Busta paga: compensi extra fanno reddito, la sentenza

Pubblicato il 4 Novembre 2018 alle 06:35 Autore: Guglielmo Sano
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Busta paga: compensi extra fanno reddito, la sentenza

Busta paga e compensi extra, come si sommano


La giurisprudenza italiana ha assunto un chiaro indirizzo negli ultimi anni sui compensi extra in busta paga e non. In pratica, se il datore di lavoro corrisponde con continuità un bonus al proprio lavoratore, in caso di nascita di un contenzioso, i giudici tendono a considerare tale bonus come un diritto acquisito dal lavoratore stesso.

Insomma, tale somma non va restituita anche se, per esempio, non sussiste più la situazione che ne aveva determinato la concessione e il datore di lavoro continua per una serie di motivi a erogarla (salvo poi richiederne, appunto, la restituzione, una volta accortosi dell’errore). Ciò perché, con l’erogazione continuativa del bonus, in breve, il lavoratore ormai dà per scontato di poter disporre di quella cifra.

Busta paga: una sentenza che conferma l’attuale indirizzo

La sentenza in questione ha preso in esame il caso di un lavoratore a cui erano corrisposti dei compensi extra a titolo di rimborso spese. Questi hanno poi assunto una forma continuativa nonostante fosse venuto a mancare il motivo che ne aveva determinato l’iniziale concessione. Quindi, è arrivato il momento in cui il datore di lavoro ha preteso di non erogare più tali compensi extra e di tornare alla retribuzione prevista dal contratto. Il lavoratore, però, pensava di poter contare su quelle somme in quanto ormai credeva facessero parte integrante del suo stipendio.

I magistrati hanno dato ragione a quest’ultimo perché, in breve, in busta paga non era espressa in modo chiaro la natura di quelle cifre. Il datore di lavoro avrebbe potuto pretenderne la restituzione se ne avesse quantomeno indicato lo scopo. In pratica, senza indicazioni di sorta, il lavoratore può considerarli in maniera legittima, come si diceva, facenti parte del proprio stipendio.

Inoltre, il datore di lavoro avrebbe potuto chiederne la restituzione anche se fosse stato in grado di dimostrare la cifra su cui si era accordato con il lavoratore alla sottoscrizione del rapporto; solo in base alle cifre dell’accordo iniziale sarebbe stato possibile definire gli extra. Il Tribunale ha stabilito che la mancanza di questo genere di indicazione non può ricadere sul dipendente.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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