Expo e Giubileo in cima alle preoccupazioni dei servizi segreti italiani

Pubblicato il 18 Maggio 2015 alle 16:38 Autore: Redazione
padiglioni expo 2015 milano

Più che i presunti militanti dell’Isis a bordo dei barconi di migranti, a preoccupare i servizi segreti italiani sono l’Expo e, soprattutto, il Giubileo che avrà durata ed “estensione territoriale” più ampie.

Ad affermarlo in un’intervista a Il Messaggero è il vicepresidente del Copasir, Giuseppe Esposito, precisando che “il vero canale sicuro per l’accesso all’Europa è quello via terra, attraverso i Balcani, perché è in quest’aerea che i jihadisti possono contare su una vera e propria rete di protezione e solidarietà, come dimostrano i recenti attacchi nell’area; anche in questo caso non siamo allertati su fatti specifici ma l’attenzione è massima”.

“L’Italia controlla qualsiasi tipo di segnale su questo tema – assicura Esposito -. Ma non ci sono allarmi specifici o conferme” delle notizie sulla presunta presenza di militanti dell’Isis tra i migranti in arrivo sulle coste italiane diffuse, attraverso la Bbc, da un consulente del governo di Tobruk “amico di Gheddafi”.

EXPO servizi segreti

“La provenienza della notizia – secondo il numero due del Copasir – fa pensare più ad un’azione geopolitica che alla rivelazione di un’informazione. Basti pensare che la fonte primaria sarebbe di non meglio identificati scafisti. È possibile che Tobruk, formalmente favorevole alle trattative, in realtà mal digerisca i tentativi dell’Onu di negoziare con Tripoli e con le tribù”.

Per questo gli 007 italiani sono al momento concentrati sull’Expo, ma con crescente attenzione anche sul Giubileo che avrà una diffusione territoriale più ampia. “C’è un’ottima sinergia tra tutte le fonti mediorientali e occidentali – rivela Esposito – per verificare e mettere a fattor comune alcune evidenze sul terrorismo. In ogni caso, il governo ha chiesto che un’eventuale tregua in Libia porti anche alla costruzione di due campi profughi, in Egitto e Tunisia, per chi vuole chiedere all’Europa di essere accolto come rifugiato”.

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