La storia infinita

Pubblicato il 27 Settembre 2010 alle 19:49 Autore: Livio Ricciardelli
La storia infinita

In attesa della fatidica seduta della Camera del 29 settembre, che rischia di divenire un evento campale ben più importante del discorso finiano di Mirabello, in cui Berlusconi e Bersani festeggeranno in maniera insolita i propri compleanni, lo scontro sulla casa di Montecarlo continua ad interessare e a coinvolgere le masse. E ci porta un elemento, scovato dal fronte finiano, che per anni e anni è stato sottovalutato da gran parte degli osservatori politici

Ma partiamo dall’inizio.

Qualche giorno fa tutti i giornali che dedicano molto spazio all’affaire di Boulevard Princesse Charlotte riportano una notizia abbastanza singolare: secondo molti esponenti di Futuro e Libertà per l’Italia infatti servizi segreti deviati stanno fornendo informazioni al governo per indebolire e logorare la posizione di Fini in questa delicata fase politica per il centrodestra. E, secondo Bocchino, vi è un uomo che è una sorta di “intermediario” berlusconiano nei paradisi fiscali dei Caraibi che fabbrica dossier fasulli (anche se confermati da un fantomatico ministro della giustizia di Saint Lucia) ad uso e consumo del Pdl. Si tratta di Valter Lavitola, direttore editoriale di “Avanti!”, storico quotidiano del Psi, e che attualmente, con l’inquietante dicitura di “quotidiano liberalsocialista”, risulta essere un giornale dell’area di centrodestra vicina al partito degli ex socialisti riformisti (quelli di Caldoro, ora Pdl, e Moroni, ora Fli) oramai confluito insieme ad altri soggetti politici nel Popolo della Libertà.

Lavitola era stata anche candidato per Forza Italia alle elezioni europee del 2004 ed era risultato secondo dei non eletti.

La storia interessante non è tanto la vicenda umana e politica di Lavitola. Ma la vicenda che lo ha visto legarsi all’”Avanti!”. Pare infatti che sia proprio Berlusconi ha sostenere quel giornale dalla tiratura limitata. Un ennesimo giornale d’area con lo scopo di intercettare parzialmente una determinata sensibilità: quella ex socialista e craxiana.

La parabola di Lavitola è solo un tassello di una lunga storia infinita. Ma le feste di Azione Giovani questa non volta non c’entrano nulla.

Per anni infatti, soprattutto nel periodo che va dalla discesa in campo del ’94 al 2008, in pieno sistema bi-polare e di coalizione Berlusconi non ha esitato a tenere in vita dei micro-partiti (i cosiddetti cespugli) finanziandoli e sostenendoli indirettamente in quanto consideranti utili alla causa complessiva del centrodestra. Sia perché potevano intercettare dei voti al centrosinistra, sia perché poteva stabilizzare una situazione critica proprio in seno al centrodestra.

Una razionalizzazione di questo quadro ci è dato, guarda caso, sempre da questa vicenda di Montecarlo: a proposito di stabilizzazione di una situazione interna alla destra, i più attenti ricorderanno il senatore Ellero emerso in questi giorni agli onori della cronaca per le dichiarazioni secondo cui “la casa di Montecarlo appartiene ad un mio assistito”. L’avvocato Renato Ellero era senatore della Lega Nord nel 1994 ma lasciò il partito a seguito della sfiducia del partito di Bossi al primo governo Berlusconi.

Cosa accade poi? In pochi lo ricordano, ma dalla Lega nacque un’ala scissionista e lealista nei confronti dei Cavaliere e in rotta col Senatùr. Tra questi intrepidi vi era il senatore Ellero che partecipò alla nascita del gruppo parlamentare della Lega Italiana Federalista, desiderosa di sostenere ancora il governo di Berlusconi.

La Lega Italiana Federalista è nota sostanzialmente per due cose: in primo luogo perché, in un recente sondaggio tra amici, è stata definita come “la voce di Wikipedia più incomprensibile della storia” (se ci capite una parola fatemelo sapere: http://it.wikipedia.org/wiki/Lega_Italiana_Federalista). La seconda cosa per cui è famosa è strettamente legata alla vicenda di Roberto Maroni che tuttora colloca, nel periodo tra il ’94 e il 95, il momento più buio e triste della sua vita politica. Maroni infatti era scettico sulla sfiducia a Berlusconi e intendeva aderire al nuovo gruppo. Ma al tempo stesso sentiva il richiamo alle origini della Lega e temeva l’abbandono della casa del padre. Tutto questo mentre si paventava la candidatura dello stesso Maroni alla presidenza della Regione Lombardia nel 1995 proprio a nome della nuova Lega lealista.

L’allora ministro dell’interno si prese dei veri e propri “mesi sabbatici” sospendendo la sua attività politica e fermandosi a riflettere. Dopo questo ritiro spirituale tornò a via Bellerio ben accolto da Bossi, come nella parabola del figliol prodigo.

Anche questa forza politica dunque fu sostenuta da Berlusconi per garantire le istanze leghiste dentro il centrodestra proprio a seguito dell’uscita di Bossi dal Polo delle Libertà.

Un’operazione “alias” di questo tipo fu paventata da qualche giornale nel 2007 quando Berlusconi, in polemica con Casini e Fini, pare abbia sostenuto moralmente La Destra di Storace e la Dc di Rotondi come alternative ad Alleanza Nazionale e all’Udc.

Ma se ampliamo il campo e ci occupiamo anche dei tentativi di pescare a sinistra di Berlusconi non possiamo non ricordare la mitica lista elettorale delle europee 2004 denominata “Verdi Federalisti-Abolizione Scorporo” che riprendeva il nome della mitica lista civetta delle politiche del 2001 e il nome di qualche lista già tastata (anche a Roma) nelle provinciali del 2003. La “carismatica” leader Laura Scalabrini, conseguenze della par condicio, ricorderà per sempre le interminabili tribune politiche in Rai in cui sostanzialmente tutti i giornalisti gli ponevano domande solo su questo “nome farlocco” e sulle differenze tra questo micro partito e più quotati Verdi del centrosinistra. Si seppe più tardi, da fonti attendibili, che il Cavaliere aveva autorizzato dei suoi assistenti a dare una mano politica e non solo a questa lista costruita a tavolino (e con che successo!).

La furia micro-partitica del Cav. ebbe il suo massimo apogeo alle politiche del 2006 quando si convinse che la cosa migliore per il centrodestra era quella di presentare “lo stesso identifico numero di liste che presenterà il centrosinistra”con conseguenti corteggiamenti nei confronti di Roberto Fiore, di Pino Rauti (dopo la nota separazione da Incardona) e con il Nuovo Msi di Saya.

Per non parlare poi dell’ultimo acquisto di Fli Giampiero Catone: sodale di Buttiglione nel Cdu, titolare del simbolo dello scudo crociato (dopo il contenzioso giudiziario che assegnò a Buttiglione il simbolo e a Gerardo Bianco il nome di Ppi) e poi transitato nella Dc di Rotondi (e quindi nel Pdl) porta al raggruppamento finiano lo scudo crociato (che però non ha mai utilizzato per evitare guai giudiziari con Pino Pizza, Angelo Sandri e le redivive Dc) e il quotidiano “La Discussione” con tanto di sede in via del Tritone.

Insomma estendere l’orbita del proprio raggruppamento politico fino ad altri soggetti minuscoli e dalla dubbia utilità è un brutto vizio che partendo da Berlusconi questa volta è riuscito a contagiare anche Gianfranco Fini.

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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