Le università statunitensi alle prese con lo shutdown

Pubblicato il 2 Ottobre 2013 alle 14:10 Autore: Andrea Mariuzzo

Come sappiamo, in seguito all’impossibilità di giungere a un’approvazione definitiva del bilancio, da ieri è scattato negli USA lo shutdown, ovvero la chiusura dei servizi federali  generata dal blocco dell’erogazione delle risorse. Il provvedimento, la cui durata è legata al raggiungimento di un accordo al Congresso sui provvedimenti finanziari,  avrà ripercussioni in tutti i settori della vita nazionale, e naturalmente anche su quello dell’istruzione superiore.

Capire cosa significa lo shutdown per il sistema universitario statunitense può aiutarci a comprendere meglio il suo funzionamento e i suoi aspetti strutturali. Per questo obiettivo, ci viene in aiuto il magazine online di informazione accademica Inside HigherEd, che ha preparato una pagina in continuo aggiornamento con i disservizi che possono interessare più da vicino studenti, studiosi e docenti, e che nei giorni scorsi ha pubblicato una serie di interventi del suo specialista di politiche governative sull’educazione Michael Stratford, impegnato a raccogliere e organizzare notizie e opinioni di esperti.

001aa018f83f0fd3ff4a2e

In generale, l’opinione diffusa tra gli osservatori è che l’impatto di una serrata delle spese federali sul mondo accademico statunitense sarà limitata nel breve periodo, ma destinata ad aggravarsi man mano che la crisi si prolungherà.

In primo luogo, per quanto la maggioranza degli istituti di formazione superiore americani, e tra essi i più popolosi in termini di studenti e personale, sia pubblica, il referente diretto sono i singoli stati e non il governo federale. La parziale eccezione delle accademie militari è per ora messa al sicuro sia da alcuni provvedimenti di stretta emergenza firmati dal presidente in relazione alla forze armate, sia dal fatto che i loro dipendenti non arruolati sono assunti secondo le tipiche norme contrattuali “privatistiche” di un settore, quello accademico, generato da istituzioni private e caratterizzato da regole a cui gli atenei pubblici si sono adattati; gli impiegati, infatti, non fanno parte della pubblica amministrazione, e la continuità del loro posto di lavoro dipende dal budget che è già stato assegnato e rendicontato per uno o più anni. L’intervento di taglio, per ora, riguarda alcune questioni minori sul piano della vita professionale e intellettuale, anche se molto rilevanti per l’immagine e la vendita di diritti televisivi, come le competizioni sportive tra corpi e scuole militari.

Il vero nodo su cui si gioca l’efficienza del sistema universitario è un altro. Sono infatti di emanazione federale una quota assai significativa, e in alcuni casi largamente maggioritaria, dei finanziamenti di ricerca a gruppi di lavoro impegnati soprattutto in Medicina e nelle discipline umanistiche e scientifiche più teoriche e “pure”, e molti dei programmi di sostegno allo studio di studenti meritevoli privi degli adeguati mezzi economici che coprono, in tutto o in parte, con doni o prestiti, le ingenti rette e spese di mantenimento nei college, nelle scuole di specializzazione e nelle graduate schools. Naturalmente, le borse erogate per quest’anno sono già in conto, quindi non ci sono rischi immediati di ritiro dei fondi a meno che lo shutdown non si prolunghi così tanto (ma è irrealistico) da arrivare alla prossima tornata di iscrizioni. Però la gestione delle somme attualmente in circolo è legata alla comunicazione tra beneficiari e dipendenti, all’invio e all’approvazione di relazioni periodiche e al controllo di giustificativi di spesa, tutte operazioni che potranno ingolfarsi o diventare decisamente più laboriose man mano che procederà l’allontanamento del personale dedicato direttamente alle pratiche amministrative o al funzionamento dei sistemi telematici di trasferimento dei dati.

Vista la relativa frequenza con cui gli shutdown si sono presentati prima del 1996 (in tutto 16 volte nel ventennio precedente), e visto che già nel 2011 si è andati assai vicini a una serrata di questo tipo, tutti gli uffici governativi hanno preparato contingency plans per affrontare la possibile emergenza, individuando i servizi di più stretta emergenza e concentrando su di essi le risorse provenienti da stanziamenti pluriennali (e quindi ancora materialmente disponibili) o di origine non federale, e abbandonando il resto delle loro funzioni gradualmente, man mano che i fondi si riducono. Questo eviterà scrolloni troppo improvvisi rispetto alla routine, anche se alcuni disagi si sono già verificati, ad esempio con la chiusura del sito web dell’Institute of Education Sciences gestito dal dipartimento dell’Educazione. Si tratta della principale fonte di informazione sui dati fondamentali di tutti i college accreditati nel paese, e con le sue funzioni di ricerca è uno strumento preziosissimo per aspiranti universitari e genitori che intendono confrontare tra loro l’offerta formativa e la qualità dei servizi delle diverse università. Per un sistema in cui la scelta precoce degli istituti a cui fare domanda è fondamentale, la mancanza di questo accesso può portare a disagi gravi come quelli che già sta creando la chiusura degli Smithsonian Museums e delle banche dati create dai loro centri di ricerca, fondamentali centri di raccolta di informazioni di rilievo per diverse discipline.

Al di là di ciò, però, quello che preoccupa gli analisti è la possibilità che questa serrata non sia che l’inizio di una più lunga battaglia sulla finanza pubblica, che entro il 17 ottobre vivrà un momento di tensione ancora maggiore di fronte alla necessità di ridiscutere il tetto del debito pubblico.

If the government were to run out of money to pay its obligation, higher education advocates worry that federal student aid and research funding would take a hit as the government chooses which bills to pay,

ha spiegato Stratford, chiarendo però anche che il mondo della formazione nel suo complesso si sta organizzando come gruppo di pressione e sta attivando i suoi contatti a Washington per evitare il tracollo di un sistema che fin dalla Seconda guerra mondiale ha visto la propria crescita e la propria affermazione ai vertici internazionali grazie al sostegno pubblico, dipende dall’erogazione di fondi statali per il sostegno allo studio e per il supporto competitivo a progetti di ricerca in misura assai superiore a quanto comunemente si creda.

Per commentare su questo argomento clicca qui!

L'autore: Andrea Mariuzzo

Piemontese per nascita e per inclinazione spirituale, ricercatore (precario) alla Scuola Normale di Pisa dopo esperienze in Francia, Inghilterra e USA, attualmente si occupa di storia delle istituzioni universitarie. Gestisce il blog "A mente fredda" su "Il Calibro".
Tutti gli articoli di Andrea Mariuzzo →