Sondaggi elettorali Europa, luglio 2018: le intenzioni di voto nei Paesi del Nord

Pubblicato il 15 Luglio 2018 alle 13:11 Autore: Emanuele Vena
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Sondaggi elettorali Europa: le intenzioni di voto nei Paesi del Nord

Svezia e Lettonia si preparano a tornare alle urne, mentre nel 2019 toccherà a Finlandia, Danimarca ed Estonia. Scopriamo quale è ad oggi lo scenario nei Paesi del Nord Europa, con una rapida carrellata delle intenzioni di voto in base all’analisi dei sondaggi elettorali condotti dai principali istituti demoscopici dei Paesi presi in esame.

Sondaggi elettorali Europa: le intenzioni di voto in Svezia

La Svezia sarà il primo dei Paesi scandinavi a tornare al voto, previsto per il 9 settembre 2018. Il Partito Socialdemocratico (SAP) del premier uscente Stefan Löfven è in netto calo ma resta la formazione di maggioranza relativa per quasi tutti gli istituti demoscopici, con un consenso medio del 24% (+7% rispetto al 2014). In calo anche i Verdi (MP), partner di minoranza del governo. Con il 4% attuale, registrano un arretramento di circa 3 punti rispetto alle ultime elezioni e si trovano al limite della soglia di sbarramento. Va meglio al Partito della Sinistra (V), che appoggia dall’esterno l’esecutivo di minoranza Löfven: passerebbe dal 5.7% di 4 anni fa al 9% attuale.

Luci ed ombre anche per l’Alleanza per la Svezia, la coalizione conservatrice all’opposizione del governo Löfven guidata dal Partito Moderato (M), accreditato del 20% ed in calo di circa 3 punti rispetto alle ultime elezioni. Va meglio al Partito di Centro (C), con un consenso tra il 9-10% ed in crescita di 3-4 punti rispetto al 2014. Attorno al 5% il consenso dei Liberali, in leggero calo rispetto al 5.4% delle ultime elezioni. Sotto al 4% invece i Cristiano Democratici (KD), che rischiano di restare fuori dal Parlamento.

Il vero exploit elettorale potrebbe però essere registrato al di fuori delle due principali coalizioni. I Democratici Svedesi (SD), formazione euroscettica di destra, sono valutati attorno al 22%. Un vero boom per il partito guidato da Jimmie Åkesson: +10% rispetto al 2014 e la possibilità di eleggere oltre 80 parlamentari. Nettamente sotto la soglia di sbarramento invece Iniziativa Femminista (FI), partito di sinistra femminista dato attorno al 2%.

Sondaggi elettorali Europa: la Finlandia si avvicina al voto del 2019

Le prossime elezioni in Finlandia si terranno nell’aprile 2019. I sondaggi al momento tratteggiano un testa a testa tra i socialdemocratici (SDP) e il Partito di Coalizione Nazionale (KOK), entrambi accreditati di circa il 20% ed in crescita rispettivamente di 4 e 2 punti rispetto al 2015. Dietro di loro il Partito di Centro (KESK) del premier uscente Juha Sipilä, che perde lo scettro di partito di maggioranza relativa ed arretra dal 21.1% delle ultime elezioni all’attuale 16%. La vera sorpresa rispetto al 2015 potrebbero essere però i Verdi (VIHR), valutati al 14% (+6% rispetto a 3 anni fa).

Dietro a questi 4 partiti valutati in doppia cifra c’è il partito populista euroscettico dei Veri Finlandesi (PS), in netta sofferenza dopo l’exploit elettorale del 2015 (17.7%). L’entrata nel governo Sipila ha portato il PS a dover scendere a compromessi, dovendo rinunciare a temi cari come la linea dura nei confronti della crisi greca. Un riposizionamento che ha provocato un’emorragia di consenso alla quale il PS ha reagito promuovendo Timo Soini alla leadership del partito nel giugno 2017.

La radicalizzazione del PS a guida Soini ha provocato la rottura con l’esecutivo Sipila (composto sino ad allora da KESK, KOK e PS) e la scissione dell’ala più moderata del partito, che ha dato origine ad una nuova formazione (SIN) volta a confermare il sostegno il governo. Tutto ciò sembra aver indebolito il consenso del PS, al momento accreditato del 9%, al pari dell’Alleanza di Sinistra (VAS). Va molto peggio invece al neonato SIN, valutato appena all’1%. Attorno al 4% invece sia i Cristiano Democratici (KD) che il Partito Popolare a sostegno della minoranza svedese della popolazione (SFP).

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Sondaggi elettorali Europa: Danimarca, sfida all’ultimo seggio

Anche la Danimarca tornerà alle urne nella prima metà del 2019. Le elezioni del 2015 hanno visto la vittoria di misura del cosiddetto “blocco azzurro” di centrodestra, con 90 seggi sui 179 totali. Ciò ha portato alla nascita di un monocolore liberale (Venstre), con l’appoggio esterno degli altri membri del blocco azzurro.

In un quadro così equilibrato, ogni minima variazione potrebbe rivelarsi decisiva. E al momento i sondaggi sembrano pronosticare un successo sul filo di lana del centrosinistra, segnalato in crescita di 2-3 punti rispetto al 2015. Una variazione che potrebbe portarli a strappare al blocco azzurro almeno 4-5 seggi e tornare alla guida del Paese. Per quanto riguarda le singoli formazioni, confermato il ruolo di partito di maggioranza relativa – e di leader del blocco rosso – per i Socialdemocratici, che restano stabili al 26%. Testa a testa invece nel centrodestra, con i Liberali (Venstre) del premier uscente Lars Løkke Rasmussen e la destra populista del Partito Popolare danese (DF) accreditati entrambi del 19-20%.

Sondaggi elettorali Europa: Norvegia ed Islanda, appuntamento al 2021

Ben più distante il ritorno alle urne in Norvegia, previsto per il 2021. Il voto del novembre 2017 ha visto la conferma del governo di centrodestra, pur con una maggioranza più risicata (88 seggi su 169) rispetto alla legislatura precedente (96 seggi). Dieci mesi dopo, la situazione non sembra particolarmente mutata, con il centrodestra accreditato di 88-89 seggi. La luna di miele sembra favorire i Conservatori (Høyre) del premier Erna Solberg, che oggi sarebbero il primo partito con il 27%, sorpassando i Laburisti (23%, 4 punti in meno del 2017).

Nel 2021 tornerà la voto anche l’Islanda. Le elezioni del novembre 2017 hanno visto la nascita del governo tripartito – che può contare sul sostegno di 35 dei 63 seggi del Parlamento – formato dalla Sinistra-Verde (VG), dal Partito dell’Indipendenza e dal Partito Progressista (FSF). Stando alle ultime rilevazioni, gli euroscettici del Partito dell’Indipendenza si confermano ampiamente il partito di maggioranza, mantenendosi nettamente sopra il 20%. In calo invece gli altri partner di governo. VG del premier Katrín Jakobsdóttir è stimato all’11-12% (rispetto al 16.9 delle ultime elezioni). Attorno al 9% il consenso di FSF, in calo di un paio di punti. In crescita le opposizioni, con i socialdemocratici attorno al 15% (+3%) e il Partito Pirata al 13-14% (+4-5%).

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Sondaggi elettorali Europa: le intenzioni di voto nelle repubbliche baltiche

La Lettonia sarà la prima delle tre repubbliche baltiche a tornare al voto, previsto per il prossimo autunno. I pochi sondaggi in circolazione sembrano prevedere un’ulteriore crescita dei Socialdemocratici (SDPS), già partito di maggioranza relativa nel 2014 con il 23%. A registrare un passo avanti potrebbe essere anche il blocco dei conservatori ecologisti agrari (ZZS) del premier Māris Kučinskis (21.9% nel 2014). In netto calo sembrerebbero invece sia la destra populista di Alleanza Nazionale, che i conservatori-liberali di Unità (rispettivamente 16.6 e 21.9% alle ultime elezioni). A ciò fa da contraltare la probabile crescita della destra europeista ed anticorruzione JKP. Che sembra in grado di superare agevolmente la soglia di sbarramento del 5% (dopo lo 0.9% raccolto 4 anni fa).

Il prossimo anno tornerà al voto anche l’Estonia, dopo le elezioni del marzo 2015 che hanno visto la conferma del Partito Riformatore Estone come formazione di maggioranza relativa. Nonostante il voto di sfiducia al governo Roivas e il passaggio all’opposizione, il partito resta in testa ai sondaggi con circa il 30% dei consensi, in crescita di un paio di punti rispetto al 2015. A seguire il Partito di Centro del premier uscente Juri Ratas, stabile al 25%. In affanno sia i Socialdemocratici (SDE) che i conservatori di Pro Patria (IRL), entrambi al governo prima con Roivas e poi con Ratas. Un “ribaltone” che evidentemente potrebbe non essere premiato dagli elettori, con un calo di consensi stimato rispettivamente del 5 e 7%. In netta crescita invece i nazionalisti euroscettici EKRE, che ad oggi passerebbero dall’8 al 17%.

Mancano ancora 2 anni al ritorno alle urne in Lituania, previsto per l’autunno 2020. Il testa a testa andato in scena nel 2016 tra l’Unione dei Contadini e verdi (LVŽS) e i Democratici cristiani (TS-KD) ad oggi si risolverebbe a favore di questi ultimi, dati al 25% (contro il 23% di LVŽS). Divisa la sinistra, a seguito della scissione all’interno dei socialdemocratici (LSDP) con la conseguente nascita del partito socialdemocratico del lavoro (LSDDP). Entrambi i partiti sono accreditati attualmente dell’8%, complessivamente più del 14.4% registrato dall’LSDP nel 2016. L’ondata euroscettica e populista non risparmia nemmeno la Lituania, con il partito Ordine e Giustizia (PTT) dato al 10%, il doppio rispetto a 2 anni fa.

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L'autore: Emanuele Vena

Lucano, classe ’84, laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna e specializzato in Politica Internazionale e Diplomazia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova. Appassionato di storia, politica e giornalismo, trascorre il tempo libero percuotendo amabilmente la sua batteria. Collabora con il Termometro Politico dal 2013. Durante il 2015 è stato anche redattore di politica estera presso IBTimes Italia. Su Twitter è @EmanueleVena
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