Democrazia: la poliarchia nel regno dell’opinione

Pubblicato il 12 Dicembre 2017 alle 17:53 Autore: Mattia De Angelis
democrazia diretta

Democrazia: la poliarchia nel regno dell’opinione. Un’analisi sociologica
Il seguente articolo si fonda su tre punti:
• Democrazia e poliarchia nel regno dell’opinione.
• Istituzione e società dell’opinione.
• Derive ed analisi, comunità scientifica ed opinione.

Democrazia e poliarchia nel regno dell’opinione

Volendo parlare della democrazia nel regno dell’opinione della contemporaneità, si deve ricorrere al concetto di demos ( si intende: la designazione del popolo, ma anche l’unità territoriale minima in gestione ai decisori politici, cioè le famiglie definite tramite proprietà) e di polys ( termine greco: molto, più di uno), poi i termini riferiti rispettivamente di kratos ( potere, superiorità, nel senso di averla vinta in duello,) a demos (quindi democrazia) e arkhé ( comando) riferito a polys ( quindi poliarchia).

Tale distinzione risulta utile per avere chiara la preferibilità terminologica di poliarchia rispetto alla dicitura di democrazia (il termine democrazia ha una configurazione spaziale e temporale ambigua, si traduce in un sistema di governo democratico e principi democratici), il termine poliarchia rende molto più l’idea della variabilità dei casi. La questione irrisolta di come l’opinione soggettiva si formi e di come si traduca in un comportamento democratico (es.: espressione di preferenze di voto, presentazione di un programma elettorale e così via) resta indubbiamente irrisolta, dello stato sociale si possono intendere le tendenze, ma non le ragioni di tutti i singoli soggetti.

La questione che sembra essere fondante è subito individuabile nella relazione tra rappresentante ed il ruolo che gioca la doxa ( con doxa si può intendere un opinione non scientifica) nel processo che sostanzia l’intero apparato decisionale, è proprio sul processo dell’opinione non scientifica che si sostanziano le procedure di studio e le applicazioni tecniche delle politiche.

Democrazia e poliarchia: Istituzione e società dell’opinione

L’istituzione si mostra come forma del reale, dotata di un certo potere coercitivo (capace di indicare e scongiurare comportamenti illeciti). Ha anche una funzione di socializzazione ( la socializzazione è il processo di apprendimento a cui un soggetto è sottoposto da un gruppo di altri soggetti). Le istituzioni tendono ad essere modificate nel breve e nel lungo periodo: sembrano essere le forme tramite le quali è possibile intendere la società, non come caotico, ma tramite una visione “dall’alto”, come un insieme dotato di un certo ordine.

L’opinione è una delle connessioni tra ciò che è istituito come forma e ciò che si mobilita nell’apparente regno delle interazioni “caotiche”. Questa visione espressa si ricava da George Simmel e permette un certo tono di chiarezza. L’opinione risulta essere un moto di congiunzione e la figura centrale è quella del rappresentante ( ovviamente si considera l’istituzione politica attuale), il quale ha la capacità di sintetizzare nel suo ruolo i processi di formulazione dell’opinione stessa, si tratta di un ruolo che si colloca su un piano diverso rispetto alle teorie di formulazione dell’opinione pubblica (cascade model: deriva istituzionale; bubble-up: dallo stato sociale all’istituzione).

La centralità del rappresentante e degli opinion leaders ( concepiti nella teoria del flusso a due fasi della comunicazione, formulato da Paul Felix Lazarsfeld e Elihu Katz), sembra essere data proprio dai flussi della doxa di cui sono un espressione fondamentale e da cui traggono legittimità.

Democrazia e poliarchia. Derive ed analisi, comunità scientifica ed opinione.

La funzione dell’opinione si mostra ad ogni livello dell’istituzione politica, si presenta una dinamica preoccupante per l’implicazione del potere carismatico a discapito della razionalità: un sistema in cui l’opinione sovrasta il sapere scientifico tende alla considerazione di chi esprime, invece di tendere alla considerazione di ciò che si esprime. Questa dinamica è intrinseca nel sistema poliarchico, perché la natura del potere carismatico trova forza nel potere della moltitudine che esprime preferenza in favore del singolo (si consiglia uno studio posto Max Weber e la sua filosofia della politica).

Data l’impossibilità di annullamento della doxa e del vantaggio numerico rispetto al pensiero scientifico espresso dalle “comunità della conoscenza”, le quali esprimono un senso critico proprio della razionalità, agire con atti volti all’istruzione ( per erudire l’opinione) sullo stato sociale risulterebbe incerto nei propri risultati (agire in tal senso è comunque indispensabile), quindi sarebbe preferibile un azione (come l’articolo suggerisce) direttamente improntata sull’oggetto in discussione, un azione che punti sui programmi elettorali presi in esame dalla pubblica opinione.

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Democrazia e poliarchia: una proposta per la democratizzazione

Fare in modo che i programmi stessi derivino da studi scientifici proposti in forma anonima al vaglio dell’intera comunità scientifica, chiamata non in funzione di voto elettivo (prerogativa di tutti i cittadini, come previsto dalla legge), bensì di critica sulla validità scientifica degli studi che comporranno poi i programmi elettorali, i quali saranno poi sottoposti all’opinione pubblica, involontariamente condotta alla razionalità (questo è un passo non risolutivo della problematica espressa, ma costitutivo di un senso politico altro e più scientifico, di quella scienza che tiene conto degli affari umani nella loro completezza).

Mattia De Angelis

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