20 gennaio, è il D(onald) Day: il giuramento dello spartiacque e la nuova geopolitica mondiale

Pubblicato il 20 Gennaio 2017 alle 13:33 Autore: Alessandro Faggiano
trump, 20 gennaio

20 gennaio, è il D(onald) day: il giuramento dello spartiacque

20 gennaio 2017: la data da cerchiare in rosso sui calendari è giunta. Obama is out, Trump is in. Da oggi, il mondo cambierà per davvero (dopo più di due mesi per prepararsi alla transizione dal democratico al repubblicano). Donald Trump ha già fatto parlare di sé per il cambio di prospettiva geopolitica: la nuova alleanza con la Russia, l’ostilità verso la Cina, l’appoggio ai reazionari europei. Il giuramento di oggi sarà un vero e proprio spartiacque per il mondo, che segnerà l’inizio di una nuova fase della geopolitica mondiale.

20 gennaio, ‘D’ day: il cambio dell’assetto geopolitico mondiale

La Russia è il nuovo alleato, la Cina è il nuovo ostile. Fino a ieri, le schermaglie tra Trump e Xi Jinping potevano solo preannunciare i cambiamenti che sarebbero occorsi dal giorno 20 gennaio. Prima, la chiamata con la Presidentessa di Taiwan che ha fatto innervosire la Cina (la quale non riconosce l’autonomia dell’isola). La risposta di Xi non si è fatta attendere: il dispiegamento nel mare cinese meridionale ha fatto preoccupare – e non poco – l’amministrazione Obama e l’entrante cabinet repubblicano. Infine, la dichiarazione dello stesso presidente Xi Jinping a Davos nel quale afferma la leadership del gigante asiatico per il nuovo ordine di governance mondiale. Trump e Tillerson (il suo Segretario di Stato) hanno utilizzato toni fermi fin dall’inizio. È probabile che il nuovo cinturone di fuoco geopolitico si sposti più a est: proprio nel mare cinese, lì dove i contrasti tra Cina, Corea, Giappone e Stati Uniti sono più forti che mai.

20 gennaio, ‘D’ day: la nuova relazione USA-UE-UK

Donald Trump ha già dato la benedizione alla hard brexit proposta dalla premier britannica, Theresa May. La leader conservatrice ha puntato tutte le fiches su una uscita piena, volendo tornare ad antichi schemi geopolitici: ovvero, un Regno Unito con visione globalista. Una prospettiva geopolitica assopita ma sempre presente, nei piani e nella mente dei britannici. La resistenza all’integrazione piena nell’Unione ne è la prova. La Gran Bretagna, a costo di perdere un mercato che conta con mezzo miliardo di persone, è pronta ad aprire ad uno mondiale, supportato da oltre due miliardi e mezzo di buoni motivi: Brasile, Cina e India.

20 gennaio, ‘D’ day: un nuovo polo di potere in Europa?

Considerando la prospettiva di “The Donald”, l’appoggio del presidente statunitense alla causa reazionaria degli eurofobi convinti può essere il quid capace di ‘dare il la’ al cambio dell’Unione. Le Pen, Salvini, Orban e altri: l’effetto Trump arriva sotto forma di manna elettorale per i reazionari di destra. Le elezioni in Europa di questo 2017 possono marcare il cambio di rotta definitivo dell’Unione – come una completa inversione a U – o, più probabilmente, aprire alla creazione di un nuovo polo di potere sul continente. Sempre secondo i modelli geopolitici classici dei maggiori paesi europei, la Francia è il miglior alleato potenziale per la Gran Bretagna di Theresa May. La creazione di un polo fondato su due delle cinque economie più poderose dell’Unione può trascinare con sé una buona parte dei governi reazionari e nazionalisti. Non solo: in caso di dis-unione, si apre la prospettiva per una possibile alleanza euromeditteranea (la quale frammenterebbe ulteriormente lo scacchiere politico continentale).

20 gennaio, ‘D’ day: America Latina come grande incognita

La prospettiva neo-isolazionista di Donald Trump può lasciare campo libero al Sud America per poter gestire i propri interessi in autonomia. La svolta neoliberista presa nell’ultimo anno e mezzo dai paesi dell’UNASUR, però, contrasta con la prospettiva commerciale degli Stati Uniti che verranno. L’America Latina, in questo momento, rappresenta la grande incognita geopolitica dei prossimi quattro anni. I socialismi del XXI secolo sembrano incamminati verso il viale del tramonto, ma una nuova congiuntura economica – favorevole al ritorno in pompa magna dei petrolpopulismi – potrebbe dare la spinta necessaria per ribaltare la situazione.

20 gennaio: ‘D’ day: Medio-Oriente vincitore?

Chi potrebbe davvero risultare beneficiato dall’avvento di Trump alla White House potrebbero essere i paesi del Medio Oriente. Il presidente ha già confermato di voler risolvere quanto prima il conflitto in Siria attraverso la sinergia con la Russia. Putin sembra disposto e aperto al dialogo. L’intesa tra le due potenze potrebbe segnare definitivamente la fine della guerra civile in Siria, dopo quasi sei anni di conflitto. Le ferite rimarranno aperte per decenni, ma il primo grande passo verso la ricostruzione potrebbe essere compiuto nel giro di pochi mesi. Rimane il dramma israelo-palestinese. Trump ha assicurato di voler portare la pace nel territorio. Ma qui sì, è ancora, indubbiamente, fanta-geopolitica.

Alessandro Faggiano

Twitter: @AlessFaggiano

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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