Factchecking di Pagella Politica: Letta sulla riduzione del debito

Letta mai così simile a Renzi, una chiave di lettura

Enrico Letta ha dichiarato: “Quest’anno il debito scende, per la prima volta, grazie alle privatizzazioni, dopo 6 anni”.  Pagella Politica ha effettuato il factchecking della dichiarazione e si è espressa con un “Pinocchio Andante”.

E’ un Letta grintoso quello che presenta il suo “Impegno Italia” alla stampa, con numerose rivendicazioni relativamente all’operato del suo governo. Questa dichiarazione sul debito pubblico è sicuramente ad effetto: di fronte al costante aumento a cui ci siamo abituati, il nostro debito pubblico sarebbe finalmente in discesa?

Premettiamo subito che di dati confermati per quest’anno non ce ne sono. Quelli più recenti, rilasciati da Bankitalia il 14 gennaio, si fermano a novembre 2013 e parlano di un debito pubblico arrivato a 2.104 miliardi, in aumento rispetto ai 2.042 miliardi di fine aprile (pag.13). A febbraio 2014, e con questi dati a disposizione, è decisamente prematuro dire senza se e senza ma che “il debito scende”.

Presumiamo, inoltre, che il Premier voglia intendere per “debito” il rapporto debito/Pil, poiché solo questo rapporto è calato negli ultimi anni (si vedaqui per l’andamento dal 1988 ad oggi), più precisamente nel 2006-2007 (passando dal 106,3% al 103,3%) mentre il valore nominale del debito è sempre aumentato nello stesso periodo. Altra imprecisione, dunque, seppur non fondamentale.

Ma proviamo a vedere cosa dicono le previsioni. Secondo la nota di aggiornamento del DEF pubblicata a settembre, il debito pubblico calerà dal 132,9% al 132,8% del Pil. Nella nota (3) in fondo a pagina 2 si assume che i proventi dalle privatizzazioni porteranno circa 0,5% di Pil all’anno e che lo spread sarà di 200 pb nel 2014. Altro assunto è che la crescita del Pil è pari al 1,0% nel 2014.

E’ il caso però di sottolineare che queste stime non sono condivise dagli osservatori internazionali di maggior rilievo:

1. il Fondo Monetario Internazionale, che ipotizza che il contributo alla riduzione del debito da parte delle privatizzazioni sarà pari a 0 nel 2014 (vd pag. 57), prevede una crescita allo 0,7% nel 2014 e un aumento del rapporto debito/Pil dal 132,3% al 133,1%,

2. la Commissione Europea concorda sulla stima della crescita (0,7%) e presagisce un aumento del debito pubblico dal 133% al 134%.

Alla luce di queste previsioni, decisamente discordanti da quella del DEF (che è un documento programmatico e in quanto tale forse un po’ più ottimista per natura), abbiamo provato a neutralizzare l’effetto delle privatizzazioni dalle stime del Fondo Monetario Internazionale sopracitato, che invece le ignora. Secondo l’Fmi, infatti, il debito pubblico aumenterà fino ad arrivare a 2.119 miliardi di euro nel 2014.

Se prendiamo per buone le stime dello stesso Letta (di 10-12 miliardi di introiti dalle privatizzazioni approvate in seno al Consiglio dei Ministri del 24 gennaio 2014 – di cui la metà da destinare all’abbattimento del debito pubblico nel 2014) quest’operazione abbasserebbe lo stock di debito pubblico di 5-6 miliardi. Durante un’audizione al Senato del 12 febbraio, il ministro Saccomanni ha indicato che gli introiti della privatizzazione di Poste ed Enav sarebbero pari a 8-9 miliardi e da concludersi entro fine anno.

Procediamo, quindi, alla rimozione dalle previsioni Fmi, dei 5-6 miliardi di introiti previsti, destinati all’abbattimento del debito: otteniamo 2.113 miliardi. Con un Pil 2014 stimato dal Fondo Monetario Internazionale a 1.592 miliardi, il rapporto debito/Pil sarebbe quindi pari a 132,7% (contro i 132,3% di stima Fmi per il 2013). Un aumento lieve ma pur sempre un aumento.

Tale calcolo suppone due circostanze: che nessun altro spostamento dell’economia provochi una fluttuazione del Pil o del debito, e che tali privatizzazioni si concludano entro l’anno e con gli esiti promessi. Due grossi caveat, il secondo dei quali pare particolarmente a rischio viste:

1. le indicazioni dello stesso Mef, che a settembre 2013 aveva dimezzato l’obiettivo di 1 punto di Pil di incassi da privatizzazioni (si veda pag 47 della nota di aggiornamento del DEF);

2. l’esperienza delle privatizzazioni in Grecia. Riportiamo qui l’opinione di Paolo Manasse, professore di Economia all’Università di Bologna, il quale mette in dubbio sia il raggiungimento dei target di vendita sia l’effettivo guadagno per lo Stato in presenza di due condizioni: se non vi è un’inefficienza particolarmente elevata dell’ente privatizzato e soprattutto se lo Stato non cede una quota di controllo ai privati (critica mossa anche dal liberista Ibl).

Riassumendo:

il governo prevede un leggerissimo calo del debito che non è confermato da altre stime, anche presumendo che le privatizzazioni andranno in porto come previsto dal governo (e molti hanno espresso dubbi a riguardo). Tali privatizzazioni da sole non basteranno per abbattere il rapporto debito/Pil: abbiamo, infatti, visto che il miglioramento pronosticato dal governo è dovuto anche ad una stima di crescita del Pil ben più ottimista degli altri enti

Letta ha ragione solo se diamo piena fiducia ai dati MEF, ma quel -0,1% di debito in calo previsto si basa anche su una stima di crescita non riscontrata. Le privatizzazioni da sole non sembra basteranno ad abbattere il debito: “Pinocchio andante”!