Guerra in Siria: sei anni di guerra, le conseguenze sull’economia

Pubblicato il 19 Aprile 2017 alle 19:34 Autore: Riccardo Piazza
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Guerra in Siria: sei anni di guerra, le conseguenze sull’economia

Partiamo da un dato. La guerra in Siria ha recentemente inaugurato la sua sesta annualità. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, dal 15 marzo 2011, tale sanguinosa battaglia ha causato 321mila morti ed oltre 145mila dispersi. Non dimentichiamo la conseguente abnorme transumanza. Più di 4 milioni di migranti soltanto con riferimento agli ultimi periodi. Quasi venti milioni di indigenti in stato di necessità perenne. L’Unione europea tiene faticosamente a bada tali flussi grazie ad un accordo monetario d’emergenza stipulato con la Turchia. L’economia di Damasco, stretta tra l’incudine dei ribelli ed il martello dell’Isis, ha subito una lenta degenerazione. Una decrescita infelice che, alla luce di alcuni indicatori, meglio palesa le sfortune e le fortune di una società allo stremo.

Guerra in Siria: si stava meglio quando si stava, economicamente, peggio?

Sembrerà paradossale, eppure prima dello scoppio della guerra civile, ascrivibile alla Primavera araba del 2011 che coinvolse buona parte del Corno d’Africa nonché del Vicino Oriente, l’economia siriana non navigava in cattivissime acque. La più grande crisi globale sistemica, quella del 2008, figlia delle bolle speculative americane, non ferì in profondità il regime. Un quadro più ampio della situazione è stato stilato dal Syrian Center for Policy Research (SCPR). Con un tasso di disoccupazione stabile al 10%, prima dello scoppio delle ostilità avverse all’autorità di Assad, il Pil pro capite cresceva ed il debito pubblico regrediva.

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Seguendo l’andamento di una lunga serie storica, notiamo come l’economia di Damasco abbia fruito, nel tempo, di una sostanziale crescita. Restringendo il campo all’intervallo cronologico 2001-2010, tale leva è stata del 4,45%. L’accumulazione stabile dei capitali privati, la gestione delle materie prime e lo sfruttamento della manodopera, i tre principali elementi di spinta.

Guerra in Siria: dall’inizio del conflitto ad oggi

Con lo scoppio della guerra il PIL si è contratto annualmente del 15,7%. Il valore della produzione industriale nel 2015, stando ai dati diffusi dalla Banca Mondiale, a causa della distruzione delle infrastrutture, è crollato del 35% rispetto al medesimo valore di riferimento per l’anno 2010. L’altra grande mannaia per la Siria è stata la scomparsa dei prodotti di prima necessità per l’agricoltura.

L’incipiente importanza assunta dal settore della fabbricazione bellica ha ridimensionato gli investimenti statali per tutte le altre categorie di riferimento. La penuria di cibo ed il contingentamento delle risorse hanno dunque fatto schizzare alle stelle i prezzi e svalutato la moneta. La dinamica inflazionistica ha raggiunto il 300% nei primi cinque anni di lotta.

Le prassi di indebitamento pubblico e deficit sono oggi tornate ad una crescita fuori controllo. La vera crisi economica, con gli interessi della disastrosa vicenda politico-umanitaria, in Siria, è cominciata nel 2011. Una inversione di marcia sembra, purtroppo, ancora di là da venire.

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L'autore: Riccardo Piazza

Nasce a Palermo nel 1987 e si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione presso l’Università del capoluogo siciliano nel 2010. Prosegue i suoi studi specialistici in Scienze filosofiche all’Università di Milano dove consegue il Diploma di laurea Magistrale nel 2013. Scrive per alcune riviste telematiche di letteratura e collabora, quale giornalista, per diverse testate d’informazione occupandosi di cronaca parlamentare, costume e società. Si dedica attivamente allo studio dell'economia e del pensiero politico contemporaneo ed è docente di storia e filosofia. Gestisce un blog: http://www.lindividuo.wordpress.com Su twitter è @Riccardo_Piazza
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