Visita fiscale Inps: controlli ripetuti causano mobbing? Quando è reale

Pubblicato il 8 Aprile 2019 alle 06:00 Autore: Daniele Sforza

In merito alla visita fiscale Inps ci si chiede se controlli ripetuti possano causare mobbing nei confronti del lavoratore. Facciamo un po’ di chiarezza.

Visita fiscale Inps: controlli ripetuti mobbing
Visita fiscale Inps: controlli ripetuti causano mobbing? Quando è reale

Mobbing e visita fiscale, i casi possibili


Chi è assente dal lavoro per malattia è soggetto a visita fiscale Inps. Con l’introduzione del Polo Unico, la visita medica di controllo può essere ripetuta anche più volte al giorno. Tuttavia, qualora l’azienda dovesse ordinare più visite fiscali nei confronti del dipendente, potrebbe manifestare un atteggiamento persecutorio nei suoi riguardi. E il lavoratore assente per malattia potrebbe divenire vittima di mobbing.

Non sempre è così, ovviamente. Mettiamo il caso di un dipendente abituato ad assentarsi a ridosso dei giorni festivi e dei weekend adducendo malattie inesistenti. O che sul posto di lavoro abbia dei comportamenti non rispettosi nei confronti dell’azienda. Il controllo da parte del datore di lavoro sarebbe legittimato come conseguenza della condotta del suo lavoratore.

Tuttavia, prendiamo ora l’ipotesi di un lavoratore assente per malattia a causa di disturbi ansiosi-depressivi; la “persecuzione” del datore di lavoro nei confronti del suo dipendente potrebbe aggravare tale stato, con la conseguenza che il lavoratore potrebbe essere assente più del previsto, proprio per colpa dell’aggravarsi del disturbo.

Visita fiscale Inps ripetuta: mobbing e licenziamento

La sentenza n. 22538/2013 della Corte di Cassazione ci viene in aiuto sul caso sopra riportato, in quanto stabilisce che se il rapporto di lavoro viene interrotto dal datore di lavoro perché il dipendente prolunga il suo periodo di malattia a causa di mobbing, allora il licenziamento risulta illegittimo. Il caso affrontato dagli Ermellini riguardava un lavoratore oberato da pressioni ingiustificate da parte dell’azienda, caratterizzate da sanzioni e visite fiscali eccessivamente ripetute (una quindicina in 90 giorni).

Tornando indietro nel tempo, si deve far riferimento anche alla sentenza n. 475/1999 della Corte di Cassazione Civile, che giudicava illegittima la richiesta di reiterate visite fiscali nei confronti di una lavoratrice che soffriva di ansia e depressione, perché aggravanti la situazione clinica della dipendente. Sotto questo aspetto risulta interessante anche la sentenza n. 425/2006 del Tribunale di Bologna, nella quale si riteneva l’incessante ripetizione di visite fiscali (una quarantina in 90 giorni) possibile azione rientrante nelle pratiche di mobbing.

Visita fiscale Inps: cos’è il mobbing

Ma quando si manifesta il triste fenomeno del mobbing? Quando il lavoratore subisce una serie di atteggiamenti ostili, che possono derivare sia dal datore di lavoro, sia dai suoi colleghi. Le conseguenze di questi atteggiamenti vessatori e persecutori, prolungati nel tempo, possono causare danni fisici e psichici al soggetto che ne soffre. Da un lato perché causati da un ingente quantitativo di stress, che può ripercuotersi sul fisico, determinando malattie più o meno serie; dall’altro perché potrebbe generare – o peggiorare – disturbi ansiosi e depressivi. Che poi risultano essere patologie per le quali ci si può assentare dal lavoro causa malattia. E si è dunque soggetti a visita fiscale.

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Ma sui disturbi depressivi, qualora il medico di base lo ritenga opportuno, non vige l’obbligo di restare al proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità; proprio perché, anche secondo la recente giurisprudenza, restare al chiuso potrebbe peggiorare il disturbo ansioso-depressivo.

Questo non significa che non sia possibile ricevere due visite fiscali nello stesso giorno, con la seconda ordinata dal datore di lavoro per verificare ulteriormente l’esito (positivo) della prima. O meglio, questa risulta essere una richiesta legittima, almeno dal 2018. Per parlare di mobbing, l’intenzione persecutoria deve essere opportunamente provata; magari da altri atteggiamenti e comportamenti delegittimanti subiti sul posto di lavoro. Dunque, concludendo, nell’eventualità il datore di lavoro che abbia praticato mobbing nei confronti del dipendente alla fine lo licenzi, il dipendente potrà fare ricorso, aiutato da un legale, sostenendo la propria tesi con tutte le prove del caso. Se infatti un lavoratore in malattia viene allontanato (ultimo step del processo di mobbing), il licenziamento risulta illegittimo.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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