Elezioni politiche 2018: Pd, liberarsi dei giovanilisti senza elettori – DAL BLOG

Pubblicato il 6 Marzo 2018 alle 13:54 Autore: Dario Cafiero
elezioni politiche 2018

Elezioni politiche 2018: Pd, liberarsi dei giovanilisti senza elettori – DAL BLOG

C’è un primo partito e una prima coalizione ma non c’è una maggioranza. La tornata elettorale del 4 marzo finisce come previsto; anche se gli sconfitti della vigilia – Renzi e Berlusconi – subiscono sconfitte più pesanti di quelle preventivate nei sondaggi.

I numeri di Partito Democratico e Forza Italia diventano impietosi se si considera il delta differenziale tra le accoppiate “governative” (appunto, Pd + Forza Italia) ed antigovernative (Lega e M5S); almeno nell’esperienza della diciassettesima legislatura: i numeri parlano di un impietoso 33 a 50. Un punteggio cestistico; indice di una partita già indirizzata da tempo e di quintetti schierati male.

Elezioni politiche 2018: centro della società Vs “centro storico”

Il risultato del 4 marzo 2018 nasce dalle ceneri del celeberrimo voto delle Europee 2014: allora Renzi fu in grado di incanalare verso i democratici la paura del nuovo in un voto – quello per Bruxelles – tra l’altro molto d’opinione e poco coinvolgente. Da quel momento la corazza renziana, rinforzata dall’infatuamento giornalistico pressochè totale, ha iniziato un lento declino a causa della sua arroganza e del suo progressivo distacco dalla realtà.

I risultati ottenuti dall’esecutivo (poco e mal comunicati nella fugace campagna elettorale per le politiche 2018) subivano il “filtro antipatia”  degli Orfini, delle Morani, delle Moretti, degli Esposito, dei De Luca (plurale d’obbligo), delle Serracchiani e di tutta quella folta schiera di personaggi da aperitivo; una classe politica – per riprendere le parole di Marco Damilano – di “comunicatori fighetti, che confondono il centro della società con il centro storico”.

Ecco il nodo cruciale. La sconfitta di Renzi risiede nella scelta del suo esercito. Truppe che si sono generate in seno al Porcellum (cioè nominate dalle segreterie) e che non sono state (e mai saranno) in grado di lottare per trovare voti. La dimostrazione? Il voto nelle cosidette roccaforti rosse, ormai terreno di scorribanda del centrodestra a trazione leghista (Emilia e Toscana) e dei 5 stelle (Marche).

Elezioni politiche 2018

La sconfitta di Berlusconi – attutita dal risultato di coalizione – è invece frutto di una progressiva scelta di profilo istituzionale e di un naturale esaurimento della forza propulsiva di un 81enne che, comunque, ha ancora in mano carte da giocare al tavolo della formazione dell’esecutivo. E i vincitori? Lega e M5S hanno conseguito due vittorie: la prima è l’impossibilità di creare maggioranze con almeno una delle due forze politiche; la seconda è proprio nella loro legittimazione a livello esecutivo, una sorta di ingresso nell’arco costituzionale dalla porta principale.

L'autore: Dario Cafiero

Laureato in Comunicazione politica all'Università di Firenze con una tesi sul linguaggio politico di Mario Monti prima delle elezioni politiche del 2013. Collabora con l'Unità e al Corriere Nazionale, ed alla campagna elettorale regionale 2010 per il candidato di centrosinistra. Dal 2011 all'ufficio stampa della giunta provinciale di Firenze. Appasionato di politica e giornalismo, ultimamente scopre (dal divano) il fantastico mondo del basket
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