Rischio bancario italiano: spread e banche, la situazione del 2018

Pubblicato il 30 Ottobre 2018 alle 06:30 Autore: Giovanni De Mizio
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Rischio bancario italiano: spread e banche, la situazione del 2018

Cosa rischiano le banche italiane nel 2019


Rischio bancario italiano: spread e banche, la situazione a ottobre 2018

In un articolo precedente abbiamo fatto un ripasso su cos’è lo spread e come viene definito. In breve, è una misura che prova a sintetizzare lo stato di salute delle finanze di un Paese secondo i mercati (ovvero l’insieme degli investitori, dalle grandi banche ai fondi pensione ai piccoli investitori).

Se lo spread aumenta, significa che il mercato ritiene che stia peggiorando lo stato di salute di una Nazione. Per il nostro Paese questo implica un forte aumento del rischio bancario italiano, perché le banche sono molto legate all’Italia avendo in portafogli molti titoli di Stato.

Essendo la finanza il “sistema circolatorio” dell’economia di un Paese, ogni sua malattia si diffonde anche nel resto dell’organismo. E quindi su aziende e persone fisiche. L’aumento dello spread, dunque, non riguarda soltanto i banchieri, ma anche il cittadino comune.

Rischia bancario italiano: come la “malattia” dello spread si trasmette alle banche

Se lo spread aumenta perché aumentano i tassi di interesse sui BTP vuol dire che i BTP stanno perdendo valore. Dal momento che le banche italiane hanno molti BTP in portafogli (anche se meno rispetto a qualche anno fa), se cala il valore dei BTP cala il valore delle banche stesse.

Per la precisione si dice che si deteriora il livello di patrimonializzazione della banca. In breve, per evitare che si ripetano le crisi bancarie degli anni scorsi (con conseguenti salvataggi a carico dei contribuenti), abbiamo deciso attraverso i nostri governi che le banche debbano avere una certa quantità di denaro (capitale) come “cuscinetto” che deve assorbire eventuali problemi. In pratica è una sorta di garanzia.

Se cala il valore dei BTP, questo cuscinetto diventa più debole. Come avviene anche per i titoli di Stato, se ci sono minori garanzie chi vuole prestare denaro alla banca richiederà una remunerazione più alta.

Negli ultimi mesi la garanzia è diventata più debole a causa dell’aumento dei rendimenti (ovvero dello spread) e il rischio bancario italiano è salito; di conseguenza gli investitori richiedono un rendimento più elevato alle banche.

Si tratta di un processo che avverrà molto gradualmente e molto lentamente se il livello dello spread dovesse rimanere sui livelli attuali (circa 300 a metà ottobre). Potrebbe accelerare se i rendimenti dovessero salire, mentre rallenterebbe se i rendimenti dovessero calare nei prossimi mesi.

Rischio bancario italiano: dalle banche all’economia reale

Se aumentano i rendimenti richiesti, aumentano i costi per le banche. E cosa fanno tutte le aziende (e quindi le banche) quando aumentano i costi? Due cose: o tagliano altre spese o aumentano le entrate (o una combinazione delle due cose). Nel primo caso parliamo, per esempio, di licenziamenti, cassa integrazione, riduzioni di orario, eccetera.

Il secondo caso è più interessante. A fronte dell’aumentato rischio bancario italiano, l’istituto di credito richiederà tassi di interesse più elevati ai propri debitori, cioè chi ha mutui e prestiti.

Chi ha un mutuo variabile potrebbe vedere aumentare la propria rata, mentre chi vuole accendere un nuovo mutuo o un nuovo prestito dovrà mettere in conto di dover pagare più soldi. Questo processo, lo ripetiamo, avverrà lentamente se le cose resteranno come sono adesso.

Con questo meccanismo il rischio bancario italiano, come un tumore in metastasi, si trasmette alle aziende. Sono aumentati i costi, per cui le aziende o fanno dei tagli (licenziamenti) o aumentano i prezzi. Se questo non basta, le aziende chiudono e la gente perde il lavoro.

Attraverso le imprese infine il rischio bancario italiano raggiunge la sua destinazione finale: i consumatori, cittadini e contribuenti attraverso maggiori costi, maggiori tasse e minori stipendi.

Rischio bancario italiano: un circolo vizioso

Ma non è finita qui. I cittadini che hanno perso il lavoro non pagano più tasse, e magari non riescono più a far fronte a spese “obbligatorie” come i mutui. L’aumento dei prezzi costringe i consumatori a consumare meno. Le aziende guadagnano meno, e magari non riescono a pagare mutui e prestiti, o lo fanno con maggiori difficoltà.

Questo stress si trasmette alle banche, le cui finanze si deteriorano; peggiorano anche i conti pubblici, perché si riducono le entrate (le tasse) mentre aumentano le spese (le indennità di disoccupazione, per esempio). Questo provoca un aumento dello spread e il ciclo ricomincia da ccapo.

Attraverso questo semplice quanto devastante meccanismo un aumento sostenuto e prolungato dello spread si riflette in un peggioramento delle condizioni economiche degli italiani.

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Foto in copertina: PxHere (CC-0)