Rivoluzione negli USA: dal 2015 la carne ai consumatori sarà venduta solo pre-cotta

Pubblicato il 3 Aprile 2014 alle 18:14 Autore: Marco Caffarello

La rivoluzione americana  è appena cominciata, ma non politica e neppure economica, bensì alimentare. E sì, perché stando a quanto riportato dalla rivista americana Mercola.com,  giornale fondato da Joseph Mercola, medico-chirurgo molto conosciuto al di là dell’Atlantico per il suo impegno nella lotta alle cattive abitudini alimentari e ai metodi scientifici adottati dalla medicina ufficiale, sembra che ora la US Food and Drug Administration ( FDA), agenzia per la Salute e i Diritti Umani del governo degli Stati Uniti con compiti di tutela e valorizzazione della salute pubblica, sulla base dei condizionamenti che in passato il popolo americano ha conosciuto direttamente sulla propria pelle, ha deciso di proporre una legge che vieta la vendita diretta al consumatore della carne cruda, sia questa carne di pollame, carne rossa o altri prodotti di origine animale come latte crudo.

Dal prossimo anno, quindi, potrebbero scomparire dagli scaffali dei supermarket a stelle e strisce la carne così come l’abbiamo sempre acquista, ovvero cruda, un divieto poi che dovrebbe o potrebbe estendersi anche ad altre categorie del commercio. Una proposta di legge, quella dell’agenzia USA, che a ben vedere non rappresenta in tal senso una novità assoluta; già nel dicembre del 2013 la stessa si era resa protagonista di un’altra iniziativa analoga, ossia vietare la vendita al consumatore del latte crudo, perchè come sostiene l’American Academy of Pediatrics,“Non ci sono prove scientifiche che il consumo di latte crudo dia un qualsiasi maggior beneficio rispetto agli altri, mentre vediamo, in proporzione alla sua diffusione sul mercato, una quantità sproporzionata di focolai d’infezione dovuti a questo prodotto.”
Com’è noto l’agente patogeno che agisce attraverso il consumo del latte è il batterio E Coli, un batterio naturalmente presente nella flora batterica degli intestini ma che in determinate condizioni, sopratutto di scarsa igiene, può essere alla base di infezioni anche molto gravi.
Una misura questa prevista tra l’altro anche dal nostro ordinamento giuridico, in base all’ordinanza n. 288 del 12 novembre 2011 del ministero della Salute che prorogò le misure urgenti in materia di produzione, commercializzazione e vendita diretta di latte crudo per l’alimentazione umana. Un’iniziativa questa che trovò a quel tempo l’avallo dell’Istituto Superiore della Sanità che giustificò le disposizioni adottate dal dicastero “come validi strumenti per l’abbattimento del rischio di infezione da Escherichia coli (Vetec) nell’uomo connesso al consumo di latte crudo”.
La disposizione è oggi in essere e pertanto rende obbligatorio riportare sulle macchinette erogatrici e sulle bottiglie l’indicazione che il latte crudo deve essere consumato previa bollitura; permane, inoltre, il divieto di somministrazione del latte crudo nell’ambito della ristorazione collettiva e dal 2010 è vietato l’utilizzare del latte crudo anche per la produzione del gelato.
Il salto dal latte alla carne è quindi breve. Quello che infatti era iniziato come un divieto di consumo e vendita al pubblico del latte crudo per tutelare la salute dei consumatori, è negli USA rapidamente ‘evoluto’ in un più ampio divieto, allorché le autorità sanitarie federali si sono rese conto di quanto le carni americane sono inquinate, nocive e persino mortali per salute pubblica.
Dopo tutto, come conferma buona parte della letteratura scientifica internazionale degli ultimi anni, è ormai noto che la carne cruda, sia questa di manzo, maiale, o di pollame, è in realtà responsabile della stragrande maggioranza delle malattie di origine alimentare. E ancora una volta, è bene sottolinearlo, l’agente patogeno alla base delle infezioni generate attraverso il consumo degli alimenti, è l’ E. coli  che può infatti insediarsi nella carne durante la lavorazione.
Se la carne infetta non viene cotta a 71°C, il batterio infatti sopravvive e noi possiamo infettarci semplicemente ingerendo la carne stessa. Questo appena descritto è il modo più comune attraverso il quale le persone vengono infettate da Escherichia Coli.
Per la stessa ragione la FDA e il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense, spiega l’articolo, hanno  unito i propri sforzi al fine di assicurare ai consumatori “un’indiscutibile sicurezza della qualità  delle carni vendute agli americani”, e l’unica via praticabile è quindi vietare la vendita della carne cruda. Una proposta lanciata dall’agenzia del governo di Barak Obama, (dal giorno del suo insediamento alla Casa Bianca sempre impegnato nella lotta alle cattive abitudini alimentari degli americani, non a caso il popolo con il più alto tasso di obesità al mondo), che potrà diventare realtà a partire già dal prossimo anno, nel 2015, quando negli USA presumibilmente sarà possibile acquistare solo carne pre-cotta.
“Crediamo che  la maggioranza degli americani alla fine apprezzerà i nostri sforzi per tenerli al sicuro” spiega un rappresentante della FDA ,”abbraccerà la comodità delle carni precotte, mentre noi garantiremo il rispetto delle norme per il consumo dei prodotti alimentari e  obbligheremo le industrie ad adottare sovvenzioni supplementari per il rispetto di questa misura critica di sicurezza”
Studi del 2011 dell’ University of Emerging patogeni Institute in Florida avevano infatti già identificato i principali agenti patogeni presenti nella carne animale, sia questa  di pollame o di altre di specie di allevamento, quali bovini, maiali, ec  il rapporto pubblicato nel 2011 dall’equipe di ricerca dimostra che la stragrande maggioranza dei dati indicano le carni come le principali responsabili delle malattie dipendenti dai comportamenti alimentari, e guardando nel dettaglio si capisce anche la causa.

Nella carne di pollame ad esempio, è presente una determinata classe batterica,  il campylobacter, prima causa di contaminazione alimentare anche in Europa, tant’è i casi registrati nel vecchio continente, secondo i dati dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC),sono stati quasi il doppio rispetto alle Salmonellosi. Negli USA riferiscono le autorità il campylobacter è stato responsabile di oltre 600mila casi legati al consumo diretto della carne bianca, e costa alle casse della sanità americana la bellezza di 1,3 milioni di dollari. Nel carne di maiale, invece, è presente il toxoplasma, un parassita.
Nonostante il campylobatcer sia responsabile della maggioranza delle infezioni alimentari anche in Europa, come conferma l’EFSA, il batterio è ancora pressocché sconosciuto alla grande massa, così come naturalmente i rischi che comporta la contaminazione, magari, attraverso il consumo diretto della carne. Spiega Antonia Ricci esperta dell’Efsa e responsabile del Centro nazionale per la salmonellosi presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie:”La situazione è complessa perché gli allevamenti e il sistema di distribuzione alimentare italiano è simile a quello degli altri Paesi e quindi Campylobacter esiste anche da noi. Il problema è che non ci sono piani di monitoraggio obbligatori negli animali o negli alimenti, per cui solo pochi laboratori lo cercano e nelle statistiche ufficiali il temuto microbo risulta pressoché sconosciuto”, che poi continua, “L’incremento dei casi registrato dall’Efsa è destinato ad aumentare perché il problema riguarda soprattutto le carni di pollo e non esistono vaccini o profilassi specifiche da adottare negli allevamenti. Le notizie negative non sono finite perché si è notato che le infezioni da Campylobacter  risultano spesso difficili da risolvere perché il batterio in alcuni casi si mostra resistente agli antibiotici. Possiamo consolarci – conclude Ricci – osservando la diminuzione progressiva dei casi di Salmonella da quando sono entrati in vigore i piani nazionali di controllo, correlati all’uso capillare dei vaccini in grado di limitare la diffusione, e ad un miglioramento del livello igienico negli allevamenti ».
La realtà americana lascia tuttavia un insegnamento; la prima accortezza è ovviamente consumare la carne di pollame solo dopo la cottura, ma le contaminazioni possono avvenire anche indirettamente, attraverso posate o contenitori utilizzati prima per la carne di pollo cruda e poi per altri alimenti, dunque l’importante è seguire sempre la massima igiene.

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2014/04/01/raw-meat-sales.aspx

Rivoluzione USA: dal 2015 la carne ai consumatori sarà venduta solo pre-cotta

 

 

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