Speciale elezioni politiche 2018: intervista a Diego Fusaro

Pubblicato il 11 Gennaio 2018 alle 16:06 Autore: Alessandro Faggiano
Diego Fusaro Speciale elezioni politiche 2018

Speciale elezioni politiche 2018: intervista a Diego Fusaro

Per lo speciale sulle elezioni politiche – sempre più vicine – raggiungiamo uno dei filosofi più influenti e seguiti d’Italia. Parliamo, ovviamente, del giovane e brillante Diego Fusaro. Un personaggio più unico che raro da trovare sui teleschermi. I filosofi con una grande formazione accademica – così come sociologi e politologi – invitati ai talk show nostrani, si contano sulle dita di una mano. Fusaro, grazie all’audacità del suo pensiero, è riuscito a crearsi un suo seguito. Durante l’anno appena concluso, ha lanciato il progetto di Interesse Nazionale QUI il link alla pagina -.

Con Fusaro, parliamo di Europa, Interesse Nazionale, femminismo, mass media e, ovviamente, delle elezioni del 4 marzo.

Forse può interessarti: Intervista esclusiva di TP a Fabio Rampelli (FDI)

Speciale elezioni politiche 2018: intervista a Diego Fusaro

“Nelle sue pubblicazioni, fa spesso riferimento all’Unione Europea come la massima espressione della tecnocrazia, antidemocratica e strumento del capitalismo finanziario. Ritiene possibile una ridefinizione dell’Unione, attraverso un rovesciamento delle gerarchie dei principi?

FUSARO: “Dunque, non ridifinerei l’Unione Europea da un rovesciamento della gerarchia dei principi, perché dal punto di vista della ragion liberista e della ratio mercatista, e dell’attuazione piena dei principi fondativi – che sono quelli della mercificazione integrale, del reale e del simbolico – e dell’imposizione dell’unica legge che deve determinare ogni realtà: la lex economica. L’Unione Europea ha attuato a pieni questi principi, spoliticizzando l’economia, dissolvendo tutte le forme etiche, politiche, non ancora allineate con il modello dell’azienda integrale. Quindi l’Unione Europea è il compimento del capitalismo assoluto per mezzo dell’euro, la moneta unica, e per mezzo dell’elite finanziaria, tecnocratica di Bruxelles, emblema della nuova classe dominante postborghese, postproletaria  e ultra-capitalistica.”

“Interesse Nazionale – nata come associazione culturale, scuola filosofica e rivista scientifica – vuole proporre un’alternativa a mondialismo e nazionalismo. Ricordo che agli albori di I.N., lei optava per la coraggiosa scelta di “fare cose di sinistra” partendo da “principi e valori di destra”. Interesse Nazionale agirà come un think tank? Vi hanno già contattato per collaborazioni di natura politica?”

FUSARO: Interesse Nazionale nasce anzitutto come associazione culturale, rivista scientifica e scuola filosofica. La nostra idea è di collocarci a giusta distanza da mondialismo e nazionalismo, che in realtà sono due opposti segretamente complementari. Il nazionalismo è una forma che si compie nel mondalismo. Il mondialismo è il compimento del nazionalismo perché é il trionfo di un’unica Nazione, quella atlantista, che si impone come l’unica legittima e unifica il mondo sotto il segno della forma merce. Proprio come il nazionalismo è un individualismo pensato a livello di Stati, dove ciascuno Stato si pensa come individualità in conflitto con tutte le altre, nel trionfo del bellum ominum contra omnes.

Invece noi siamo per l’idea internazionale (che non è né nazionalismo né mondialismo). Internazionalismo come nesso comunitario e solidale tra nazioni democratiche e sovrane, quindi esattamente l’opposto di nazionalismo e mondialismo. L’opposto del mondialismo, perché quest’ultimo pretende di imporre il mercato unico globalizzato che annulla le pluralità, e il nazionalismo perché  vuole imporre se stesso contro tutte le altre nazioni.

Fusaro: “Abbiamo idee di sinistra e valori di destra”

Noi abbiamo sicuramente idee di sinistra e valori di destra. Idee di sinistra, perché siamo per la difesa dei più deboli; per il lavoro; per la solidarietà comunitaria; tutti quei valori fondativi del moderno socialismo e del moderno marxismo. E poi siamo con valori di destra, perché ci identifichiamo nei grandi valori della tradizione borghese, canonizzati da Hegel – quindi l’idea di famiglia, di enti pubblici, l’idea di Stato Nazionale, l’idea di lealtà e di onore -.

Sì, Agiremo sopratutto come un luogo di pensiero critico e autonomo, non siamo un partito politico, ma dialogheremo volentieri con chiunque voglia dialogare con noi.

Passando ad alcuni capisaldi di Interesse Nazionale, il punto 6) recita: “Occorre essere internazionalisti nel senso di legati all’idea di un pluriversum cuore di Stati sovrani nazionali plurali, fratelli e rispettosi delle pluralità e delle differenze. Ciò è l’esatto opposto tanto del nazionalismo quanto del mondialismo”. Quale sarebbe l’espressione pratica di questo caposaldo?

FUSARO: Concretamente, essere per il pluriversum significa essere per un rapporto tra patrie socialiste e solidali, che si rispettano reciprocamente. Cosa che la modernità ha avvertito come urgente: penso al Kant della pace perpetua, ai grandi autori che hanno pensato ad una confederazione di Stati fratelli, cioè il contrario di quell’Unione Europea odierna che, in realtà, solo integra fittiziamente. È l’Unione dei capitali europei contro i lavoratori e i popoli europei. Attualmente, quest’idea di pluriversum non è ancora realizzata e credo sia il compito per il futuro.

“Passando al punto 7), che recita: “A distanza di sicurezza tanto dal mondialismo quanto dal nazionalismo, occorre oggi ripartire dall’interesse nazionale: e quindi dall’unione delle classi lavoratrici e delle classi medie sotto attacco ad opera del capitale finanziario transnazionale”. Sembra che lei riprenda l’interesse nazionale come significante vuoto, utilizzandolo secondo il pensiero populista di Laclau (la stessa divisione in due bandi – classi lavoratrici e medie contro il capitale finanziario transnazionale – ricorda la formazione del politico populista).
Con la disgregazione e frammentazione delle classi marxiste, è necessario disporre di un discorso populista?

FUSARO: Dunque, io non parlerei tanto di populismo, che è il nome con cui la classe dominante apolide diffama tutto ciò che guarda al basso, o dal basso, e non all’alto o dall’alto. Quindi se vogliamo chiamare populismo, in realtà significa la difesa dei dominati, che sono il vecchio ceto lavoratore – il proletariato – e il vecchio ceto medio – cioè la borghesia – oggi accumunati in un’unica classe in fieri che io chiamo il precariato. Il precariato non solo perché è incerto nelle condizioni del lavoro ma perché vive integralmente la flessibilizzazione delle condizioni di vita: distruzione della famiglia; distruzione del sindacato; eliminazione dei corpi medi e financo dello Stato Nazionale.

“Come intende e analizza il movimento femminista in Italia? Che ruolo attribusce ai nuovi movimenti sociali? Quali sono le loro criticità, nell’era della digitalizzazione e delll’auge dell’opinione pubblica virtuale?”

Dunque, quando si parla di femminismo occorre, secondo me, distinguere tra il glorioso femminismo degli anni sessanta, quello che voleva l’emancipazione della donna, ossia la piena dignità e il pieno riconoscimento della donna e dei diritti sociali. Aveva una funzione di emancipazione universale. Diverso è l’individualismo femminista odierno, espressione del liberal-libertarismo contemporaneo del capitalismo, che vuole dissolvere la comunità etica e lo Stato etico in una pluralità di atomi capricciosi, portatori di libertà definite come libertà di acquisto e di consumo, e quindi la società del libero consumo e del libero costume.

Il femminismo libertario pensa oggi all’emancipazione della donna non come dignità sociale, riconoscimento del lavoro, pari salari rispetto agli uomini, ma pensa all’emancipazione della donna come il passaggio dal burqa alla minigonna occidentale, in un abbandono completo di Marx e Gramsci a favore di Oriana Fallaci.

“In un articolo anteriore alle elezioni americane, pronosticai un ‘effetto boomerang’ dell’assalto mediatico a Donald Trump, il quale lo avrebbe favorito contro la Clinton (rafforzando la sua narrativa anti-establishment). Crede che ci sia stato un cambio nell’interpretazione dei messaggi veicolati dai mass-media da parte dei cittadini? Come è cambiata la formazione dell’Opinione Pubblica negli ultimi anni?”

FUSARO: Sì, sono pienamente d’acccordo. Ci fu un effetto boomerang proprio perché le masse populiste, per quanto manipolate dal sistema mediatico, cominciano a capire che il loro interesse è diametralmente opposto a quello che viene presentato loro dal sistema. Così, se il sistema mediatico, dice di non votare Trump, le masse – per reazione – sempre più voteranno Trump. Lo disse molto bene una giornalista di Rai News 24: “ormai non contiamo più niente”. Questa è un po’ la tendenza generale.

Ci offre una sua visione sulle principali forze politiche in gioco in queste elezioni? Partendo dal PD, al M5S, passando per Liberi e Uguali fino alla coalizione di centrodestra

FUSARO: Direi che, in estrema sintesi, il Partito Democratico è il partito di rappresentanza dell’elite finanziaria, la classe dominante. Poi, in generale, il 5 Stelle è un partito fluido  che non si è ancora strutturato e proprio in ciò sta la sua forza:  Può diventare tutto e il contrario di tutto. La libertà e l’indipendenza dei suoi uomini ne garantisce la forza. Può diventare il partito di difesa della classe dominata, o può invece riconfigurarsi come un PD 2.0

Per quanto riguarda Liberi e Uguali, è la solita sinistra di completamento, che non sa che fare, e che diventa completamento della destra del danaro, desiderata dalla destra liberista e difesi dalla sinistra libertaria del costume. C’è il rischio che Liberi e Uguali diventi proprio questo. Quindi, nell’essenziale, credo che occorra domandarsi qua è il partito che più è inviso agli organismi delle sedi finanziarie e preferire quello.

Infine il centrodestra è parecchio frammentato, non ha una visione chiarissima. Ha un’ala più controcorrente e una più allineata con il liberismo, sicché il centrodestra è una galassia molto eterogenea. È la sfida, come per il 5 Stelle, tra il diventare un puro raddoppiamento dell’esistente, o diventare veramente contestativo rispetto all’Unione Europea, alla globalizzazione, al mercato sovrano. Questa è la sfida per il futuro più immediato.

 

Intervista ideata e realizzata da Alessandro Faggiano.

SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER

PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM

 

 

L'autore: Alessandro Faggiano

Caporedattore di Termometro Sportivo e Termometro Quotidiano. Analista politico e politologo. Laureato in Relazioni Internazionali presso l'Università degli studi di Salerno e con un master in analisi politica conseguito presso l'Universidad Complutense de Madrid (UCM).
Tutti gli articoli di Alessandro Faggiano →