Giulio Regeni ucciso dai servizi segreti: le prove nascoste dal Governo

Pubblicato il 16 Agosto 2017 alle 12:10 Autore: Daniele Sforza
Giulio Regeni, servizi coinvolti, prove esplosive

Giulio Regeni ucciso dai servizi segreti: le prove nascoste dal Governo.

Perché un ricercatore italiano è stato torturato e ucciso in Egitto? Il ricercatore in questione è Giulio Regeni e la frase è il titolo di una lunga inchiesta del New York Times. Analizzando l’articolo, si nota come la risposta alla domanda non viene data. Vengono però fornite alcune ipotesi, che tendono ad aumentare i dubbi. Lo scalpore è stato però suscitato da una possibilità. Quella che il governo USA avesse prove esplosive sull’omicidio di Regeni e lo avesse comunicato all’allora governo Renzi. Per voce di Gentiloni, la leadership italiana smentisce il fatto. Cosa che peraltro è stata correttamente indicata dal New York Times. L’Italia non ha mai ricevuto dagli Stati Uniti “elementi di fatto”, né “prove esplosive” a riguardo. E anzi, come recita lo stesso NYT, “la collaborazione con la Procura di Roma in tutti questi mesi è stata piena e completa”.

Giulio Regeni e il coinvolgimento dei servizi segreti egiziani

In sintesi, l’articolo del New York Times spiega che il governo USA, dalle prime settimane successive alla morte di Regeni, fosse in possesso di prove esplosive. Queste avrebbero rivelato il coinvolgimento dei servizi segreti egiziani nella morte di Giulio Regeni. Inoltre, la leadership egiziana sarebbe stata al corrente delle cause della morte del ricercatore italiano.

Nella sua inchiesta, Declan Walsh fa un resoconto biografico su Giulio Regeni. Quindi passa alla ricostruzione dell’episodio, allargandosi a uno scenario più ampio. Dipingendo un quadro delle agenzie di sicurezza egiziane. Dalla Sicurezza Nazionale alla General Intelligence Service, passando per l’Intelligence militare. Tre agenzie accomunate dalla fedeltà ad Al Sisi, ma non collaborative tra loro. Scrive Walsh:

“Nelle settimane successive alla morte di Regeni, gli USA vennero in possesso di prove di intelligence esplosive dall’Egitto. Gli elementi dimostravano come Regeni fosse stato rapito, torturato e ucciso da elementi della sicurezza egiziana”. Le fonti provengono dalla vecchia amministrazione Obama. Un ex rappresentante del precedente governo USA, ha affermato di non avere dubbi. E anzi, di avere prove incontrovertibili sulla responsabilità dei servizi segreti egiziani. La fonte rivela che il governo USA consegnò il rapporto all’allora governo Renzi. Tuttavia, permangono alcuni dubbi e questioni irrisolte. Non vennero infatti condivisi materiali di intelligence. Inoltre, viene data responsabilità ai servizi segreti, senza però specificare quali.

Giulio Regeni, i dubbi e le questioni ancora irrisolte

L’inchiesta del NYT sulla morte di Giulio Regeni si focalizza su alcuni aspetti principali. Andando più nel dettaglio, si scopre come esistano delle prove esplosive, che però non sono mai state date al governo italiano. Inoltre, le agenzie di sicurezza egiziane sarebbero coinvolte nella tortura e nell’omicidio di Regeni, sebbene non venga specificato quale dei tre servizi sopra citati. Le fonti affermano infatti che non sia chiaro chi abbia dato l’ordine di catturare Regeni. Ciò chiarisce come queste “prove esplosive” non contengano l’identità del primo responsabile. Né tantomeno quale servizio in particolare sia stato coinvolto. Infine, si viene a sapere come Al Sisi e il suo governo sapessero cosa fosse successo a Regeni. Nell’inchiesta si fa infatti riferimento al “the very top” egiziano, ovvero ai piani alti della leadership.

Nell’accurata ricostruzione dell’accaduto, emerge anche la rabbia dell’allora segretario di Stato americano John Kerry, nei confronti del ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry. Tuttavia, dalla conversazione che i due hanno avuto, non si è riuscito a capire il ruolo della leadership egiziana nel fatto. Né se si tentasse di occultare quello che già si sapeva. Ciò che è certo è che, da quando misero piede in Egitto, i magistrati italiani sono sempre stati depistati. E che l’ambasciatore italiano Maurizio Massari, dopo aver visto il corpo martoriato di Regeni, cambiò strategia nel comunicare con Roma, utilizzando messaggi criptati su carta, anziché gli odierni mezzi di comunicazione. Per paura che le agenzie di sicurezza egiziane venissero a sapere dei movimenti italiani, creando così altri depistaggi.

Perché Giulio Regeni è stato torturato e ucciso? Tre ipotesi

Come abbiamo già anticipato a inizio articolo, una vera e propria risposta alla domanda-titolo del NYT non c’è. Vengono però fornite tre principali ipotesi di soluzione, non esenti però da ulteriori dubbi. Eccole elencate:

  • Nella morte di Giulio Regeni sarebbero coinvolti apparati deviati dei servizi segreti egiziani. Questi avrebbero agito senza l’approvazione di Al Sisi. Quest’ultimo sarebbe venuto a sapere della morte del ricercatore italiano, ma non ne sarebbe stato il responsabile. Il dubbio in questione del NYT è perché il corpo dell’italiano sia stato fatto ritrovare anziché venire occultato.
  • L’obiettivo era quello di compromettere i rapporti tra italiani ed egiziani. La tesi è stata formulata dall’ex viceministro degli Esteri del Paese, Hossam Zaki.
  • Giulio Regeni è stato catturato e ucciso per dimostrare al mondo che sotto il governo di Al Sisi anche un occidentale potrebbe subire torture.

Un diplomatico europeo ha confidato a Walsh anche un altro aspetto allarmante. “La morte di Regeni ha segnalato la direzione dell’Egitto. Regeni era caduto vittima della paranoia sugli stranieri che sta attraversando la società egiziana”.

Insomma, ancora tanti sono i dubbi e le questioni irrisolte. L’inchiesta del New York Times, dettagliatissima e corretta nella sua ricostruzione, ha sollevato nuovi punti interrogativi. E aperto la strada alla formulazione di nuovi scenari sulla verità per Giulio Regeni.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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