Visita fiscale Inps e licenziamento pubblici o privati, dopo quanto tempo

Pubblicato il 10 Aprile 2019 alle 06:28 Autore: Daniele Sforza

I lavoratori dipendenti possono essere licenziati se sono assenti alla visita fiscale e per condotte gravi ma anche se la malattia supera un certo periodo

Visita fiscale Inps e licenziamento pubblici o privati, dopo quanto tempo
Visita fiscale Inps e licenziamento pubblici o privati, dopo quanto tempo

I lavoratori dipendenti pubblici e privati che si assentano dal lavoro causa malattia sono soggetti a visita fiscale Inps. Inizialmente ci si deve recare dal medico di base per farsi redigere il certificato medico introduttivo, sul quale sarà presenta la diagnosi e la prognosi. Tale certificato viene poi trasmesso all’Inps, mentre il lavoratore si vedrà consegnare il numero di protocollo.

I dipendenti dovranno pertanto farsi trovare al proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità (9-13 e 15-18 per i pubblici; 10-12 e 17-19 per i privati), salvo eventuali cause di esonero. Il medico fiscale, qualora venga, effettuerà la visita e conformerà o modificherà la prognosi. La domanda che però i lavoratori si pongono è la seguente: quanto può durare il periodo di malattia prima di venire licenziati?

Visita fiscale Inps, malattia e licenziamento: come funziona

Se il lavoratore si fa trovare assente durante la visita fiscale Inps, oppure al momento della malattia è scoperto a fare un secondo lavoro o ancora assume una condotta fraudolenta nei confronti dell’azienda per cui lavora e dell’Inps può andare incontro a sanzione disciplinare. E quindi a licenziamento. Quest’ultimo non può verificarsi semplicemente se il lavoratore è in malattia. Sotto questo aspetto la Legge tutela il lavoratore che si ammala, determinando dei periodi di comporto superati i quali il datore di lavoro (facoltativamente) potrà optare per la risoluzione del rapporto di lavoro.

A disciplinare questo aspetto ci pensa l’articolo 2110 del Codice Civile. Nel secondo e terzo comma è scritto infatti quanto segue. Nei casi di malattia “l’imprenditore ha diritto di recedere dal contratto a norma dell’articolo 2118, decorso il periodo stabilito dalla legge, dagli usi o secondo equità. Il periodo di assenza dal lavoro per una delle cause anzidette deve essere computato nell’anzianità di servizio”.

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Visita fiscale Inps, malattia e licenziamento: il periodo di comporto

Sostanzialmente il periodo di malattia superato il quale può sussistere la possibilità di licenziamento è inserito nei contratti collettivi nazionali di riferimento, ma questi variano in base all’anzianità di servizio. Le linee guida sono dunque le seguenti.

  • Anzianità di servizio inferiore a 10 anni: 3 mesi;
  • Anzianità di servizio superiore a 10 anni: 6 mesi.

Questo periodo, detto “di comporto”, può essere continuativo o frazionato, ma fa sempre riferimento all’anno. In breve, non possono essere considerati 6 mesi di comporto in un periodo lavorativo di 2 anni. I 6 mesi (180 giorni) rappresentano inoltre il periodo massimo nel quale l’Inps corrisponde l’indennità. Il periodo di comporto, in base ai CCNL di riferimento, può comunque allungarsi in base al tipo di patologia e di cure/terapie (salvavita, ad esempio) necessarie.

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Licenziamento in malattia: quando è possibile

Una recentissima sentenza della Corte di Cassazione (n. 29402/18) ha però stabilito che l’eventuale licenziamento deve avvenire tempestivamente. In poche parole il comportamento dell’azienda non deve illudere il lavoratore al momento del ritorno a lavoro. Mettiamo siano passati i 6 mesi e l’azienda richiami il dipendente a lavoro: a questo punto il datore ha la facoltà di decidere per il reintegro o il licenziamento (che non sarebbe di natura disciplinare); ma quest’ultimo deve avvenire in modo tempestivo. Se ciò dovesse avvenire in ritardo, il lavoratore potrebbe fare ricorso e ottenere il reintegro e il risarcimento, come ha ben spiegato La Legge Per Tutti.

Pertanto possiamo opportunamente concludere che durante il periodo di malattia si può essere licenziati solo per motivi disciplinari, ad esempio se il lavoratore in malattia svolge in realtà un altro lavoro, o svolge attività che rallentano la sua convalescenza. Oppure per cause inerenti all’azienda (esempio, fallimento o crisi o ristrutturazione). Ma non si può essere licenziati per malattia, a meno che questa non superi il tempo previsto.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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