Bonus 80 euro e stipendi 2019 a rischio, mancano i fondi per gli aumenti

Pubblicato il 16 Ottobre 2018 alle 07:15 Autore: Daniele Sforza
Bonus 80 euro e stipendi 2019: aumenti a rischio

Bonus 80 euro e stipendi 2019 a rischio, mancano i fondi per gli aumenti

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Oltre a flat tax, Quota 100 e reddito di cittadinanza, ci sono altre misure che avrebbero bisogno di uno stanziamento di fondi. Si parla più nello specifico di bonus 80 euro e aumento degli stipendi degli statali. Due voci che non trovano molto spazio nella cronaca attuale, oberata di informazioni e aggiornamenti sulle misure principe del governo Lega-M5S. Ma che comunque destano più di qualche preoccupazione. A rispolverare la questione ci ha pensato Anief, che per voce del presidente Marcello Pacifico, ha puntato i riflettori sull’argomento. A preoccupare di più il mancato aumento degli stipendi per i dipendenti statali e il destino dell’elemento perequativo, che scadrà il 31 dicembre 2018.

Bonus 80 euro 2019: quale destino?

Per il bonus 80 euro potrebbero non esserci grossi problemi. Le ultime notizie a riguardo parlano di una rimodulazione di questo beneficio, che da supplemento in busta paga potrebbe trasformarsi in una detrazione dalle imposte dovute. Ciò permetterebbe di sbloccare immediatamente le risorse finalizzate al finanziamento delle misure previste senza togliere il beneficio del bonus Renzi. Dunque, quest’ultimo potrebbe non essere più erogato in busta paga, ma essere convertito in detrazione. La preoccupazione potrebbe però ruotare attorno a chi fino al 31 dicembre 2018 ne ha diritto, con l’aumento degli scaglioni di reddito annuo da non superare per la sua percezione. Il che sposta l’attenzione su un altro problema ben più evidente.

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Il 2019 potrebbe iniziare male per i dipendenti statali, visto che l’aumento di stipendio introdotto con non poche fatiche quest’anno potrebbe già terminare per alcuni lavoratori. Servirebbero 4 miliardi di euro per prorogare l’elemento perequativo e ben 30 miliardi per trascinare gli stipendi pubblici al di sopra dell’inflazione. Numeri che diventano utopici per chi ipotizza una loro magica comparsa.

Basandosi sulla Nota di aggiornamento al Def non sembra esserci spazio per quelle che potrebbero essere considerate legittimamente altre importantissime priorità. Non solo il 31 dicembre 2018 scadrà l’elemento perequativo, ma gli stipendi degli statali, a causa del mancato aumento, potrebbero essere perfino più bassi di quelli odierni. “Se non si trovano i soldi, gli insegnanti avranno ancora meno soldi in tasca”, ha dichiarato Pacifico. “Si tratta di una circostanza inammissibile. Basti pensare che già oggi gli stipendi dei lavoratori pubblici restano sotto il costo della vita di almeno il 5%”.

I 4 miliardi citati dal presidente Anief servirebbero sia per rinnovare il bonus 80 euro, sia per finanziare l’aumento degli stipendi. Non bisogna poi dimenticare tutti gli altri stipendi pubblici, che andrebbero allineati all’inflazione, salita di 20 punti negli ultimi 12 anni. Da qui la necessità di 30 miliardi di euro, che con ogni probabilità resterà inevasa.

Ma il problema è anche un altro, se vogliamo, più etico. “Non ci si può preoccupare solo di chi non lavora o di chi accede alla pensione sociale. Bisogna anche approvare delle norme eque, che non arrivino a scoraggiare chi un lavoro ce l’ha e presta quotidianamente un servizio professionale per lo Stato”. Il problema si rifletterà logicamente anche nel futuro, trasformandosi in un problema pensionistico. Secondo l’Anief, uno stipendio di 1.500 euro sfocerebbe in una pensione da 750-800 euro di media.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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