Lo spartiacque di Milano

Pubblicato il 1 Giugno 2011 alle 09:51 Autore: Gianluca Borrelli

I giovani e gli elettori istruiti hanno fatto vincere Pisapia. E il sondaggio più accurato è stato condotto via web. L’analisi del voto “speciale” che ha segnato la sconfitta del centrodestra

primarie milano

Uno spartiacque. Il ballottaggio di Milano consegna agli archivi una situazione per certi versi inedita per quanto riguarda la distribuzione del voto: l’affluenza è rimasta costante rispetto al primo turno, intorno al 67%, e in quindici giorni Pisapia ha consolidato il suo vantaggio, conquistando 49.000 nuovi voti contro i 26.000 ottenuti dalla Moratti.
C’è da dire che parte di questo risultato viene da lontano, come un fiume carsico che nell’arco di venti anni ha eroso il consenso elettorale del centrodestra a Milano. Il tutto sembra essere strettamente correlato con la diminuzione della popolazione residente che ha visto il capoluogo lombardo svuotarsi di circa 200 mila aventi diritto al voto.

Tutto questo da solo non sarebbe (ancora) bastato per arrivare a questo risultato. Qualcos’altro doveva succedere: mai come questa volta Internet e i social network hanno giocato un ruolo nell’evoluzione della campagna elettorale, amplificando e diffondendo gli errori di impostazione della comunicazione politica del centrodestra, che aveva puntato su una nazionalizzazione dell’elezione amministrativa e sulla demonizzazione dell’avversario.

Non è un caso forse che per la prima volta in Italia il sondaggio più preciso sia stato un instant poll realizzato completamente online (metodologia CAWI – Termometro Politico per Affaritaliani.it), che individuava come dato medio Pisapia al 55,5% – ha ottenuto il 55,1 -. Una conferma importante che, soprattutto in alcuni contesti, le interviste via web, se opportunamente trattate, possono restituire un risultato estremamente affidabile, anche più delle interviste telefoniche che scontano molti limiti (gli intervistati possono non aver tempo di rispondere, non avere telefono fisso ma solo cellulare, mentire perché rispondono a un intervistatore ‘in persona’ anziché compilare un questionario anonimo, e così via).

Inoltre, uno sguardo d’insieme ai dati di dettaglio dell’instant poll – tanto accurato da permettere valutazioni anche sui singoli segmenti socio-demografici – ci permette di comprendere la genesi della vittoria di Pisapia: il candidato sindaco del centrosinistra è prevalso in tutte le fasce d’età e di istruzione, ma ha costruito il suo successo soprattutto tra i giovani (gli elettori fino ai 35 anni hanno votato Pisapia al 61% e la Moratti al 39%) e gli elettori con titoli di studio più alti (59% per Pisapia tra i diplomati, addirittura 65% tra i laureati), ma anche gli studenti (63% a 37%). Tutte le categorie più «connesse», insomma:

La distribuzione del voto secondo l’instant poll di Termometro Politico (6.800 casi, metodologia CAWI, margine d’errore +/- 2%)

Dunque Pisapia è prevalso molto nettamente nei segmenti storicamente favorevoli al centrosinistra, ma senza che la sua vittoria sia stata resa possibile da un crollo dell’affluenza negli altri settori bensì da una mobilitazione nuova finora mai così importante da fare la differenza: come si diceva, il tasso di partecipazione al voto è rimasto stabile e Letizia Moratti ha incrementato i propri elettori rispetto al primo turno. Solo che Pisapia li ha incrementati di più.

È certo prematuro fare valutazioni generali a partire dal solo dato di Milano (contesto atipico rispetto a gran parte del resto d’Italia), ma l’esito e le ragioni di questo risultato appaiono significativi, perché disegnano un nuovo profilo di voto, che proprio un sondaggio via web è riuscito a cogliere in modo particolarmente preciso.

Come a dire che una nuova generazione di elettori, che si informa soprattutto via Internet e che è potenzialmente in grado di fare la differenza, esiste già, anche in Italia. Magari per ora soprattutto nelle grandi città, ma esiste. E trascurarla, da qui in avanti, sarebbe un errore.


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L'autore: Gianluca Borrelli

Salernitano, ingegnere delle telecomunicazioni, da sempre appassionato di politica. Ha vissuto e lavorato per anni all'estero tra Irlanda e Inghilterra. Fondatore ed editore del «Termometro Politico».
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