Vertice migranti UE, ecco di cosa discuteranno i ministri dell’Interno a Innsbruck

Pubblicato il 10 Luglio 2018 alle 16:18 Autore: Giancarlo Manzi
sondaggi politici, vertice migranti

Vertice migranti UE, ecco di cosa discuteranno i ministri dell’Interno a Innsbruck

Domani i ministri dell’Interno dell’Unione Europea si incontreranno in Austria, a Innsbruck, per discutere della questione migranti. Due i temi principali al centro del summit informale: la difesa delle frontiere esterne della UE, molto cara all’Italia; il problema dei cosiddetti movimenti secondari, riguardante tutti quegli immigrati che, dopo l’identificazione da parte dello Stato di approdo, si sono recati successivamente in un altro paese europeo. Problema, quest’ultimo, considerato di primaria importanza da Germania e Austria (con nel mirino proprio lo stivale). Nazioni con le quali Salvini sarà impegnato in incontri bi/trilaterali, prima di quello ‘generale’ previsto per giovedì. Quale sarà, dunque, la linea ‘vincente’? Difficile dirlo.

Certo, nel nostro paese l’incontro di Innsbruck ha scatenato forti frizioni nel governo tra il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e quello della Difesa Elisabetta Trenta. Il capo del Viminale, più volte, ha infatti dichiarato di voler chiudere i porti italiani alle navi impegnate nelle missioni militari, insistendo affinché in Austria il tema fosse posto al centro dell’attenzione dei colleghi. Ma la Trenta, stizzita, ha rimarcato come sul punto la competenza ricada invece sul dicastero da lei guidato. Posizioni poi ammorbidite dopo il vertice a tre tra Di Maio, Conte e lo stesso Salvini. Col leader della Lega costretto a correggere il tiro. Virando, non a caso, sulla difesa delle frontiere esterne. Dunque, nessuna decisione possibile sulle missioni militari.

Vertice Migranti UE: gli argomenti al centro del summit

Il quadro è tutt’altro che semplice da comporre. L’Italia, con Salvini, sembra voler appoggiare l ‘asse dei volenterosi’, insieme ai parigrado Horst Seehofer (Germania) e Herbert Kickl (Austria). Questi ultimi, però, spingono per un accordo funzionale a rimandare indietro decine di migliaia di migranti arrivati nei loro rispettivi paesi dopo essersi mossi da quello di primo approdo. Nella stragrande maggioranza dei casi, manco a dirlo, proprio l’Italia (ad esempio, in Germania si registrano circa 60mila casi di ‘movimenti secondari’ da Roma verso Berlino). In che modo, dunque, conciliare interessi che sembrano fortemente contrastanti?

Il capo del Viminale, come dichiarato, cercherà di imporre linea del governo di Roma. In soldoni, si può così riassumere: pensiamo prima a difendere le frontiere dei paesi terzi. Libia, in particolare. Seguita da stati quali Niger e Ciad, da cui spesso transitano le rotte verso i campi profughi gestiti da Tripoli. Obiettivo: fermare alla fonte le partenze. L’idea di fondo sarebbe, quindi, quella di dare una mano al governo di Al-Sarraji (l’unico riconosciuto dall’Onu), ampliando i centri di accoglienza già presenti in Libia. Ma anche costruendone di nuovi, gestiti dall’Europa, ai confini presenti nel bel mezzo al deserto del Sahara. Punto su cui potrebbe convergere la stessa Austria, nella cui bozza pare figuri proprio la creazione di ‘hot-spot’ fuori dal perimetro della UE. E capaci di accogliere anche chi, arrivato in Europa, verrebbe rimandato indietro verso il Nord Africa.

Vertice migranti UE: ancora scontro Italia-Francia?

Salvini, inoltre, secondo gli spifferi lasciati trapelare da membri del governo sul Mattino, punterebbe ad isolare la Francia. Tant’è che il Viminale non ha ancora risposto alla richiesta del collega transalpino Gerard Coulomb per un incontro faccia a faccia a margine del summit. L’Italia infatti sta giocando con la Francia una partita senza esclusione di colpi per il controllo di quella parte del Mediterraneo, pozzi petrolieri compresi.

Emmanuel Macron sembra il leader più riluttante ad un rafforzamento delle frontiere esterne, gestito in maniera unitaria dall’Europa. Questo forse perché, così facendo, si andrebbero a toccare tutti quegli interessi geopolitici conquistati sul campo (di battaglia) dopo la caduta di Gheddafi. Senza dimenticare la forte influenza dei francesi su alcuni dei paesi che circondano la stessa Libia (Ciad, Niger in primis).

Vertice migranti UE: le missioni militari. E l’impossibilità di ‘toccarle’ (per ora)

Le missioni militari, dunque, non verranno toccate ad Innsbruck. Probabilmente si accennerà soltanto al problema. Ma per ridiscuterne (la Commissione Ue sul punto si è detta disponibile), bisognerà comunque attendere il vertice dei Capi di Stato e Governo europei in programma a settembre. Questione di competenze, insomma. Sono tre le missioni militari attive nel Mediterraneo.

La ‘Eunavformed Sophia‘, partita nel 2015 e a guida italiana. Non si concentra solo sullo smantellamento della rete di trafficanti di esseri umani e al salvataggio in mare (con obbligo di sbarco nel Bel paese). Prevede anche l’addestramento della Guardia Costiera libica, oltre alla raccolta informazioni contro il traffico di armi.

La più recente (febbraio 2018) è ‘Themis’ che ha sostituito ‘Triton’,. Snodo centrale: sorvegliare le frontiere marittime del Meditarreno. Controllando, oltre ai flussi migratori, anche il traffico di droga. Infine, c’è ‘Poseidon’, la missione più ‘anziana’, perché attiva dal 2006. Obiettivi analoghi, con focus però sul Mediterraneo Orientale (Turchia e Grecia).

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