Dal Blog: Non capisco né gli ExpOttimisti né i NoExpo

Pubblicato il 1 Maggio 2015 alle 22:32 Autore: Alessandro Siro Campi
Dal Blog: Non capisco né gli ExpOttimisti né i NoExpo

Non capisco i NoExpo. Organizzare oggi una manifestazione era certezza di vedere Milano devastata. Che senso aveva farlo? E che vuol dire oggi dire NoExpo? Che propongono? Di chiudere oggi stesso? Di dire a tutti “Ehi, abbiamo scherzato, tutti a casa!”. Organizziamo anche un bel NoGuerrePuniche? Che senso ha oggi dire NoExpo?
E che senso ha attraversare una città sapendo che si porterà devastazione?

Non capisco chi ha guardando i disastri fatti da 500 delinquenti ne approfitta per fare propaganda a Expo o al Governo o a Renzi. O meglio, lo capisco benissimo. Fin troppo facile usare un oppositore delinquente per alimentare la narrazione che dice “tutti gli oppositori sono violenti”. Facile e vigliacco.

Non capisco chi oggi vedendo una festa ben riuscita vede un Expo ben riuscito.
Expo è un evento in cui si è speso il 50% in più del preventivato (in un’azienda privata lo si considererebbe n successo?), in cui la disorganizzazione ha regnato sovrana (si pensi alla vicenda degli accrediti ai giornalisti), è un evento che ha visto tangenti e arresti, che lascia sul territorio decine di opere incompiute e che lascerà in eredità un’inutile colata di cemento che non servirà a nulla (e che potrebbe avere l’effetto di far trasferire lì un pezzo di Milano lasciando a Milano un’area deserta o una nuova fonte di speculazione).
Basta una bella festa per rendere tutto ciò irrilevante? Dobbiamo dirci “Ehi, siamo riusciti a partire, abbiamo speso un sacco di soldi in più, non abbiamo finito tutto, ma siamo in Italia, dobbiamo essere contenti e fieri di noi stessi!”. Siamo davvero a questo punto? Questo ragionamento vi rende ottimisti? Non vi mette una tristezza infinita ragionare così?

Non capisco chi reagisce a ogni critica dicendo “Per voi non si deve fare nulla” o “Da voi solo critiche”. Di proposte alternative ne sono state fatte decine, a cominciare da ciò che proponeva Boeri (che non è certo un anti-Renzi o un fanatico del NoTutto) per un Expo che fosse distribuito nella città (e che sarebbe stato l’occasione per ristrutturare e riqualificare zone della città oggi degradate).

Come dice l’amico Stefano, non è che se uno si arrabbia per le cose progettate male ad Expo “si augura che non funzioni”. Al contrario, io mi auguro che Expo funzioni al meglio. Proprio perché desidero che funzioni mi arrabbio per l’approssimazione e l’incompetenza (ampiamente e continuamente) dimostrate.
E non è che se mi mostrate tutte le persone che hanno tirato fuori l’anima per metterci una pezza mi fate passare l’arrabbiatura. Al contrario, me la fate aumentare: perché con quella grinta potevamo costruire un’Expo quasi perfetta, bastava semplicemente pianificazione, progettazione e lungimiranza.
Siamo grandiosi nel gestire le emergenze. Siamo creativi. Siamo industriosi. Per quello mi arrabbio: perché gli errori costanti di pochi ci fanno galleggiare a malapena invece di volare alto come potremmo.
E quindi, certo: forza Milano, oggi e per i prossimi sei mesi. E speriamo che questa Expo funzioni. Ma c’è un sacco di gente che dovrebbe vergognarsi di ciò che (non) ha fatto, e il fatto che Expo riesca più o meno bene non deve essere una giustificazione per tutti quelli che (loro sì) hanno remato per farla fallire e oggi provano a buttare la discussione in caciara.

L'autore: Alessandro Siro Campi

Alessandro Siro Campi nasce nel 1975. Si laurea nel 2000 in Ingegneria Informatica e consegue il dottorato nel 2004. Dal 2005 è ricercatore presso il Politecnico di Milano dove si occupa di Web e di interrogazioni e mining dei dati. Il suo blog personale è Alesiro
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