Conti individuali di risparmio in Legge di Bilancio, cosa sono e quanto rendono

Pubblicato il 26 Ottobre 2018 alle 11:37 Autore: Giovanni De Mizio
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Conti individuali di risparmio in Legge di Bilancio, cosa sono e quanto rendono

Lo scontro con l’Europa (o con la realtà, secondo i critici del governo) richiede la versione moderna dell’oro alla patria di altri tempi. Con la BCE prossima al ritiro dei piani di stimolo e con gli alleati stranieri che voltano le spalle all’amico Salvini, la maggioranza chiede aiuto ai risparmiatori italiani.

Per invogliarli ad investire sull’Italia, uno degli strumenti di prossima introduzione dovrebbero essere i CIR; cioè, i Conti Individuali di Risparmio.

Conti Individuali di Risparmio: cosa sono?

I CIR dovrebbero rendere ancora più agevole l’acquisto di titoli di Stato. L’obiettivo sarebbe aumentare la quota di titoli in mano alle famiglie italiane. Oggi infatti solo il 6% di BTP e compagnia sono direttamente in mani private. La maggior parte è nei portafogli delle banche, delle assicurazioni e dei fondi pensione (e quindi nelle mani delle famiglie italiane, ma indirettamente). Trent’anni fa la quota era vicina al 60%.

I rendimenti dei Conti Individuali di Risparmio dovrebbero essere esenti IRPEF, se si manterranno i titoli fino alla scadenza. Il denaro investito sarebbe deducibile al 23% e le eventuali plusvalenze e minusvalenze sarebbero irrilevanti a fini IRPEF.

Le famiglie potrebbero investire senza aggravi fiscali fino a 3000 euro l’anno, e comunque non oltre i 90mila euro. A sottolineare ancor di più la “popolarità” dell’investimento ci sarebbe anche l’impignorabilità dei Conti Individuali di Risparmio.

I CIR sarebbero praticamente intoccabili, escludendo, ovviamente, il ripudio da parte dello Stato italiano. Ma questa è un’altra storia.

Secondo il sottosegretario all’economia Armando Siri, il denaro così ricavato dovrebbe essere investito in infrastrutture. Sempre secondo Siri l’emissione massima arriverà a 15 miliardi di euro.

Per avere un’idea della grandezza di questa cifra, ricordiamo che il debito pubblico italiano è al momento superiore a 2200 miliardi di euro, e nel 2019 andranno rifinanziati debiti di medio-lungo termine per 250 miliardi.

Conti Individuali di Risparmio: a che servono?

Di questi 250 miliardi, circa 60 sono in mani straniere, cui si aggiungono 50 miliardi di nuove emissioni. Il Tesoro italiano dovrà quindi trovare circa 100 miliardi se gli investitori esteri dovessero mollare Roma. Considerando un eventuale successo dei CIR, resterebbe da trovarne altri 85.

Gli aiuti da parte di istituzioni italiane potrebbero essere limitati. Banche e assicurazioni sono già molto esposte sul debito italiano, e potrebbero decidere di non esporsi ulteriormente.

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Non resterebbero quindi molti attori disposti a comprare titoli di Stato italiani. Non ci sarebbe la BCE, tanto per cominciare: il quantitative easing ha compiuto la sua missione e comprare altri titoli di Stato sarebbe pericoloso per l’economia europea. La BCE interverrebbe in soccorso dell’Italia solo sotto l’egida della Troika.

I CIR come alternativa ai cosiddetti “amici”

Anche gli amici europei non sembrano voler essere d’aiuto. Il cancelliere tedesco Kurz, sovranista alleato di Salvini, ha già chiesto all’Unione Europea di rispedire al mittente la legge di bilancio scritta a metà da Salvini. Il motivo? L’Austria non ha intenzione di pagare la spesa pubblica italiana; anche questo è sovranismo, del resto.

Anche altri “amici” come Vladimir Putin difficilmente accorreranno in aiuto di Salvini. La Russia ha problemi economici non da poco, e Putin sta avendo problemi a far ingoiare la versione russa della riforma pensioni Fornero ai propri compatrioti. Impensabile che vada in soccorso di Roma, anche perché l’implosione dell’Italia indebolirebbe l’UE, e questo fa parte dei piani di Putin per il Vecchio Continente.

E poi, il fondo sovrano russo ha una dotazione da 60 miliardi: anche se volessero investire tutto in Italia non basterebbe.

Non resta che l’italico sforzo a reggere le sorti delle finanze pubbliche italiane. Ma considerando la fuga di capitali in corso, per il governo potrebbero rimanere solo le briciole. Anche con i Conti Individuali di Risparmio.

L’alternativa rischia di essere il coinvolgimento del risparmio privato per altri mezzi, come Salvini e Di Maio, del resto, sottolineano spesso.

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Foto di Giorgio Comai (pubblico dominio CC-0 via Flickr)