Come compilare una ritenuta d’acconto e quante imposte si pagano

Pubblicato il 18 Gennaio 2021 alle 05:40 Autore: Claudio Garau

Ritenuta d’acconto ed obblighi fiscali in materia: a chi si applica questo meccanismo? come va compilata la ritenuta e cosa non deve mancare in essa?

Come compilare una ritenuta d'acconto e quante imposte si pagano
Come compilare una ritenuta d’acconto e quante imposte si pagano

Chi è alle prime armi con il lavoro autonomo, probabilmente non conosce nel dettaglio il meccanismo della ritenuta d’acconto. In effetti, il diritto del lavoro contempla la possibilità mettersi in proprio senza obbligo di apertura della partita Iva, talvolta davvero onerosa per il professionista. Per farlo, occorre appunto servirsi della ritenuta d’acconto, che nel linguaggio comune identifica il lavoro autonomo occasionale, ovvero non continuativo durante l’anno. Ma di fatto come si deve compilare una ritenuta d’acconto e quali sono le imposte da versare in materia? Facciamo il punto.

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Ritenuta d’acconto: il contesto di riferimento

L’ambito in cui si applicano le regole in tema di ritenuta d’acconto è quello, come anticipato, del lavoro autonomo occasionale, ovvero quel tipo di lavoro in cui non è necessario aprire la partita Iva e sottostare ai relativi obblighi fiscali.

Con il lavoro autonomo occasionale, il lavoratore si obbliga a compiere, su corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio, senza vincolo di subordinazione, né potere di coordinamento del committente.

Si deve trattare insomma di attività non durevole nel tempo, bensì sporadica e saltuaria. Tuttavia – bisogna subito rimarcarlo – ciò non significa avere il diritto di evitare il pagamento delle tasse. Infatti, per ciascun compenso percepito, il lavoratore autonomo deve fare una ricevuta, deve insomma lasciare traccia della sua attività, a fini fiscali. In concreto, sebbene il compenso in ipotesi di ritenuta d’acconto non sia sottoposto al carico fiscale tipico di chi ha una partita Iva, è altrettanto vero però che chi emette ritenuta d’acconto è soggetto comunque al versamento dell’Irpef, ovvero la ben nota imposta sul reddito delle persone fisiche.

Va anche aggiunto che non sempre vale la ritenuta d’acconto sui compensi erogati, ma esclusivamente se il committente (ovvero colui che domanda una certa prestazione), è anche sostituto d’imposta (di cui abbiamo già parlato qui). Quanto percepito dal lavoratore autonomo che opera con ritenuta d’acconto, deve comunque essere sempre indicato nella dichiarazione dei redditi, salvo si rientri nelle specifiche ipotesi di esenzione dall’obbligo di dichiarazione.

Inoltre, laddove il prestatore di lavoro autonomo occasionale oltrepassi i 5.000 euro di compensi imponibili all’anno (considerando la somma dei compensi percepiti da tutti i committenti occasionali nell’anno), è tenuto a versare anche i contributi previdenziali presso la Gestione Separata Inps, a cui deve iscriversi.

Attenzione: non bisogna confondere però la prestazione di lavoro autonomo occasionale, per cui vale la ritenuta d’acconto, con la collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), dato che quest’ultima prevede un coordinamento da parte del committente e una certa continuità dell’attività lavorativa durante l’anno. Analogamente, il lavoro soggetto a ritenuta d’acconto non va considerato identico al contratto di prestazione occasionale: quest’ultimo infatti prevede l’utilizzo di uno specifico servizio telematico nel sito web dell’Inps e disposizioni ad hoc, riguardanti i nuovi voucher e la retribuzione tramite i Presto, ovvero i nuovi contratti di prestazione occasionale che sostituiscono i vecchi voucher, oppure con libretto famiglia.

Obblighi contributivi Inps

Sul piano del rispetto degli obblighi contributivi, bisogna tener conto del fatto che colui che svolge la prestazione di lavoro autonomo occasionale, deve – come ricordato – iscriversi alla Gestione separata, ma il committente sarà il soggetto tenuto a trattenere un terzo dei contributi dai compensi, applicando alla ricevuta la ritenuta dei contributi che si aggiunge alla ritenuta d’acconto; dovrà inoltre versare i contributi all’Istituto di Previdenza Sociale (quest’anno corrispondenti al 33,72% dell’imponibile, inclusa la quota di 1/3 a carico dell’autonomo). Infine, dovrà includere i contributi in questione nella denuncia mensile Uniemens, che va inviata all’Inps.

C’è un aspetto ulteriore che va sottolineato: i contributi previdenziali obbligatori, come quelli citati, sono comunque oneri deducibili dal reddito, vale a dire costituiscono un importo che va sottratto dal reddito imponibile ai fini dell’imposta Irpef.

E, sul piano delle detrazioni – ovvero delle somme che è possibile sottrarre da una imposta per ridurne, legalmente, l’ammontare – per i lavoratori autonomi occasionali valgono le stesse detrazioni spettanti ai lavoratori autonomi con regime di partita Iva.

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Istruzioni per la compilazione: ecco cosa va indicato

Come abbiamo già detto più sopra, la ritenuta d’acconto vale laddove il committente sia sostituto d’imposta (ovvero è un professionista o un’azienda, e non un qualsiasi privato): in queste circostanze sussistono specifiche regole di compilazione della ricevuta di lavoro autonomo occasionale. Vediamo in sintesi cosa va indicato nel documento scritto:

  • anzitutto vanno indicati i dati e le informazioni del lavoratore autonomo occasionale che percepisce il compenso: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, codice fiscale;
  • non debbono poi mancare i dati del committente, ovvero colui che versa materialmente il compenso legato alla prestazione di lavoratore autonomo occasionale;
  • sono necessari anche i dettagli sulla prestazione svolta, che chiariscono perché va considerata occasionale e non abituale;
  • va indicato l’ammontare del compenso al lordo della ritenuta d’acconto;
  • non deve mancare la quota della ritenuta d’acconto Irpef, che è pari al 20% del compenso imponibile;
  • altresì va indicato il valore del compenso al netto della ritenuta effettuata;
  • va citata l’inclusione, o meno, di quanto spettante nei sopra citati contributi previdenziali Inps (limite pari a 5.000 euro);
  • vanno sempre scritte le seguenti parole: “non soggetto al regime Iva (o fuori campo Iva) a norma dell’art. 5, Dpr n. 633/72 e successive modificazioni“;
  • vanno segnalate eventuali spese esenti da ritenuta;
  • al termine della compilazione, vanno indicati luogo, data e firma del ricevente.

Ulteriore regola da seguire è l’utilizzo di una marca da bollo da 2 euro, se l’ammontare di quanto percepito dal lavoratore autonomo occasionale oltrepassa i 77,47 euro. Concludendo, dovrebbe essere ben chiaro che il meccanismo della ritenuta d’acconto segue rigide regole di ambito fiscale, che però vanno conosciute una ad una se si intende operare con questo strumento.

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L'autore: Claudio Garau

Laureato in Legge presso l'Università degli Studi di Genova e con un background nel settore legale di vari enti e realtà locali. Ha altresì conseguito la qualifica di conciliatore civile. Esperto di tematiche giuridiche legate all'attualità, cura l'area Diritto per Termometro Politico.
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