Contributi Inps 2018 e Quota 100: calcolo oltre 38 anni, ecco come si fa

Pubblicato il 22 Dicembre 2018 alle 11:39 Autore: Daniele Sforza
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Contributi Inps 2018 e Quota 100: calcolo oltre 38 anni, ecco come si fa

Quota 100 oltre 38 anni, come si calcola l’ uscita


Il 2019 sarà l’anno di Quota 100 e in molti chiedono come saranno conteggiati i contributi Inps supplementari a quelli richiesti per accedere al nuovo regime di pensione anticipata. Precisiamo subito che su Quota 100 attendiamo ancora l’ufficialità, pertanto al momento possiamo scrivere solo quanto sappiamo, non sapendo se ci saranno delle modifiche nei prossimi giorni.

Contributi Inps con Quota 100: cosa succede dopo i 38 anni

Ad esempio, inizialmente si era parlato di Quota 100 con un paletto riguardante i contributi figurativi, per i quali era previsto un massimo di 2-3 anni. Ultimamente questo paletto sembra essere sparito e l’unico limite previsto sarà quello degli anni di contributi (38) e quindi di età (62). Quota 100 potrebbe quindi diventare Quota 101 se il requisito contributivo maturerà a 63 anni, fino ad arrivare a Quota 107 con 66 anni di età e 41 anni di contributi.

Chi ha versato più anni di contributi dovrebbe quindi ricevere un importo più alto sull’ assegno. Resta però sempre da capire quanto e quando sia conveniente accedere al regime di Quota 100, ma su questo punto i calcoli si potranno fare solo quando Quota 100 sarà definitivamente ufficiale e potrà quindi essere analizzata nel dettaglio.

Contributi Inps e Quota 100: il metodo di calcolo

Tuttavia il calcolo dei contributi per Quota 100 risponderà al solito meccanismo.

  • Sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011; poi sistema contributivo per chi ha più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • Sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995; poi calcolo contributivo per chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;
  • Calcolo interamente contributivo: per chi non ha versato contributi al 31 dicembre 1995.

 Contributi Inps con Quota 100: come calcolare

Andiamo a vedere come funziona il calcolo della pensione con i 3 sistemi, ovvero retributivo, contributivo e misto.

Metodo retributivo

Il primo metodo è quello retributivo (fino al 31 dicembre 2011) e poi contributivo per chi ha più di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. In questo caso il calcolo sarà basato sulle media delle retribuzioni/reddito d’impresa degli ultimi anni di lavoro fino al 31 dicembre 2011. Il calcolo sarà dunque più complesso rispetto a quello che vigeva nell’epoca pre-Fornero. Chi ha maturato i requisiti prima dell’introduzione della novità esistevano infatti 2 Quote.

  • Quota A: retribuzioni ultime 260 settimane (dipendente) o 520 (autonomo) per il numero di settimane accreditate dall’inizio dell’attività fino al 31 dicembre 1992;
  • Quota B: retribuzioni ultime 520 settimane (dipendente) o 780 (autonomo) per il numero di settimane accreditate dal 1° gennaio 1993 alla fine del rapporto di lavoro e conseguente accesso alla pensione.

Come riporta Pmi, l’operazione preliminare da fare è calcolare la retribuzione media settimanale, sommando la retribuzione complessiva delle ultime settimane di lavoro con la rivalutazione su base Istat e dividere infine il risultato per il numero di settimane (260 per dipendenti, 520 per autonomi).

A questo punto bisognerà moltiplicare la retribuzione media settimanale per il numero delle settimane accreditate dall’inizio dell’attività lavorativa fino al 1° gennaio 1993. E infine moltiplicare il risultato per la cosiddetta aliquota di rendimento. Lo stesso calcolo andrà fatto per la Quota B. Pertanto, sommando la Quota A alla Quota B, si avrà come risultato l’importo della pensione lorda mensile.

Pensione anticipata 5 anni: come funziona il cumulo della contribuzione

Metodo contributivo

Per ottenere il risultato della pensione tramite il calcolo con il sistema contributivo, il lavoratore dipendente dovrà sommare le retribuzioni annue e da queste rilevare il 33% dei contributi. Il risultato finale sarà il montante, rivalutato ogni anno per i tassi di capitalizzazione. Al montante andrà poi applicato il coefficiente di trasformazione. Quest’ultimo non è fisso, ma cambia in base all’ anno di riferimento (ogni biennio dal 2019) e all’ età del lavoratore. Ad esempio, se nel 2019 si uscirà a 62 anni, il coefficiente di trasformazione da applicare sarà 4,790 e tale rimarrà anche nel 2020.

Sistema misto

Il sistema misto, come è facile intuire, prevede una commistione di entrambi i metodi di calcolo sopra riportati. Pertanto per il calcolo contributivo si dovrà guardare al paragrafo precedente, mentre per il calcolo retributivo a quello ancora antecedente. Sommando gli esiti dei due calcoli sarà possibile ricavare il risultato finale.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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