La crescita degli asset digitali in Europa è un fenomeno sempre meno marginale. Se fino a pochi anni fa le criptovalute erano percepite come strumenti riservati a una nicchia di investitori ad alto rischio, oggi il quadro si è profondamente trasformato. Il mercato europeo mostra in effetti segnali concreti di maturazione, sia tra gli investitori retail sia tra quelli istituzionali. Eppure, il sistema finanziario tradizionale sembra non tenere il passo.
Uno studio recente sull’adozione delle criptomonete in Europa firmato Bitpandae Zeb Consulting fotografa questa asimmetria: da un lato, un numero crescente di privati e imprese manifesta interesse per gli asset digitali; dall’altro, molte istituzioni finanziarie europee appaiono lente nell’adattarsi a questa nuova domanda.
Investitori pronti, ma scarsamente supportati
Secondo lo studio, l’Europa conta oltre 411 milioni di investitori, con asset liquidi complessivi pari a circa 25.000 miliardi di euro. Di questi, una quota crescente guarda alle criptovalute come strumenti da integrare in una strategia di lungo periodo: il 43% degli investitori retail ha un orizzonte d’investimento strategico o diversificato, mentre il 12% prevede di entrare nel mercato nel prossimo futuro. Il dato è ancora più marcato tra gli investitori ad alto patrimonio, già attivi per il 50%.
Eppure, il supporto offerto dalle banche e dagli operatori finanziari tradizionali resta limitato. Il 47% degli investitori retail segnala una scarsa conoscenza dell’ambito cripto, mentre il 42% percepisce l’investimento in criptovalute come troppo rischioso. In entrambi i casi, la mancanza di prodotti regolamentati, strumenti informativi chiari e servizi affidabili da parte delle istituzioni finanziarie contribuisce a frenare l’adozione dei cripto-asset.
Un mercato che evolve: non solo Bitcoin
Il panorama cripto sta cambiando anche nella varietà degli asset considerati dai piccoli e medi investitori. Se un tempo l’attenzione era concentrata quasi esclusivamente su Bitcoin, oggi cresce l’interesse per altre soluzioni, come XRP, che si distinguono per rapidità delle transazioni e costi ridotti. Valutare se comprare XRP o magari Shiba Inu, rientra in questo scenario più maturo, dove la scelta dell’asset non è più dettata solo dalla notorietà, ma da funzionalità, stabilità e casi d’uso concreti, anche nel mondo dei pagamenti e delle rimesse.
Il ruolo del MiCAR per colmare il gap normativo
Una delle leve più importanti per accompagnare l’evoluzione del mercato cripto europeo è rappresentata dal regolamento MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation), recentemente adottato dall’Unione Europea.
Si tratta del primo quadro normativo armonizzato per gli asset digitali, pensato per garantire maggiore trasparenza, tutela degli investitori e integrità del mercato.
Il MiCAR rappresenta un passo avanti fondamentale anche per le istituzioni finanziarie, che potranno operare in un contesto più definito, con regole condivise e standard elevati di compliance. Questo potrebbe contribuire ad abbattere le barriere d’ingresso per gli operatori più tradizionali, accelerando l’integrazione tra finanza tradizionale e finanza decentralizzata.
Le istituzioni finanziarie possono colmare il divario
Il ritardo accumulato dalle istituzioni finanziarie europee esiste, ma può essere colmato. Chi saprà sviluppare soluzioni di investimento sicure, scalabili e sostenibili, integrando anche principi di trasparenza e inclusione digitale, potrà conquistare la fiducia di una platea già sensibilizzata.
Ciò implica però un impegno concreto anche sul fronte dell’educazione finanziaria, per abbattere le barriere culturali che ancora ostacolano un’adozione diffusa.
In sintesi, se l’interesse per le criptovalute è ormai consolidato tra gli investitori europei, è il sistema finanziario tradizionale a dover aggiornare rapidamente le proprie risposte. La sfida non riguarda solo la competitività, ma anche la capacità di guidare, e non subire, la trasformazione dei mercati digitali.