Contratto tempo indeterminato o determinato, quando conviene il licenziamento?

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:34 Autore: Guglielmo Sano

Contratto tempo indeterminato o determinato: a volte si deve scegliere tra mantenere il posto di lavoro precario o licenziarsi per migliorare la condizione.

Contratto tempo indeterminato o determinato quando conviene il licenziamento
Contratto tempo indeterminato o determinato, quando conviene il licenziamento?

Licenziamento in base al contratto, come cambia


Ormai sono ben pochi i rapporti lavorativi che non comprendono anche un periodo di precarietà contrattuale. Basta citare il caso di molti laureati che, appena terminati gli studi universitari, trovano un posto con contratto a tempo determinato. In tanti casi si tratta di persone che per migliorare il proprio trattamento economico o trovare un’occupazione nel settore preferito avrebbero bisogno di frequentare, per esempio, un master o comunque di continuare a studiare.

A quel punto, la scelta sarebbe tra mantenere il posto di lavoro precario fino alla scadenza del contratto o licenziarsi per poter proseguire gli studi. Tuttavia, si incorre in sanzioni anticipando la fine del rapporto e, addirittura, si rischia di dover rinunciare all’indennità di disoccupazione. Per questo motivo alcune volte c’è chi si chiede come giungere al licenziamento piuttosto che attenderlo.

Contratto tempo indeterminato o determinato: licenziamento solo per giusta causa

Il contratto a tempo determinato è limitato, come dice il nome stesso, nel tempo. Ha una durata prestabilita, oltre la quale – a meno di un rinnovo – il contratto stesso scade (senza necessità di preavviso da parte del datore di lavoro). Dunque, bisogna sottolineare che è proprio la durata il concetto prioritario per rispondere alla domanda di prima. In sostanza, né il lavoratore né il datore di lavoro possono interrompere il rapporto di lavoro prima del termine stabilito dal contratto.

Per dirla meglio: si può anche interrompere il rapporto di lavoro ma incorrendo in delle sanzioni più o meno consistenti. Un’eccezione, però, è rappresentata dall’intervento di una giusta causa che renda impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo. Questa può essere esclusivamente di natura disciplinare. Un’azienda non può licenziare un lavoratore a tempo determinato per motivi economici.

Contratto tempo indeterminato o determinato: come farsi licenziare per giusta causa

Ecco, allora, che il licenziamento per giusta causa scatta quando le condotte del lavoratore sono così gravi da giustificarne l’allontanamento subitaneo. La scorrettezza deve essere dimostrata in modo preciso e puntuale dal datore di lavoro. In più, il vero e proprio licenziamento deve necessariamente essere preceduto da una lettera di contestazione a cui può seguire – nell’arco dei 5 giorni successivi – una convocazione del lavoratore (che spiegherà le sue ragioni). Solo dopo si può procedere alla comunicazione del licenziamento. A quel punto, visto che da un punto di vista formale il lavoro è stato perso involontariamente, cioè non ci sono state dimissioni, si potrà anche richiedere la Naspi.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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