Pensione anticipata o vecchiaia con deroga Dini, a chi non conviene

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:34 Autore: Guglielmo Sano

Pensione anticipata: andare in pensione con meno anni di contributi rispetto al minimo richiesto per usufruire della pensione di vecchiaia?

Pensione anticipata o vecchiaia con deroga Dini, a chi non conviene
Pensione anticipata o vecchiaia con deroga Dini, a chi non conviene

Deroga Amato per pensione anticipata 2019, in cosa consiste


Andare in pensione con meno anni di contributi rispetto al minimo richiesto per usufruire della pensione di vecchiaia? È possibile. Infatti, delle eccezioni sono previste grazie alla deroga Amato e alla deroga Dini. D’altra parte, non tutti hanno i requisiti necessari per sfruttarle e le condizioni non sono sempre convenienti.

Pensione anticipata: prima, seconda e terza Deroga Amato

Con la prima si può andare in pensione con solo 15 anni di contribuzione (780 settimane). Ora, per il calcolo, sono validi tutti i tipi di contributi (da riscatto, volontari, figurativi) a patto che siano accreditati prima del 31 dicembre 1992. Necessario, però, essere iscritti al Fondo lavoratori dipendenti o alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi dell’Inps (Inpdap, Enpals, Inpost).

La seconda deroga Amato si differenzia dalla prima perché si rivolge in particolare ai lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria dell’Inps e agli iscritti ex Enpals.

Per accedere alla pensione con la terza deroga Amato, invece, bisogna avere almeno 25 anni di anzianità contributiva e almeno 15 anni di contribuzione effettiva (quindi, senza contare i contributi da riscatto, volontari e figurativi) versati nell’Assicurazione generale obbligatoria o ad un fondo sostitutivo o esonerativo. Di questi almeno 10 anni devono essere stati lavorati per periodi inferiori alle 52 settimane.

Pensione anticipata: la deroga Dini

Con la deroga Dini si può accedere alla pensione con meno di 18 anni di contributi. Tuttavia, bisogna avere almeno un contributo accreditato prima del 31 dicembre 1995 e averne almeno 5 accreditati dopo il 1996. Fondamentale poi aver raggiunto l’età anagrafica necessaria ad andare in pensione di vecchiaia. Detto ciò, tale opzione prevede una penalizzazione – che può arrivare anche al 30% – sull’assegno visto che il calcolo avviene per intero con l’opzione contributiva. Insomma, per concludere, chi ha più di 20 anni di contributi o sta raggiungendo tale soglia sfruttare queste opzioni non è conveniente.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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