I socialdemocratici svedesi si affidano ad un sindacalista

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Ripartire. Subito. I socialdemocratici svedesi ci proveranno con un nuovo leader che si chiama Stefan Löfven. È lui che sostituirà quell’Håkan Junholt dimessosi il 21 gennaio scorso dopo appena otto mesi di complicatissima leadership. I laburisti svedesi sono rimasti senza guida appena una settimana segnata da discussioni e divisioni. Alla fine è spuntato il nome di Löfven: giovedì scorso l’incoronazione ufficiosa ma decisiva del Comitato per le nomine; venerdì quella ufficiale.

C’era bisogno di voltare pagina al più presto, aveva spiegato Carin Jämtin, segretario dei socialdemocratici, e per farlo c’era bisogno di un uomo su cui più o meno tutti, in questa fase, fossero disposti a puntare. Stefan Löfven è apparso quasi subito come l’unica alternativa. Guiderà i laburisti fino al congresso del 2013.

E così i socialdemocratici provano a ripartire, si caricano di nuovo di aspettative e promettono slanci che risollevino un partito precipitato a un 25% di consensi che sa di minimo storico. Ci proveranno appunto con Stefan Löfven, una scelta particolare visto il curriculum di questo 54enne. Anzitutto Löfven non è un parlamentare ma nella vita fa il sindacalista. Dal 2006 leader dei metalmeccanici (organizzazione che in Svezia rappresenta 370.000 lavoratori), ha lavorato come saldatore nel Nord del paese. Origini operaie, è nato a Stoccolma e vive lì. Il fatto che non sia deputato lo costringerà a nominare un suo rappresentante in Parlamento che partecipi ai dibattiti al posto.

Löfven ha raccolto subito un mare di attestazioni di stima: competente, talentuoso, dotato di ottime capacità di leadership, analitico, dal ‘cuore socialdemocratico’, di sicuro ricucirà lo strappo con gli elettori e rinnoverà il partito visto che non è solo un sindacalista esperto ma anche un politico competente. Giudizi più che positivi che non devono ingannare: anche Juholt aveva collezionato parole simili alla sua elezione. Poi, pian piano, tutti lo avevano abbandonato. Va detto però che diversi esponenti di grosso calibro del partito laburista avevano pensato a Stefan Löfven già la scorsa primavera, quando si era trattato di decidere a chi affidare la leadership dopo le dimissioni di Mona Sahlin. Invece fu scelto Juholt, aggravando ancora di più una crisi strutturale che si avvita anche e soprattutto intorno alla modalità di selezione del leader. I socialdemocratici si affidano infatti a un Comitato che vaglia alcuni nomi e poi ne sceglie uno da sottoporre ai membri del partito.

Si può dire allora che con qualche mese di ritardo Löfven arriva comunque dove in molti lo volevano vedere. In una conferenza stampa frettolosamente convocata giovedì scorso, si è dichiarato orgoglioso e felice per la stima riposta in lui.

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Nel suo primo discorso Löfven ha fatto leva su argomenti capaci di far presa sull’immaginario laburista. Ha citato Olof Palme, l’uomo che più di tutti ha rappresentato la socialdemocrazia e la forza della socialdemocrazia in Svezia: Löfven ha ricordato quando nella fabbrica dove lavorava venne a trovarli proprio Palme. Ma ha anche parlato di politica, di idee, di obiettivi. E se il discorso d’insediamento di Håkan Junholt – la scorsa primavera – era già apparso come il tentativo di riallacciare un rapporto con l’ala più ‘socialista’ del partito, quello di Löfven ricalca ancora di più questo obiettivo: le idee socialdemocratiche sono ‘senza tempo’ – ha detto – e c’è bisogno di politiche sociali più marcate, decise, riconoscibili. Temi fondamentali dovrebbero diventare così quelli del lavoro e dell’occupazione (in una fase economica nella quale proprio la disoccupazione pare destinata a risalire) ma anche la scuola pubblica. Löfven ha posizioni filo-europee e femministe. Tutti argomenti che dovrebbero fare presa sulla base del partito, quella base che ormai da mesi trasuda malcontento.