Riforme, passa l’articolo 2, arriva il Senato dei “100”

Pubblicato il 1 Agosto 2014 alle 11:32 Autore: Emanuele Vena
riforma senato della repubblica

Riparte oggi la discussione in aula del ddl Boschi di riforma del Senato dopo una giornata – quella di ieri – contraddistinta da bagarre in aula, lussazioni e franchi tiratori. E si riparte subito col botto: Lega e SeL abbandonano i lavori dell’Aula. Nel pomeriggio anche il M5S fa lo stesso: “Non parteciperemo mai più ai lavori sul ddl riforme: nel momento in cui oggi è stata annullata l’ipotesi di un Senato elettivo ci concentreremo sulle questioni sostanziali del Paese” annuncia il capogruppo M5S Vito Petrocelli.  Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, prova a stemperare la tensione: “Manteniamo la disponibilità del governo al dialogo e al confronto su alcuni temi rimasti aperti e inerenti agli articoli superiori al 2”. Parole che hanno raccolto il favore di Loredana De Petris, capogruppo Sel al Senato. “Finalmente è arrivato un primo segnale di disponibilità non solo da parte dei relatori, ma, ed è questa la vera novità, da parte del Governo. Siamo disponibili a confrontarci per giungere a quelle mediazioni alte che servono a costruire quello spirito costituente che fino ad oggi è mancato”.

VIA AL SENATO DEI 100 – Il Senato ha approvato l’articolo 2 del ddl costituzionale Boschi, che modifica la composizione del Senato e prevede che i membri siano in tutto cento: 95 scelti dai consigli regionali e cinque di nomina presidenziale. I sì sono stati 194, i no 26, otto gli astenuti. Assenti M5S e Lega che nel pomeriggio hanno abbandonato l’Aula per protesta.

RENZI APRE A MODIFICHE – Il premier Renzi ha incontrato i capigruppo di maggioranza a Palazzo Chigi. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, l’obiettivo del governo è chiudere le votazioni sull’art.2 entro stanotte, desiderio poi esaudito dall’Aula. Il premier inoltre si sarebbe detto disponibile ad aprire a modifiche alla riforma del Senato sull’immunità e sulla platea per eleggere il Capo dello Stato a fronte di un’apertura delle opposizioni a venire meno all’ostruzionismo in Aula.

IL RITIRO DEGLI EMENDAMENTI – I senatori del Pd, Vannino Chiti e Massimo Mucchetti hanno ritirato i rispettivi emendamenti. “Il mio emendamento riguarda il modello elettorale del Senato, prevedendo l’elezione diretta: Questa mattina è stato discusso e bocciato un emendamento precedente sullo stesso tema e non credo che votare 12 volte la stessa proposta la faccia accettare le altre 11. Prendo atto di questo e ritiro il mio emendamento” ha detto Chiti. Lo stesso ha fatto Mucchetti che aveva presentato un suo emendamento al ddl Riforme sull’elezione diretta del nuovo Senato, “Spero serva per arrivare a un compromesso alto”, ha spiegato l’ex giornalista.

SETTIMANA PROSSIMA INCONTRO RENZI-CAV – “L’incontro tra il presidente del Consiglio e Berlusconi penso si terrà la settimana prossima”. Lo dice il capogruppo di FI al Senato Paolo Romani. “E’ normale – spiega – che i protagonisti del patto del Nazareno si vedano a intervalli regolari per fare un check sullo stato di salute dell’accordo”.

“NON C’E’ DEMOCRAZIA” – “Lasciamo i lavori perché non sono garantite le condizioni per un confronto democratico. Grasso mi ha tolto la parola come relatrice di minoranza, un fatto gravissimo inaccettabile”, protesta De Petris, capogruppo SeL al Senato, abbandonando l’Aula, come poi confermato anche via twitter.

LEGA VIA – Prima di SeL era stata la Lega ad abbandonare l’Aula e a decidere di non partecipare al voto dei restanti emendamenti al ddl Senato. L’annuncio da parte del senatore Sergio Divina, che contesta la modalità di conduzione dei lavori d’Aula da parte del presidente Grasso ma spiega: “Non è un Aventino”. Alla protesta si sono uniti anche i senatori del M5S nonché buona parte degli ex grillini. Una successiva mediazione operata in prima persona dal presidente Grasso spinge SeL e M5S a tornare in Aula, mentre la Lega si mantiene rigida e resta fuori. “Resteremo fuori dall’Aula insieme con gli esponenti di Italia lavori in corso finché da parte del governo e della maggioranza non ci sarà un atteggiamento ragionevole su temi importanti. Finora hanno fatto scempio di ogni proposta bocciando la diminuzione del numero dei deputati e scippando del diritto di voto i cittadini. Noi siamo pronti a confrontarci nel merito delle questioni perché se questo è il nuovo Senato, allora meglio abolirlo” afferma Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato. BOCCIATO EMENDAMENTO CHITI – L’aula del Senato ha respinto l’ emendamento 2.1360 a prima firma del dissidente Pd Vannino Chiti sull’elettività dei membri del futuro Senato in ciascuna Regione. La proposta ha ottenuto 157 voti contrari, 67 favorevoli e 27 astenuti. Intanto il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda ha invitato le opposizione a ridurre in modo consistente gli emendamenti per consentire una “vera discussione di merito sugli emendamenti al ddl riforme”. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha invece attaccato i senatori ribelli: “L’ostruzionismo in atto al Senato non è contro le riforme, ma è contro l’Italia. Chi vuole praticarlo sappia, però, che gli italiani se ne stanno accorgendo”. IERI DUE EMENDAMENTI – Ieri la maggioranza è andata sotto per ben due volte. La prima, in Aula, su un emendamento presentato dalla Lega a proposito del ruolo del Senato in materia di temi etici. Qualche ora dopo è toccato in commissione Giustizia, dove un emendamento al decreto carceri è passato grazie all’appoggio di alcuni senatori della maggioranza. LA RICARICA DEI 101 – Durissime le reazioni dal PD dopo il voto sull’emendamento della Lega, con vari esponenti pronti ad esprimere il malcontento a mezzo stampa o sui social networks, con l’hashtag #laricaricadei101, riferimento sia al famoso cartone animato che al numero di grandi elettori che affossò oltre un anno fa la corsa di Romano Prodi verso il quirinale. Da Pina Picierno a Davide Faraone, senza dimenticare Francesco Nicodemo – responsabile della comunicazione PD – è un coro di denuncia.

RENZI NON MOLLA – “Stiamo mettendo fine ad anni di bicameralismo perfetto”. Non molla Matteo Renzi, intervenuto ieri alla direzione del PD. E stoppa ogni ricatto, da quelli “tecnocratici” targati Cottarelli a quelli politici di SeL: “Vinceremo le elezioni regionali anche senza Sel”. E accento netto sul valore della riforma del Senato, che è “straordinariamente importante e storica”. E sull’intoppo della maggioranza in Aula, Renzi minimizza: “Non è il remake dei 101, ma lascia amaro in bocca, perché non hanno avuto coraggio, rifugiandosi nel voto segreto”. Dopodiché, l’apertura sull’Italicum e sulle preferenze: “Qualora ce ne fosse la possibilità, davanti all’ipotesi di introdurre le preferenze credo che il Pd dovrebbe tornare indietro rispetto alla posizione che ha tenuto fin qui”.

TRA BAGARRE E VOTO SEGRETO – E mentre si scopre che ieri il voto segreto – per la cui attuazione servono almeno 20 richiedenti – sull’emendamento incriminato è stato richiesto da ben 89 senatori, continua la caccia ai franchi tiratori. Una lista che non include il senatore PD Felice Casson, firmatario dell’emendamento e perciò unico a “metterci la faccia”. La bagarre in aula è poi culminata nella sospensione della seduta da parte del presidente Grasso, a causa di un’agitazione che ha procurato addirittura una lussazione alla spalla per la senatrice Laura Bianconi di NCD. Dura la reazione di Grasso: “Quanto avvenuto è un fatto molto grave. È un colpo drammatico alla credibilità del Senato”.

L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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