Assegno di divorzio: i 4 casi in cui spetta al coniuge e importo

Pubblicato il 23 Aprile 2019 alle 14:20 Autore: Claudio Garau

Che cos’è l’assegno di divorzio e qual è la finalità. Quali sono i 4 casi, evidenziati dalla Cassazione, in cui si può richiedere e ottenere il contributo

Assegno di divorzio i 4 casi in cui spetta al coniuge e importo
Assegno di divorzio: i 4 casi in cui spetta al coniuge e importo

Se c’è un campo del diritto in cui la giurisprudenza è intervenuta – negli ultimi anni – in modo sostanziale e decisivo, è quello dell’assegno di divorzio alla ex moglie e dei requisiti per l’ottenimento del beneficio. In effetti, la Cassazione ha preso posizione, nelle sue sentenze, per restringere la portata di un diritto che non è più da intendersi generale, bensì sussistente al ricorrere di determinate condizioni. Di seguito vediamo quali.

Assegno di divorzio alla ex moglie

Preliminarmente, per avere un quadro d’insieme più nitido, richiamiamo natura e funzione dell’assegno di divorzio. Esso può definirsi come quell’emolumento o beneficio, stabilito dal giudice con sentenza o da comune accordo dagli ex coniugi, con cui è sostituito l’assegno di mantenimento (spettante per la separazione). Lo scopo di questo contributo è far sì che l’ex coniuge destinatario possa avere un’esistenza dignitosa sul piano economico, anche a seguito della rottura del legame matrimoniale. Pensiamo, ad esempio, a quei casi in cui una persona, oltre a non poter contare più sulle finanze del partner, ha perso il lavoro e non ha un reddito mensile. Vediamo di seguito quali paletti ha, però, posto la giurisprudenza, circa i i quattro requisiti del contributo in oggetto.

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Quali sono gli attuali requisiti del contributo in questione?

Due sentenze chiave della Suprema Corte, la n. 11538 del 2017 e la n. 18287 del 2018, hanno chiarito le condizioni entro le quali un ex-coniuge può richiedere l’assegno, con una concreta probabilità di ottenerlo. Fondamentalmente, i giudici oggi danno rilievo decisivo al merito: occorre cioè che il richiedente non intenda reclamare una sorta di rendita parassitaria a vita, un contributo per il mero fatto di essere divorziato, senza far nulla per modificare la sua situazione dal punto di vista reddituale. Pertanto, sarà fondamentale dimostrare, per l’ex-coniuge che non abbia un lavoro che garantisca un reddito e autosufficienza economica, di aver fatto tutto il possibile per trovarlo. Solo con questa prova, potrà sperare di ottenere il contributo.

Nello specifico, se si tratta di persona di mezza età, dovrà chiarire e dimostrare che ha raggiunto una condizione anagrafica in cui, anche per gli aspetti del mercato del lavoro locale, risulta oggettivamente più difficile trovare un lavoro stabile. Se inabile per motivi collegati a qualche malattia o disturbo di salute, dovrà provare che tale fatto costituisce impedimento al lavoro. Potrà ottenere il beneficio in oggetto anche chi, avendo badato – durante il matrimonio – alle faccende domestiche e alla prole (pensiamo al caso tipico della casalinga), non ha contestualmente maturato anche una formazione professionale che consenta un inserimento nel mondo del lavoro. Se però il richiedente è giovane, avendo ancora tutto il tempo per seguire corsi e formarsi, non potrà sperare di ottenere l’assegno sulla base di tale aspetto. In conclusione, la persona interessata potrà ancora sperare di ottenere l’assegno di divorzio, se proverà che, nonostante abbia inviato curriculum ovunque e si sia iscritta presso centri dell’impiego e agenzie del lavoro, e nonostante quindi l’oggettivo impegno a cercare lavoro, non abbia trovato nulla, per ragioni non imputabili.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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