La canapa torna protagonista a Bruxelles. La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha approvato una revisione dell’Organizzazione Comune di Mercato (OCM) che potrebbe rappresentare una svolta storica per il settore. Con l’approvazione degli emendamenti, infatti, l’UE ha riconosciuto la piena legalità di tutte le parti della pianta, inclusi fiori e foglie, a condizione che provengano da varietà certificate a basso contenuto di THC. Una decisione che va oltre la tecnica normativa: si tratta di un segnale politico preciso, diretto ai governi nazionali, e in particolare a Roma, dove il decreto Sicurezza continua a generare incertezza.
Per gli addetti ai lavori, il messaggio è chiaro: Bruxelles vuole costruire un quadro comune e stabile, mettendo fine alla giungla di regole diverse da Stato a Stato. “È una vittoria per un settore innovativo e sostenibile”, ha dichiarato l’eurodeputata Cristina Guarda (Verdi/AVS), sottolineando come la scelta europea rappresenti un passo avanti non solo per gli agricoltori, ma anche per chi vede nella canapa una risorsa ambientale e industriale. Sulla stessa linea anche Camilla Laureti (PD), che ha puntato il dito contro le politiche italiane, accusate di aver ostacolato lo sviluppo del comparto con norme ideologiche e restrittive.
Un quadro comune per l’Europa
Il riconoscimento dei fiori e delle foglie di canapa non è un dettaglio secondario. In molti Paesi europei, infatti, le normative frammentarie e contraddittorie generano confusione sia per i produttori sia per i consumatori. La riforma approvata dalla Commissione Agricoltura mira invece a un mercato uniforme, garantendo sicurezza giuridica agli operatori e favorendo trasparenza.
Un punto centrale della revisione è l’innalzamento della soglia massima di THC dallo 0,3% allo 0,5% per la canapa industriale. Potrebbe sembrare un dettaglio tecnico, ma non lo è: questa modifica consentirebbe di coltivare varietà più produttive, rendendo l’UE competitiva a livello internazionale. In sostanza, meno rischi di incappare in sanzioni e più margini di guadagno per chi lavora in questo settore.
Italia sotto pressione
Se in Europa il vento sembra cambiare, in Italia la situazione resta complessa. Oggi circa 3.000 aziende e 30.000 lavoratori operano lungo la filiera della canapa, tra produzione agricola, trasformazione e distribuzione. Numeri che danno la misura di un settore in crescita, ma che rischiano di essere schiacciati da un quadro normativo instabile. Il decreto Sicurezza, in particolare, è stato accusato di creare un clima di insicurezza che frena investimenti e innovazione.
Non a caso, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ha aperto un’indagine proprio su questo decreto, sospettato di violare i principi di libera circolazione delle merci e alcune norme del diritto comunitario. Roma, dunque, si trova sotto osservazione, con Bruxelles pronta a verificare la compatibilità delle scelte italiane con i valori fondanti dell’UE.
Un percorso ancora lungo
Va detto, però, che il cammino della riforma non è ancora concluso. Dopo il voto in Commissione, la proposta dovrà passare al Parlamento europeo in sessione plenaria e successivamente al Consiglio dell’UE. Solo allora la revisione potrà diventare realtà. Tuttavia, la direzione intrapresa è chiara: l’Europa punta a un mercato unitario per la canapa industriale, capace di offrire stabilità e prospettive concrete a chi lavora in questo settore.
Una risorsa economica e ambientale
Al di là dei numeri, la canapa porta con sé un valore simbolico e ambientale. È una coltura sostenibile che richiede poca acqua, non necessita di pesticidi aggressivi e può essere utilizzata in decine di comparti, dall’edilizia all’alimentazione, fino al tessile. Non sorprende, dunque, che molti la considerino una pianta del futuro, eco-friendly e redditizia.
La decisione europea, più che un semplice aggiornamento tecnico, rappresenta quindi un cambio di paradigma: riconoscere la canapa come risorsa strategica, e non come problema da sorvegliare.
Il dilemma italiano
E mentre Bruxelles apre la strada a un futuro più chiaro, l’Italia sembra ancora incerta sul da farsi. Da un lato, c’è un settore che chiede regole stabili per crescere; dall’altro, un quadro politico prudente, che guarda alla canapa con sospetto. La domanda resta aperta: riuscirà Roma ad allinearsi all’Europa sull’erba legale o continuerà a muoversi in ordine sparso, rischiando di penalizzare migliaia di lavoratori?
La risposta arriverà nei prossimi mesi, ma una cosa è certa: a Bruxelles i fiori della canapa stanno già sbocciando, mentre in Italia il dibattito resta avvolto nella nebbia dei decreti.