Legge di Bilancio 2019: pensioni, flat tax e aumento IVA. Cosa contiene

Pubblicato il 10 Gennaio 2019 alle 06:15 Autore: Giovanni De Mizio

La legge di bilancio 2019 potrebbe contenere solo una parte delle promesse elettorali di Lega e M5S. E anche in forma ridotta costerà oltre 36 miliardi.

Legge di Bilancio 2019 pensioni, flat tax e aumento IVA. Cosa contiene
Legge di Bilancio 2019: pensioni, flat tax e aumento IVA. Cosa contiene

Dalla riforma pensioni alla flat tax: novità Legge di Bilancio 2019


La Legge di bilancio 2019 si preannuncia una traversata del deserto, con il rischio che la maggioranza si spacchi e si vada alle urne. Fra manovre necessarie e manovre desiderate, infatti, potrebbero non esserci abbastanza soldi per realizzare tutte le promesse entro il prossimo anno.

Legge di bilancio 2019: fermare gli aumenti IVA

Come prima cosa il Governo dovrà trovare 12,5 miliardi di euro per evitare che scatti un aumento dell’IVA, dal 22 attuale al 24,2% nel 2019 al 25% nel 2021. Senza interventi, inoltre, l’aliquota ridotta applicata ai servizi turistici, ad alcune operazioni edilizie e ad alcuni prodotti alimentari passerà all’11,5% nel 2019 e al 12% nel 2020. Attualmente è al 10%.

M5S e Lega sono d’accordo su questa misura.

Legge di bilancio 2019: la flat tax (che non è una flat tax)

Uno dei cavalli di battaglia della Lega, la riforma IRPEF vorrebbe tagliare le aliquote dalle attuali cinque fino a due: 15% per i redditi fino a 80000 euro, 20% oltre. Il problema è che introdurre questa misura in un colpo solo creerebbe un buco nero nel bilancio (50 miliardi). Motivo per cui l’ introduzione sarà, al massimo, graduale.

Le ultime notizie prevedono come destinatarie le partite IVA: il governo potrebbe introdurre un’aliquota unica al 15% fino a 65000 euro di reddito. Il costo sarebbe di “soli” 3,5 miliardi.

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Legge di bilancio 2019: la riforma delle pensioni e quota 100

La maggioranza punta all’introduzione di Quota 100, somma di età anagrafica e età contributiva, nella Legge di bilancio 2019. A regime la misura costerebbe 7-8 miliardi, ma probabilmente verranno introdotti requisiti più stretti per abbassarne il costo.

Fra le ipotesi c’è l’introduzione dell’età anagrafica minima di 64 anni e ricalcolo contributivo. In altre parole, l’importo della pensione verrebbe tagliato.

Il costo sarebbe di 3,5 miliardi, ma al momento il ministro dell’Economia Tria ne avrebbe trovati soltanto 2,5. L’altro miliardo potrebbe arrivare dallo stop all’APE social, che permette il ritiro anticipato dal lavoro a quota 93 (63+30). I soggetti interessati dall’APE social (fra cui disoccupati, invalidi e occupati in lavori gravosi) vedrebbero quindi aumentarsi l’età pensionabile.

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Legge di bilancio 2019: il reddito di cittadinanza (che non è un reddito di cittadinanza)

Reddito di cittadinanza: cavallo di battaglia del M5S, per il viceministro dell’Economia Laura Castelli costa 17 miliardi. Si tratterebbe non di un reddito di cittadinanza quanto di un sussidio che andrebbe a beneficio delle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà.

Secondo l’ISTAT sono 2,76 milioni le famiglie in questa situazione, per un totale di 8,3 milioni di persone.

Il sussidio integrerebbe il reddito fino alla soglia di povertà, grossomodo 780 euro al mese. Quindi solo i poveri a zero reddito riceverebbero il sussidio completo: si parla di 390 mila famiglie.

Le coperture verrebbero per metà dal cosiddetto bonus Renzi (gli 80 euro, per capirci). Si tratta quindi di 9 miliardi che verrebbero tolti ai lavoratori dipendenti che guadagnano fra gli 8000 e il 26000 euro l’anno (circa). Si tratta, quindi, di un campo minato.

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Legge di bilancio 2019: le coperture

Realizzare queste misure costerebbe quindi circa 36 miliardi, e non sono le uniche promesse fatte dal governo Lega-M5S. Fra le coperture non citate potrebbero esserci anche misure meno popolari, come il taglio delle tax expenditures, che avrebbero come effetto pratico un aumento delle tasse.

L’ unico aumento delle tasse propriamente detto sarebbe il taglio della deducibilità degli interessi passivi per banche e assicurazioni. E a pagarlo sarebbero comunque i cittadini.

La copertura “regina”, comunque, resterebbe la flessibilità, alias l’aumento del deficit. Come i precedenti governi, anche quello attuale cercherà di trattare con l’UE ogni spazio di flessibilità possibile.

La differenza, stavolta, è la corda potrebbe rompersi.

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