Ponte Milvio: marmi pregiati e tombe emersi, di cosa si tratta

Pubblicato il 16 Luglio 2018 alle 13:06 Autore: Cristina Maciariello
Ponte Milvio

Ponte Milvio: marmi pregiati e tombe emersi, di cosa si tratta

Lo scorso ottobre Acea, la municipalizzata romana responsabile dell’energia elettrica, stava effettuando dei semplici lavori sulle condutture elettriche in via Capoprati, sotto al tratto del lungotevere maresciallo Diaz che costeggia Ponte Milvio, quando gli operai addetti ai lavori hanno iniziato a scorgere mosaici e pavimentazioni di evidente pregio. Questa scoperta ha dato vita a quello che è stato battezzato come “l’enigma del Palazzo sul Tevere“.

Il misterioso Palazzo di via Capoprati

Il cantiere – dove sono stati scoperti anche alcuni mosaici colorati – è stato affidato alla Soprintendenza che in collaborazione con Acea ha allargato lo scavo (nonostante la zona considerata fosse molto incerta dal punto di vista idrogeologico) portando alla luce il palazzo misterioso. Il soprintendente all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio, Francesco Prosperetti – al quale è stato affidato lo scavo di Ponte Milvio – ha raccontato come la posizione dello stesso abbia costretto i lavori archeologici a subire uno stop durante l’inverno, dovuto al fatto che questa è l’area di espansione delle piene del fiume Tevere.

Edificio del III secolo d. C. ritrovato grazie ai lavori sulle condutture elettriche

Gli scavi guidati dall’archeologo Giovanni Ricci hanno permesso di scoprire che si tratta di una complessa stratificazione di più costruzioni. Ci sono murature appartenenti a una fase più antica, probabilmente risalente al I secolo d. C. e poi un edificio, completamente ricostruito risalente al IV secolo d. C., dotato di una sala rettangolare, con un lussuoso pavimento di marmo pregiato, di una aula absidata, due grandi strutture circolari, e un’area di sepoltura, che curiosamente presenta tre tombe differenti: una cappuccina, una realizzata con anfore africane e una a cuba.

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I cavi dell’elettricità aggirano lo scavo archeologico di Ponte Milvio

La stratigrafia ci mostra, dunque, due fasi, la prima, la più antica testimonia l’esistenza di attività produttive,  probabilmente l’edificio era un impianto di tipo produttivo e artigianale, ed è stato sostituito nel III secolo da un edificio impreziosito e decorato su mura e pavimenti da marmi pregiati. La funzione che il palazzo di Ponte Milvio ha avuto è per ora un mistero, e probabilmente lo rimarrà, data anche l’impossibilità di riportare alla luce l’intero edificio, poiché si estende al di sotto del lungotevere. Inoltre, l’intero scavo non potrà rimanere aperto, a causa della sua delicata posizione, anzi, presto sarà ricoperto affinché si conservi e preservi.

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