Visita fiscale Inps: malattia negata senza controllo medico. Chi rischia

Pubblicato il 8 Aprile 2019 alle 06:05 Autore: Daniele Sforza

In merito alla visita fiscale Inps ci si domanda se il periodo di malattia possa essere negato al lavoratore senza controllo medico. Ecco le ultime novità.

Visita fiscale Inps: malattia negata senza controllo medico
Visita fiscale Inps: malattia negata senza controllo medico. Chi rischia

Malattia negata al lavoratore, cosa dice la legge


La visita fiscale Inps è un universo su cui continuano a rincorrersi domande, dubbi, questioni e risposte su orari e molti altri aspetti. In questo articolo affronteremo alcuni casi poco discussi riguardanti le assenze per malattia. E lo faremo soffermandoci anche su quelle strategiche e su una recente sentenza del Tribunale di Roma (Sez. Lavoro) che potrebbe cambiare le carte in tavola. Ma procediamo con ordine e iniziamo a capire se la malattia possa essere negata senza controllo medico o con visita medica positiva. Ovvero qual è il potere del datore di lavoro (e del lavoratore stesso) nei confronti della prognosi certificata dal medico.

Visita fiscale Inps: malattia negata e rientro anticipato

Un lavoratore si assenta per malattia e dunque è soggetto alla visita fiscale Inps. Mettiamo il caso in cui questa non arrivi, oppure arrivi e dia esito positivo, certificando così la malattia e confermando il periodo di prognosi. Il lavoratore potrà tornare al lavoro quando sarà completamente guarito e al tempo stesso non dovrà mettere a repentaglio il processo di guarigione. Quest’ultima dovrà essere tale da non consentire un eventuale contagio tra i suoi colleghi. Tuttavia a lavoro hanno bisogno di lui e il datore di lavoro vorrebbe anticiparne il rientro per delle urgenze da sbrigare. Può farlo? La risposta è negativa.

Il datore di lavoro e il lavoratore stesso hanno davvero poco potere nel cambiare la tempistica del periodo di malattia. Quindi, se da un lato il datore di lavoro può controllare il lavoratore anche tramite investigatore privato onde individuare una condotta scorretta, dall’ altro non può ordinargli il rientro anticipato rispetto alla fine del periodo prescritto. E neppure il lavoratore può rientrare prima perché si sente meglio, anche se questa eventualità rientra in una casistica piuttosto rara.

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Visita fiscale Inps: assenze strategiche per malattia, nuova sentenza

Il sistema della visita fiscale Inps, con il cervellone per ora messo in stallo, è finalizzato a contrastare i furbetti delle assenze strategiche. Ovvero coloro i quali si assentano dal lavoro per malattia sempre a ridosso di weekend e giorni festivi, di fatto prolungando i periodi vacanzieri. Come riporta Il Giornale, una sentenza del Tribunale di Roma Sezione Lavoro ha però dato una speranza ai datori di lavoro che finora si sono visti con le mani legate di fronte a questo spiacevole fenomeno. Il Tribunale ha infatti riconosciuto legittimo il licenziamento nei confronti di dipendenti che usano ferie, permessi e assenze per malattia a ridosso di weekend e giorni festivi. Soprattutto una reiterata condotta in questo senso e quindi un ingente numero di assenze porta il lavoratore a generare scarso rendimento e quindi ad arrecare danno nei confronti del datore di lavoro.

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Nel caso specifico una dipendente si era assentata 120 giorni su 248 di lavoro. Praticamente la metà. Il ricorso al giudice effettuato dalla dipendente è stato tuttavia rigettato dal Tribunale capitolino, che ha fatto riferimento alla sentenza n. 18678/2014 della Corte di Cassazione. In questa viene precisato che le assenze strategiche effettuate in grande quantità “davano luogo a una prestazione lavorativa non sufficientemente e proficuamente utilizzabile per la società rivelandosi la stessa inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale così da giustificare il provvedimento risolutorio”.

Si tratta di una novità importante, che si aggiunge alla legittimità del licenziamento nei casi di superamento del periodo di comporto relativamente alle assenze per malattia del lavoratore.

Secondo l’avvocato Roberto Podda, intervistato dal quotidiano milanese, qualora tale sentenza dovesse trovare un seguito “nelle corti di merito o fosse fatta propria dalla Cassazione, diverrebbe essenziale per stabilire la legittimità di un licenziamento intimato in casi simili”; questo riguarderebbe non solo il numero di assenze per malattia, ma anche la collocazione delle stesse posta in modo strategico.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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