Conto corrente: truffa phishing, quando la banca riprende i soldi

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:36 Autore: Daniele Sforza

Le truffe di phishing possono svuotare il conto corrente, ma se scoperte in tempo possono essere evitate. Ma ci sono casi in cui la banca non può far nulla.

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Conto corrente: truffa phishing, quando la banca riprende i soldi

Restituzione soldi conto corrente, i casi di truffa


Su come tutelarsi dalle truffe di phishing che svuotano il conto corrente i suggerimenti e le guide sono all’ordine del giorno. (Qui un nostro articolo sui rischi legati al conto corrente). Anche diverse banche, sui propri siti ufficiali hanno provveduto a pubblicare guide apposite per avvertire i propri clienti di possibili truffe e su come non cadere nella trappola. Di phishing si parla quando è in atto una truffa online tramite la quale un criminale informatico raggira la vittima persuadendola a fornirgli informazioni e dati personali.

Conto corrente: phishing, quando la truffa è doppia

La truffa può avvenire tramite siti clone di un ente dove la vittima malcapitata provvede a effettuare transazioni. Può dunque essere un e-commerce, ma anche le Poste o la banca di fiducia. In questi casi le vittime non sono solo i titolari del conto corrente, ma anche la banca o l’istituto stesso, inconsapevoli della truffa in atto.

Se scoperte in tempo le truffe di phishing possono essere sventate, previa denuncia e sollecito al proprio istituto. Nei casi in cui la banca sia considerata responsabile della truffa sarà la banca stessa a risarcire il suo cliente dei soldi eventualmente sottratti. Ad esempio per una violazione evidente dei suoi sistemi di sicurezza,. In caso contrario, invece, il cliente potrebbe non vedere più quei soldi che inavvertitamente ha bonificato al truffatore.

Conto corrente: truffa phishing, il fatto

Il quotidiano Il Mattino racconta la storia di una cliente di una banca che la scorsa estate, mentre si accingeva a pagare bollette online, ha visto sul proprio schermo la comparsa di un pop-up, ovvero di una nuova finestra web. In quest’ultima, tale e quale al sito ufficiale della banca, si richiedeva alla cliente di inserire un codice che le sarebbe arrivato via Sms. Questo, infatti, era l’unico modo per poter procedere con i pagamenti. La cliente seguiva le disposizioni, senza però accorgersi che in realtà stava effettuando un bonifico da 10.900 euro a tale Arthoms Bicenoks.

La scoperta arrivava dopo la chiusura della finestra, quando la signora ha avuto nuovamente accesso alla home del suo conto scoprendo il bonifico effettuato da 10.900. I soldi sono spariti dal suo conto, ma forse si era ancora in tempo per effettuare l’operazione di recall.

Così la signora si recava immediatamente alla filiale della banca, dove effettivamente hanno fatto il recall, visto che il bonifico non era ancora stato contabilizzato. Inoltre invitavano la signora a sporgere denuncia. Tuttavia, nonostante l’operazione di richiamo, i soldi non tornavano indietro e finivano al truffatore. A fine agosto la cliente ha avviato la pratica di disconoscimento del bonifico. La banca, da parte sua, riaccreditava i soldi rubati sul conto della signora. Informandola però che se a indagini concluse non fosse statea riconosciuta la responsabilità da parte della banca, la restituzione di quei soldi sarebbe stata annullata e la cliente si sarebbe trovata quindi con 10.900 euro in meno.

Conto corrente: phishing, quando la banca è responsabile

Giunti a metà dicembre, le indagini hanno accertato l’inesistenza di responsabilità da parte della banca, e dunque il denaro è stato nuovamente prelevato. Ciò è avvenuto perché le indagini hanno concluso che non è stato violato il sistema di sicurezza dell’istituto e che la truffa ha avuto buon fine solo per l’inavvedutezza della cliente, informata tramite documentazione e avvisi su come difendersi da tali truffe.

La signora ha deciso così di affidarsi a un legale per riavere indietro i soldi, anche perché, secondo l’avvocato Alessandro Manganiello, la banca non ha spiegato le modalità tramite le quali sarebbe stata realizzata la truffa. Infine la signora ha anche rifiutato una proposta di rimborso parziale con vincolo di riservatezza ammontante al 60% della somma. Il problema, anche per l’avvocato, risulta ben più grave e il prossimo appuntamento sarà con ogni probabilità in tribunale.

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L'autore: Daniele Sforza

Romano, classe 1985. Dal 2006 scrivo per riviste, per poi orientarmi sulla redazione di testi pubblicitari per siti aziendali. Quindi lavoro come redattore SEO per alcune testate online, specializzandomi in temi quali lavoro, previdenza e attualità.
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