Legittima difesa: contratto governo, Salvini coinvolge lobby delle armi?

Pubblicato il 16 Luglio 2018 alle 17:09 Autore: Giancarlo Manzi
legittima difesa

Legittima difesa: contratto governo, Salvini coinvolge lobby delle armi?

Lobby delle armi e legittima difesa. Due parole di per sé legate a filo doppio. A rendere ancora più armonioso l’accostamento, un documento firmato da Matteo Salvini in piena campagna elettorale scovato da Repubblica.

È l’11 febbraio, racconta il quotidiano. Il futuro Ministro dell’Interno visita l’Hit Show di Vicenza, la fiera delle armi più famosa in Italia. Ed è qui che viene sottoscritto il testo in otto punti. Con cui, si legge, Salvini si impegna a “coinvolgere e consultare il Comitato Direttiva 477 e le altre associazioni di comparto ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul diritto di praticare l’attività sportiva con armi e/o venatoria, o su quello più generale a detenere e utilizzare legittimamente a qualsiasi titolo armi; richiedendone la convocazione presso gli organi legislativi o amministrativi in ogni caso si renda opportuno udirne direttamente il parere”.

Legittima difesa e lobby delle armi: il Comitato D-477

A spiegare a Repubblica cos’è il D 477 è il presidente Giulio Magnani. Il quale afferma che il Comitato nasce per tutelare i cittadini che possiedono armi da fuoco nel nostro paese. Ma anche per rappresentare gli interessi della Firearms United, potente lobby delle armi.

In più, sul sito del D-477, figurano alcuni sponsor. Tra cui la propaggine italiana di Brownells, multinazionale con sede nello stato dello Iowa (USA). Il capo di Brownells, nel 2017, è diventato il leader del National Rifle Association. Una delle lobby americane del settore che più da vicino ha aiutato Trump nella sua scalata verso la Casa Bianca.

Legittima difesa e lobby delle armi: il documento firmato da Salvini

Il documento in questione inizia così: “Assunzione pubblica di impegno a tutela dei detentori legali di armi, dei tiratori sportivi, dei cacciatori e dei collezionisti di armi”. In calce la firma da Salvini. E, onor di cronaca, anche di altri 12 candidati alle politiche: 8 della Lega e 2 a testa per Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Nel testo c’è un accenno chiarissimo alla ‘legittima difesa’. Tema su cui la Lega ha già presentato un disegno di legge. In sostanza, la proposta punta a cancellare la proporzionalità tra difesa e offesa, prevista dalle normative vigenti. Obiettivo: dare la possibilità ai cittadini di aprire il fuoco (se in possesso di regolare porto d’armi) contro chi viola il proprio domicilio. Ma senza troppi patemi d’animo.

Tornando al documento, Salvini si vincola anche a “a tutelare prioritariamente il diritto dei cittadini vittime di reati a non essere perseguiti e danneggiati (anche economicamente) dallo Stato e dai loro stessi aggressori”.

Legittima difesa e lobby delle armi: la direttiva 477 e il mercato

Il Comitato in questione si chiama così per via di una direttiva Europea sulle armi (appunto la 477), di recente modificata da Bruxelles. E che ora attende di essere recepita dall’Italia. L’ultima mossa, in questo senso, l’ha fatta il governo Gentiloni approvando uno schema di decreto legislativo. Lo scorso 22 giugno, intanto, sono scaduti i termini per i pareri nelle appositi commissioni. L’attuale maggioranza, però, è riuscita a far slittare il tutto al 31 luglio.

Dove è il punto? Secondo Repubblica, importante sarà capire in che modo il nostro paese recepirà le modifiche imposte dalla Ue. E qui torniamo al documento di Vicenza. Salvini infatti, al punto 4, si impegna in tal senso, con un esplicito riferimento proprio al recepimento della stessa direttiva.

Certo, stando ad alcuni siti specializzati del settore, le nuove norme sarebbero più stringenti in fatto di armi. Ma potrebbero ballare grosse cifre, a seconda di come verrà gestito questo passaggio, da Bruxelles a Roma. Da qui, la continua attenzione delle lobby all’iter della direttiva. E i contatti mai interrotti tra la Lega e la D-477 dopo le politiche, come testimonia lo stesso presidente Magnani a Repubblica.

Legittima difesa e lobby delle armi: i poligoni privati

A preoccupare le lobby delle armi, inoltre, è anche il regolamento sui poligoni privati. Due i luoghi in Italia in cui è possibile sparare. La rete dei ‘Tiro a Segno nazionale’ (Tsn). Strutture dove sicurezza e controlli rigorosi sono all’ordine del giorno.

E, appunto, i poligoni privati. Nei quali, spesso, sembra accadere tutto il contrario. Dal 2010 si attende un regolamento per mettere ordine a questo caos. Pareva esserci riuscito il predecessore di Salvini al Viminale, Marco Minniti. I cui uffici avevano preparato una bozza di decreto ad hoc. Ma il Comitato D-477 e altre associazioni del settore, con continue pressioni, sono riuscite evidentemente a fermare il processo.

In una interrogazione parlamentare durante la scorsa legislatura infatti, la leghista Anna Bonfrisco, ha chiesto a Minniti di porre la massima attenzione sui possibili effetti che il nuovo regolamento avrebbe prodotto in termini di occupazione. Da allora, tutto fermo. Bozza bloccata. E settore che continua a macinare milioni di euro.

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