Pensioni di invalidità Inps: lettera di restituzione assegno, quando arriva

Pubblicato il 2 Maggio 2019 alle 06:27 Autore: Giuseppe Spadaro

Pensioni di invalidità Inps, cosa succede se cambiano le condizioni reddituali e l’Inps deve chiedere la restituzione di alcune somme. Vediamo nel dettaglio

Pensioni di invalidità Inps lettera di restituzione assegno, quando arriva
Pensioni di invalidità Inps: lettera di restituzione assegno, quando arriva

Restituzione assegno sociale, quando accade


In questo nostro articolo proviamo a spiegare in quali casi è possibile che l’Inps invii una lettera per chiedere la restituzione di una parte delle somme attribuite con l’assegno di pensione. Prima di entrare nel vivo dell’argomento è opportuno ripassare alcuni passaggi chiave: passaggi relativi a cosa è l’assegno ordinario di invalidità, a chi spetta e quando si trasforma in pensione.

Pensioni di invalidità civile Inps sino a pensione di vecchiaia

Innanzitutto ricordiamo che l’assegno ordinario di invalidità è una una prestazione economica che l’Inps eroga a domanda, in favore di coloro la cui capacità lavorativa è ridotta a meno di un terzo a causa di infermità fisica o mentale. Possono averne diritto lavoratori dipendenti, autonomi e iscritti alla gestione separata. Altro aspetto importante da conoscere è il seguente: al compimento dell’età pensionabile e in presenza di tutti i requisiti, l’assegno ordinario di invalidità viene trasformato d’ufficio in pensione di vecchiaia.

Un’altra informazione da sottolineare è relativa alla determinazione dell’assegno ed al tipo di calcolo. Infatti l’importo dell’assegno di invalidità viene determinato con il sistema di calcolo misto. Esso prevede che una quota sia calcolata con il sistema retributivo e una quota con il sistema contributivo oppure, se il lavoratore ha iniziato l’attività lavorativa dopo il 31 dicembre 1995, con il sistema contributivo.

Pensioni di invalidità civile Inps, integrazione al trattamento minimo

Secondo le norme in vigore, che saranno probabilmente modificate in virtù della approvazione del decreto che introduce reddito di cittadinanza, Quota 100 e pensione di cittadinanza, il pensionato con un assegno al di sotto degli importi minimi previsti ha diritto alla integrazione al trattamento minimo. Quando interviene? Sulla base delle soglie reddituali previste c’è la possibilità appunto di accedere al sussidio che ha lo scopo di tutelare il lavoratore. L’integrazione viene concessa dall’Inps in base alle dichiarazioni rese circa la propria condizione reddituale. Come ricorda pensionioggi.it il trattamento minimo per l’anno 2019 è fissato in 513,01 euro.

Pensioni di invalidità civile Inps, verso la pensione di cittadinanza?

Ma qui dovrebbe intervenire la novità della pensione di cittadinanza. Con la quale la soglia dovrebbe passare ai famosi 780 euro considerati anche nel caso del reddito di cittadinanza. Chi avrà la pensione di cittadinanza? “Tutti i pensionati che vivono sotto la soglia di povertà” sulla base di quanto dichiarato dagli esponenti del governo a proposito delle prossime novità.

Ecco i requisiti:

  • ISEE familiare inferiore a 9.360 euro all’anno;
  • patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa, non superiore ai 30 mila euro;
  • patrimonio finanziario inferiore a 6.000 euro, 8.000 se si è in coppia.

A margine della conferenza stampa di presentazione del decreto sono stati fatti alcuni esempi. “Un pensionato che vive da solo e non ha una casa di proprietà avrà una pensione di cittadinanza di 780 euro al mese: di cui 150 euro per pagare l’affitto. Un pensionato che vive da solo e riceve solo una pensione di invalidità, al posto della sua pensione, riceverà la Pensione di Cittadinanza, che con una casa di proprietà è di 630 euro al mese; Una coppia di pensionati che vive in un appartamento in affitto riceverà un’integrazione che permetterà loro di vivere con 1.032 euro al mese”.

Si tratta di esempi pratici con cui facilitare la piena comprensione di ciò che accadrà nei prossimi mesi.

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Pensioni di invalidità civile Inps, lettere di indebito

A maggior ragione viste le novità in arrivo aumentano le probabilità di errore o di non corrette comunicazioni da inviare all’Inps.

Perciò – tornando all’oggetto principale del nostro articolo – è utile sapere che qualora dovessero sussistere o verificarsi le condizioni perché l’Inps debba chiedere la restituzione di somme attribuite in maniera errata invia una lettera di indebito per rideterminazione del trattamento minimo. Infatti il superamento della soglia reddituale stabilito per l’integrazione al trattamento minimo sulle pensioni comporta la formazione di un indebito pensionistico. Si parla di “rideterminazione dell’integrazione al trattamento minimo”. Quasi sempre la motivazione sta nella mancanza di rispondenza con i requisiti reddituali previsti, magari una volta che nel corso degli anni sono intervenute modifiche non comunicate all’Inps.

Impossibile sapere se le modalità che l’Inps seguirà per chiedere la restituzione di somme attribuite erroneamente resteranno le stesse una volta che sarà pienamente entrata in vigore la misura della pensione di cittadinanza.

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L'autore: Giuseppe Spadaro

Direttore Responsabile di Termometro Politico. Iscritto all'Ordine dei Giornalisti (Tessera n. 149305) Nato a Barletta, mi sono laureato in Comunicazione Politica e Sociale presso l'Università degli Studi di Milano. Da sempre interessato ai temi sociali e politici ho trasformato la mia passione per la scrittura (e la lettura) nel mio mestiere che coltivo insieme all'amore per il mare e alla musica.
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