13 anni di Facebook e l’inesorabile incedere della società digitale

Pubblicato il 4 Febbraio 2017 alle 00:00 Autore: Alessandro Faggiano
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13 anni di Facebook e l’inesorabile incedere della società digitale

Ci sono invenzioni che marcano un epoca intera, che rivoluzionano la struttura economica o sociale, nei suoi singoli elementi o nelle loro dinamiche. In questo caso, Facebook ha probabilmente marcato il pieno inizio dell’era della società digitale (e digitalizzata). La piattaforma creata da Mark Zuckerberg (possibile candidato per le presidenziali del 2020 nel bando democratico) compie 13 anni. Lanciata il 4 febbraio 2004 come piattaforma per gli studenti di Harvard, fu estesa a tutta la rete nel 2006. Alla data attuale il social network per eccellenza conta con oltre un miliardo e ottocento milioni di utenti attivi al mese. Una cifra impressionante e destinata a crescere ulteriormente. L’importanza di Facebook si rivela dall’impatto che ha avuto sul piano culturale, su quello economico e lavorativo, oltre che sociale e politico.

Facebook e la nuova società digitale

Premessa: società digitale e reale non sono slegate tra di loro, ma si retroalimentano e sono direttamente collegate. Tuttavia, le dinamiche dell’una sono diverse da quelle dell’altra.

La capillarità del social network ha generato – specialmente nei paesi occidentali – una società orizzontale digitale, parallela alla società reale. Parallela, ma non uguale: l’orizzontalità dei rapporti tra gli utenti, la possibilità concreta di essere in contatto con tutti, indipendentemente dal ruolo e (in parte) dagli attributi che definiscono un soggetto nella società reale. Nella nuova società digitale risalta la superficialità, l’immagine offerta dal soggetto-utente che crea la sua identità in maniera sicura (dietro un monitor) e slegato – almeno parzialmente – dai rapporti di potere della società reale. La possibilità di far sentire la propria voce in rete è decisamente maggiore rispetto alla controparte reale. Lo stesso Umberto Eco ne sottolineava i rischi, qualche tempo fa, in occasione della sua ultima lectio magistralis (resa celebre per una frase decontestualizzata che fece insorgere il web).

Facebook ed economia

Il social network ospita decine di milioni di pagine di imprese (dalle piccole alle grandi). Attualmente, si contano 65 milioni di imprese presenti sulla rete di Mark Zuckerberg. Inutile dire che gli investimenti pubblicitari sono notevoli e che questi rappresentano una buona parte dell’economia del social network. Ciò che più ci importa, però, è la capacità di interazione tra imprese – di qualsiasi natura – e utenti, o tra imprese stesse, facilitando la conoscenza della propria posizione e delle proprie attività. Una parte dell’economia si muove attraverso Facebook, nuovo canale pubblicitario privilegiato, successore degli inserti giornalistici e degno concorrente delle pubblicità televisive.

Facebook e politica

Anche la politica ha subito gli influssi del social network. La maggior parte dei politici (eletti o candidati), partiti e istituzioni dispongono di un account utile per il dialogo con i cittadini. Il fattore social – nell’epoca dell’antropomorfizzazione dei partiti e la deriva personalistica – diventa sempre più importante e incisivo. Se un tempo Berlusconi riuscì a veicolare unidirezionalmente il suo messaggio attraverso le reti Mediaset (e ancor prima di lui Franklin Delano Roosvelt, storico Presidente U.S.A. che rassicurava il popolo americano attraverso i “discorsi del caminetto” in radio), oggi Facebook sembra essere il miglior strumento adatto allo scopo. In questo caso, vi è la concreta possibilità di uscire dallo schema monodirezionale per poter offrire un dibattito – anche in real time – con l’elettorato.

 

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
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