Tfr e Tfs: liquidazione Quota 100 ritardata. Cosa cambia nel 2019

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:14 Autore: Guglielmo Sano

Tfr e Tfs: la liquidazione degli statali non sarà erogata prima di 36 mesi (oggi massimo 27 mesi) dal pensionamento con Quota 100

Tfr e Tfs: liquidazione Quota 100 ritardata. Cosa cambia nel 2019
Tfr e Tfs: liquidazione Quota 100 ritardata. Cosa cambia nel 2019

Quota 100 TFR e TFS, quanto ritarda


Dopo l’approvazione della manovra da parte delle Camere, bisognerà aspettare la seconda settimana di gennaio, tra il 10 e il 12 affermano le previsioni, perché il decreto attuativo di Quota 100 veda la luce. Stesse tempistiche anche per l’attuazione del reddito di cittadinanza.

 Tfr e Tfs: liquidazione non prima dei 65 anni

I tecnici dell’esecutivo stanno continuando a limare gli ultimi dettagli; anche se il provvedimento sulle pensioni è imbastito già da tempo, questa fase proseguirà fino ai primi giorni di gennaio. D’altra parte, già è arrivata qualche novità, per esempio, risolta la questione del Tfs dei dipendenti pubblici che vorranno uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.

In pratica, la liquidazione degli statali non sarà erogata prima di 36 mesi (oggi massimo 27 mesi) dal pensionamento con Quota 100; in ogni caso, non sarà pagata prima del compimento dei 65 anni (con Quota 100 si può andare in pensione a 62 anni d’età e 38 anni di contributi). Per andare in pensionamento con Quota 100, la prima finestra disponibile per gli statali dovrebbe essere quella di ottobre 2019; i privati, invece, dovranno aspettare fino ad aprile.

 Tfr e Tfs: nessuna penalizzazione prevista

A confermare Quota 100 sulla rampa di lancio, al netto delle difficoltà parlamentari incontrate dall’approvazione della manovra, lo stesso ministro Giovanni Tria. A tal proposito ha detto: “si confermano l’impianto e l’impatto della riforma, i dettagli ordinamentali verranno stabiliti con un apposito collegato alla manovra emanato all’inizio del nuovo anno”.

Dunque, sempre il titolare del dicastero di Via XX settembre ha precisato: “si potrà andare in pensione 62 anni e 38 di contributi, senza alcuna riduzione assegno pensionistico”. Inoltre, ha concluso Tria, in arrivo un apposito provvedimento che prorogherà l’Opzione Donna: sia dipendenti che autonome potranno andare in pensione a 58 o 59 anni se hanno maturato almeno 35 anni di contributi.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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