più agguerrita della minoranza PD, si vuole appellare al voto popolare per ribaltare questo meccanismo. La sua dichiarazione di intenti tuttavia contiene anche un poco velato invito per Romano Prodi a sposare la sua causa:
“Sarà contento chi come Prodi dichiara che sono preoccupanti, come lo sono le pluricandidature. La nostra proposta è aperta al contributo di altri. Quello che non ha potuto fare il Parlamento, lo faranno i cittadini”.

Civati si appella a Prodi in virtù di alcune dichiarazioni rilasciate dal “professore” a Radio Tg 24: “Sull’Italicum ho sempre preferito non pronunciarmi. Ci sono aspetti che turbano, come i 100 capolista e soprattutto la pluralità di candidature, per cui alla fine si viene a gestire dall’alto un numero rilevantissimo di parlamentari”.

Romano Prodi con le mani giunte guarda alla sua destra

Le difficoltà tecniche del referendum

Ad affiancare Civati ci sarà il costituzionalista Andrea Pertici dell’associazione Possibile. La fattibilità tecnica di un referendum riguardante solo una parte della legge elettorale tuttavia non è così scontata; c’è infatti chi sostiene che le parti della norma siano interconnesse e che l’abrogazione di un pezzo potrebbe comportare la totale cancellazione della legge, ipotesi inaccettabile per la Corte Costituzionale.
Tuttavia per la professoressa Lorenza Carlassare, docente di Diritto Costituzionale all’università di Padova il referendum sarebbe fattibile: “Il referendum è possibile, ma bisogna scrivere molto bene i quesiti perché le norme che rimangono consentano di avere una legge in vigore, come ha stabilito la Corte costituzionale più volte. E allora secondo me bisogna puntare ad abrogare le parti più gravi”.
Intanto l’iniziativa di Civati potrebbe scatenare una reazione a catena e venir copiata nelle prossime settimane da altri partiti, fra cui i più probabili Forza Italia e Lega Nord.